Storia di derby di Roma, storia di piccoli Bruce Harper, storia di Laziali che si travestirono da romanisti

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A cura di Domenico Rimedio 

L’11 gennaio del 1942, l’anno in cui il tricolore sbarcò per la prima volta nella Capitale, Faotto fece esplodere i 30 mila dello Stadio Nazionale. Il terzino biancoceleste nei minuti di recupero svirgola un rilancio e un po’ come Bruce Harper, sfortunato difensore della New Team, dà uno strano effetto al pallone che si deposita alle spalle di Gradella regalando il 2-1 alla Roma e, perché no, anche un pezzo di scudetto, ma questo non è un inedito.

Il giorno dopo Il Littorale regalava questa perla: “Nessuno l’ha vista, ma sul campo quando la partita era ormai al lumicino, è apparsa la befana. Dicevano gli antichi che il destino è nelle mani di Giove, ma non sapevamo che questo tonante dio fosse tifoso romanista”.

Maximiliano Faotto, uruguaiano arrivato in Italia grazie al Palermo, approdò alla Lazio del 1937 e rimase in biancoceleste per tre stagioni. Passato al Napoli tornò nella capitale soltanto per un’altra stagione, la 1941/42, soltanto per 7 partite, soltanto per regalare alla Roma derby e un pezzetto di scudetto.

 

Il 6 marzo del 1960 è il turno di un capitano biancoazzurro, Francesco Janich. Nato a Udine e proveniente dall’Atalanta, il libero della Lazio su tiro di Da Costa deviò di schiena e beffò un non del tutto incolpevole Lovati per regalare alla Roma lo 0-1 alo Stadio Olimpico.

Il Corriere dello Sport scrisse su Lovati: “Il suo piazzamento non è stato l’ideale nella circostanza e la sorte non ha voluto risparmiarlo nemmeno stavolta: la schiena di Janic lo ha messo fuori causa. C’è in tutti il sospetto (anche legittimo) di una grave responsabilità del vecchio, valoroso portiere”

 

Sergio Clerici è il protagonista del derby del 19 marzo 1978. L’attaccante brasiliano, nella sua unica stagione in biancoceleste, al 10’ minuto del primo tempo regala il vantaggio alla Roma deviando alle spalle di Garella un calcio di punizione di capitan Agostino. Il risultato finale di quella gara fu però un pareggio, Lazio-Roma -1-1.

 

negro_in_maglianostraPoi dalla storia si passa alla leggenda. L’autogol di cui si parla ancora dopo 15 anni ( e se ne parlerà probabilmente finché lasceranno vivere il calcio) è quello di Paolo Negro da Arzignano. Per alcuni Paolo Negro è stato il vero artefice del terzo scudetto della Roma, di sicuro a conti fatti il suo gol tradotto in punti è stato fondamentale per il trionfo del 17 giugno 2001. Di Roma c’è poco in quella rete, fecero tutto i laziali con tre tocchi consecutivi prima che il pallone rotolasse in rete. Colpo di testa di Zanetti, deviazione di Peruzzi su Nesta che spazza in semi rovesciata prendendo un incolpevole Paolo Negro che proprio sotto la Curva Nord regalò ai giallorossi derby, tre punti e a conti fatti il tricolore. Era il 17 dicembre del 2000, era dicembre…

Si ringraziano inoltre Ciccio Cordova e Felice Pulici che ci hanno provato, ma non ci sono riusciti soltanto per demeriti della Roma che perse lo stesso quelle due gare in cui i due si schierarono sulla giusta sponda del Tevere.

 

 

 

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