Inutile girarci intorno. Juventus-Roma, la partita che può valere una stagione, l’hanno decisa l’arbitro Rocchi ed i suoi assistenti d’area D’Amato (quello di Roma-Sampdoria, che, di fatto, decise lo scudetto 2010 a favore dell’Inter, la sua squadra del cuore) e Banti (quello che ha interrotto la serie di vittorie consecutive nella scorsa stagione in Torino-Roma), assegnando due rigori inesistenti alla Juventus e convalidando un gol in fuorigioco ai bianconeri. Non basta alla Roma segnare due gol (regolari) e creare più occasioni degli avversari. “Finché ci sarà la Juventus, arriveremo sempre secondi, perché con le buone o con le cattive vincono sempre loro. Dovrebbero giocare un campionato a parte”: le parole amare e, al tempo stesso, dure di Francesco Totti fotografano una realtà che, nel campionato italiano, purtroppo, esiste da sempre. Chi non la vuole vedere è in malafede. Come lo era chi in passato negava l’esistenza di un sistema calcio corrotto, scoperchiato e punito (solo in parte e in maniera lieve) nel 2006.
Calciopoli non ha cambiato niente nel calcio italiano. Qualcuno ha già dimenticato quella scomoda realtà processuale o evidentemente la vuole rimuovere. Quando il dirigente bianconero Marotta dice con fermezza che “la Juventus ha sempre vinto i suoi campionati legittimamente”, forse non sa che “legittimamente” vuol dire secondo la legge, rispettando le regole, e dimentica (o evidentemente vuole rimuovere) che la Juventus è già stata processata e condannata per aver vinto campionati illegittimamente.