Il momento no della Roma fa aumentare i dubbi sull’allenatore e sui dirigenti, così come crescono a dismisura le perplessità sulla gestione della squadra e della società.
Per tentare di analizzare questa situazione è stato intervistato Zdenek Zeman, che ha fatto emergere alcune circostanze e situazioni scomode presenti all’interno delle mura di Trigoria e dell’ambiente romano.
Queste le sue parole ai microfoni de il Corriere dello Sport:
Sull’ultimo periodo con Garcia: “Vedere le ultime partite è stato triste. C’è qualcosa che non va e mi sembra sin troppo ovvio. Ho avuto modo di commentare la sfida con il Barcellona alla tv svizzera e non è stato semplice. Posso capire se si perde, anche male, giocando; ma senza averci provato. E comunque, ci fossi stato io, si sarebbe detto: le solite squadre di Zeman”
Racconto del suo periodo durante la sua seconda panchina giallorossa e ritorna all’esonero: “Accadde tutto dopo un’intervista nella quale chiedevo, semplicemente, il rispetto delle regole, di un ordine che abbia la priorità all’interno di un sistema organizzato: non si può fare a meno di principi chiari e di norme, senza non c’è futuro. Il calcio è cambiato, adesso il ruolo dell’allenatore viene accostato a quello del gestore e tecnici e società sono succubi dei giocatori. Io ho l’abitudine a costruire e stavamo cercando di farlo anche in quel caso. A Roma i calciatori fanno quello che vogliono, ne avevo sempre dodici sul lettino e due bloccati sul Raccordo Anulare e non mi andava bene. C’è un senso della professionalità che va tutelato, sempre, ed io a questo miravo. Chi fu al mio fianco all’epoca? Lamela, Marquinos,Florenzi, ma anche Pjanic ha fatto il suo dovere, anche se si lamentava. Peccato, perché lui era dentro un equivoco: fu preso per sostituire Totti. Preferivo Tachtsidis a De Rossi? Uno è regista e l’altro non l’ha mai fatto, né lo può fare e adesso gioca quinto di difesa”.
Sul rapporto con la società: “La distanza, nei dialoghi, non era rappresentata dai risultati . Eravamo diversi, io e la società, nell’analizzare le vicende, nell’osservare le situazioni. Io privilegio la professionalità”
Domanda sul perchè la società non punti su elementi come Francesco Rocca per la panchina: “Perché si dice facciano lavorare troppo: alla Roma vige il concetto ‘massimo risultato con il minimo sforzo'”.
Infine una domanda su quanto bisognerà aspettare prima che la Roma vinca lo scudetto: “Spero non tanto”