Spalletti:”Non è l’uomo in più o in meno a determinare il successo, è un modo di vivere, di essere, di ragionare!”

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Dopo l’ampia vittoria con il Villarreal, il tecnico della Roma Luciano Spalletti torna a parlare in conferenza stampa alla vigilia della partita contro il Torino in programma domani alle 18:00 allo Stadio Olimpico. Queste le dichiarazioni dell’allenatore di Certaldo:

Prima del Villarreal ha detto che col Torino avrebbe cambiato qualcosa. Il risultato di giovedì può cambiare qualcosa in questo senso?
“Cambiare qualcosa era in riferimento al periodo, è chiaro che qualche piccola differenza, e non di valore degli uomini, può essere fatta sul minutaggio. Chi ha giocato più spesso ha sicuramente una possibilità in più di gestire una fatica e essere al massimo dentro una partita. Il risultato dell’andata qualcosa modifica. Però abbiamo a che fare con un gruppo forte. Quello che miravo all’inizio è ora la nostra forza, abbiamo a che fare con un gruppo di calciatori che può arrivare in fondo, può far vedere la forza che ha in tutte le competizioni. Non si potrà dire che in quella partita lì non eravamo al massimo, a noi non ci manca niente”.

Dopo la gara di andata è iniziato un processo di evoluzione. C’è un elemento che tiene a sottolineare?
“Non è l’uomo in più o in meno a determinare il successo, è un modo di vivere, di essere di ragionare. Non dobbiamo dimenticare che in quel momento trovammo un Torino in splendida condizione e probabilmente non eravamo noi al meglio. Però quello che ha fatto la differenza è stata l’applicazione, la maniera in cui si viene a lavorare e in cui ci si applica, quello che si pensa diventa fondamentale. Questo può anche voler dire che dobbiamo fare attenzione, sarà una partita difficilissima che vogliamo vincere per stare dentro alle tre competizioni. Non abbiamo altri risultati. È chiaro che questa passa dalla prestazione e dobbiamo fare una buona prestazione, diversa dall’andata”.

Salah, Perotti e Paredes possono giocare dall’inizio?
“Sì, però in queste situazioni, con così poco tempo, ho bisogno di vederli e di rendermi conto di chi è riuscito a pulire qualcosa e chi è una valutazione momentanea, tenendo conto di più cose. Mi posso anche convincere su qualche dubbio che ho. Non ho così chiara la situazione prima dell’allenamento, durante la giornata di domani staremo qui. Sono giocatori che possono sostituire altri, sicuramente. Questi sono fra quelli che hanno anche un minutaggio corretto, non li metti in difficoltà anche se sono convinto che faranno una buona prestazione. Mario Rui non l’ho fatto giocare spesso, nel ritmo indiavolato dei 90 minuti non so se dà qualcosa di meno in funzione del suo uso”.

Oggi Baggio compie 50 anni. Qual è il valore e il significato per il calcio italiano di Baggio?
​”Diventa facile, prima di tutto gli si fa gli auguri sinceri, ci ha fatto vedere cose bellissime. È uno di quei calciatori che ti fanno vedere come si fa, che potrebbe essere un paladino del calcio, oltre che le belle giocate e gli splendidi gol non ha macchie, è puro. È uno che ha fatto tunnel a tutti, ha fatto gol a tutti, è stato apprezzato da tutti. Non ha mai sforato nella presunzione. Un grandissimo, ho ancora sotto gli occhi i gol fatti a Firenze, io seguivo la Fiorentina e lo ringrazio per quello che ci ha fatto vedere”.

Un parere sulla situazione di Vermaelen? Sta bene? Un commento sul ritorno di Zeman in Serie A?
“Thomas ha questo problema che si sta calcificando alla mano, è in via di guarigione, lo puoi rischiare ma il giorno che passa può essere un vantaggio, un rischio minore per il suo utilizzo, è una valutazione che va fatta in questa direzione. Se gli facciamo ritardare qualche giorno è meglio, ma se abbiamo bisogno può giocare, ha dato disponibilità. L’esclusione in coppa è figlia di un ragionamento: se non lo faccio giocare prima, lo porto in panchina e rischio di doverlo cambiare. O lo faccio giocare o non lo rischio. Ora c’è più possibilità, per giovedì è a posto, è stato fatto un esame radiografico, il dottore ha detto che ci vuole qualche altro giorno. Nel limite del possibile ci stiamo attenti. È bene tenere in considerazione la strada che i nostri professionisti ci indicano. Per quanto riguarda Zeman, è stato uno che abbiamo preso tutti, mi fa piacere che sia tornato sulla scena del calcio italiano, sono convinto che farà vedere la sua enorme qualità. Lui ha dato molto e magari non facendolo vedere, ma si sarà documentato, avrà sicuramente altre cose da proporre”.

Dopo giovedì era arrabbiato per quei 15-20 minuti del secondo tempo. Lei veramente crede che questa squadra debba ancora risolvere problemi seri o ha bisogno di avere questi messaggi anche quando vince?
“Non ero arrabbiato, io sono dispiaciuto quando la squadra non fa il meglio di quello che può fare. Vuol dire che lavoro male, che ho dato loro un’idea di forza limitata. La partita di Villarreal è difficile perché ora va anche di moda rifare i muri, nel limite del nostro calcio con quello europeo c’è un muro al cui al di là andare, difficilmente le squadre italiane hanno vinto 4-0 su campo avverso o continuavano a pigiare dopo il 2-0 per migliorare il punteggio. È un rapporto corretto che dobbiamo avere con queste competizioni. Domenica ho detto proprio questo, a volte noi allenatori ricerchiamo parole che creino uno stimolo, qualcosa in più. Si dice una parola più forzata rispetto al loro limite, a loro non dico niente di più, sono parole verissime. Devono pensare allo stesso modo al di là e al di qua del muro. Perché è così, bisogna giocare per vincere, se c’è la possibilità di mettere una seria ipoteca per il passaggio del turno, che non vuol dire averlo passato. Loro sono una squadra forte, se qualcuno crede di evidenziare presunzione nei modi di pensare, se qualcuno crede che il ritorno sia facile si sbaglia di grosso. Il Milan perse col Deportivo, questa squadra non ha preso gol dal Barcellona, dal Siviglia, da nessuno. Gioca bene a calcio, sa stare bene in campo. Bisogna dirgli che devono avere il rispetto per il proprio lavoro, altrimenti te ne fanno accorgere gli altri. E noi dobbiamo migliorare in quella fase, di quando riconquistiamo palla renderla giocabile. Molti uomini intorno alla palla per fare possesso, prima si diceva palla nostra tutti larghi, ora ce ne sono molti che dicono palla nostra e molti intorno per fare possesso, perché quando la perdi curi le distanze. Ti vengo a giocare palla ma vengo vicino a te, così se intercetti ti risalto addosso. Se sfrutti la larghezza del campo, devi fare metri per tornare corto. Ora tutti vogliono stare corti, possesso stretto, per far male e riconquistare. Quando perdi palla e riconquisti c’è un momento in cui non è ancora tua, l’hai riconquistata ma non hai esercitato fino in fondo, devi fare quei 3-4 metri e passaggi che mettono la palla al sicuro. In quei 3-4-5 secondi ti risaltano addosso e in quel momento lì è palla di nessuno. Dobbiamo migliorare, nel primo quarto d’ora dopo il vantaggio ci siamo abbassati, sono metri di fatica e perdi lucidità per la volta dopo per proporre calcio. Se fai chiusura 20 metri a destra, a sinistra, dietro, poi ti mancano i 40 metri per arrivare sulla palla che Radja ha dato per il 4-0. Il pacchetto è di 12 km a partita, come li usi? Proponi di più o fatichi di più. Io non sono avvelenato o nervoso. Niente sono. Sono uno che vuole sfruttare le qualità della propria squadra e fare risultati”.

Potrebbe essere l’occasione per Grenier, non potendo giocare in Europa League?
“Ipotesi corretta, anche se ha fatto vedere in esercitazione, e ho avuto modo di vedere che nella resistenza alla velocirà va un po’ in difficoltà. Gli manca la partita da molto tempo. Poi non ci siamo allenati per fargli trovare condizione, ma c’è una valutazione che prima o poi va fatta, per usarlo”.

A proposito della polemica tra De Laurentiis e Sarri, fino a che punto è giusto che un presidente metta bocca nelle scelte tattiche?
“Siete voi quelli che devono pensare, io devo guardare a casa mia. Ci sono sempre cose da risolverle qui. Per quanto riguarda il ruolo dell’allenatore è così, uno non ti saluta, l’altro ti manda a fa…o, a volte anche quando vinci è meglio che facevi giocare l’altro. Fa parte della gestione del ruolo, a volte mi ci trovo scomodo. Ci vuole un po’ più d’aria, allora spingi un pochino. Bisogna vedere se ce la fai, secondo me De Laurentiis è un grande presidente e Sarri un grande allenatore, a volte le cose si fanno per gioco per tirare fuori qualcosa in più, io non ho bisogno di organizzare bene. La squadra è forte, io non so fingere, se ne accorgono subito”.

Si sente di appoggiare la posizione di Ulivieri per le elezioni federali? Lei sarà sicuramente il tecnico della Juventus se Allegri lascia?
“È un bello sciagattone. Sto costruendo gli elementi, ho parlato con Ulivieri, mi ha spiegato, essendo il nostro capo dell’associazione, quelle che sono le motivazioni della sua scelta. Sto conoscendo più cose, non avendole tutte a disposizione sono d’accordo con la sua scelta. Poi però devo vedere altre situazioni e non posso entrare dentro se non ho le capacità di sapere bene le cose. L’altra domanda non la capisco e non so rispondere, è una cosa che non so. Te la posso suggerire una domanda: Florenzi. In questa vicenda ci ha consegnato un pezzetto di se stesso. Siamo tutti un po’ Florenzi, domani se ce lo permettono si entra in campo con Flo-Szczesny, Flo-Fazio, Flo-Spalletti. Ci dà quegli strappi di 100 metri di qualità che solo lui sa fare, ci ha donato un pezzetto di se stesso”.

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