Spalletti: “Quella europea è una sconfitta che fa male. Le prossime 4-5 partite possono determinare la volata”

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A margine di Roma-Sassuolo Luciano Spalletti ha parlato in conferenza stampa. Queste le parole del tecnico giallorosso: “Ho visto buonissime intenzioni e disponibilità a rimettere a posto quello che viene fuori da una sconfitta del genere. La pesantezza dei duelli, degli scontri quando esci sconfitto fanno ancora più male. Per cui ci sono molte botte da rimettere a posto, da vedere che fine hanno. Avete visto anche in TV che Edin ha preso un calcio e una botta in faccia, ci sono stati altri contrasti, però di infortuni veri e propri per il momento non se ne ha il sentore. L’allenamento di oggi è fondamentale per andare a vedere se le sensazioni sono giuste o no. Poi non ci sono situazioni di cui bisogna parlare in modo approfondito”.

Può essere complicato ridare motivazioni ai ragazzi?: “Secondo me bisogna raccontarsi la verità, dire sempre quello che si pensa. Bisogna confrontarsi, essere realisti e analizzare quello che è successo. È una di quelle partite, quella che abbiamo giocato, e ieri è stato uno di quei giorni in cui hai la sensazione di aver perso tutto, di avere il dubbio se accendere la luce al bagno o no. È una sconfitta che dà fastidio, brucia. Poi bisogna analizzare nel modo corretto la cosa, tu ti rendi conto che la partita ha detto che hai tutto in mano. L’asticella della possibilità della squadra è quella, sono possibilità importanti, belle. È vero che ti manca questa competizione, ma è stata determinata da una partita che avevi meritato. I calciatori, i professionisti della Roma avevano meritato. È la partita che volevo giocassero, l’hanno fatta bene. Poi vengono fuori questi risultati che lasciano senza fiato, però i discorsi devono essere fatti corretti. Questo è il livello di calcio che noi possiamo fare, soprattutto contro una squadra forte come quella lì. Se fai 25 tiri in porta, che è un record, è segno che la squadra ha fatto veramente bene. Poi ha concesso qualcosa, nel finale, dove forse ci siamo fatti prendere un po’ troppo da quello che poteva essere il tempo restante, perché abbiamo perso qualche pallone dove loro ci hanno fatto delle ripartenze per questa causa. Il Barcellona ha vinto con 6 gol facendo una ventina di tiri in porta. Dici che i giocatori hanno sbagliato? No, dico che 25 tiri in porta sono tanti. Dico che sono stati bravi. E mi auspico che anche le prossime partite rifacciano così bene. Se giocheranno queste partite porteremo a casa vittorie e rimarremo in Europa. È quella la sostanza dei fatti, una partita la puoi perdere e ti riproponi e ti fai vedere che ci sei, che sei forte mentalmente a saper sopperire a dei momenti di difficoltà come hanno tutti e come ci saranno sempre nel calcio, in un campionato duro come il nostro. È l’analisi che è venuta fuori quando ci siamo parlati, i calciatori hanno la sensazione di aver perso tutto, poi però l’analisi è stata corretta e noi tentiamo di riessere quelli lì anche domani sera. Non sarà facile, ma vedo lo sguardo. Ieri molti hanno fatto subito il defaticante fuori, sono voluti uscire anziché rimanere dentro. Oggi, nel giro telefonico del dottore che fa sempre, non c’è nessuno che rimane dentro o che ha bisogno di recuperare. Sono particolari importantissimi, dettagli fondamentali per avere a che fare con ragazzi di spessore, di livello qualitativo, professionale e umano, avendo alle spalle una città come Roma e una tifoseria come quella della Roma”.

Il suo giudizio sul Sassuolo e su Di Francesco“Prima di tutto, Di Francesco lo conoscete meglio di me, è un ragazzo eccezionale, un professionista di assoluta qualità. L’anno scorso ha fatto un grandissimo campionato, oltre le previsioni. Quest’anno ha avuto un momento in cui è stato in difficoltà, ma ha una squadra forte per le mani. Quello che è successo è normale, è una cosa che viene determinata dalla qualità espressa lo scorso anno. Non è facile tenere il Sassuolo a quei livelli lì, ci sono anche gli altri. Lo stesso discorso vale anche per noi e per cui ci può stare che abbiano questo momento in cui le cose non vanno al punto giusto. Ma hanno giocatori forti, che abbiamo guardato anche noi come Defrel, hanno Berardi che è un giocatore di grandissima prospettiva, hanno un gioco di squadra, evidenziano di avere un modo di lavorare e di giocare in cui hanno lavorato per due anni portando avanti lo stesso disegno tattico e di qualità. È una squadra che ha una vocazione offensiva di vedere il calcio, che ha fraseggio, verticalizzazione. È una squadra forte, in un momento dove non stanno evidenziando tutte le loro qualità”.

Manolas e Rüdiger non hanno nelle corde il possesso palla. Come si migliorano? Cosa deve fare un allenatore per dare qualità al possesso palla?: “Ci sono degli spunti di confronto, di dialogo. Quando si parla di comandare la partita, si vede che le squadre forti cominciano da dietro. La priorità è cercare il portiere con i piedi, il Barcellona ha tirato dietro Mascherano, noi abbiamo parlato di De Rossi ed è un discorso giusto. Le squadre che lo fanno meglio sono Napoli e Juventus, noi dobbiamo migliorare, anche se Rüdiger lo sa fare, Fazio lo sa fare, Jesus lo sa fare. Noi non abbiamo avuto il tempo di lavorare su quello che ci voleva per essere al top. Abbiamo margini di miglioramento paurosi. Leggo un’analisi generale dove è parziale quello che è questo tipo di analisi, non è a 360°. Che tempo ho avuto per lavorare con questi qui per essere al livello di altri club? Si va dentro una lettura più approfondita e corretta e si vede che Rüdiger stava male, che Fazio è arrivato una settimana prima del campionato, Vermaelen e Peres un giorno prima, Jesus una settimana prima che iniziasse il campionato, gli ultimi giorni di Pinzolo. Mario Rui si è fatto male, quando li rimetti dentro devi vederli e pensare come lavorarci. Nel periodo iniziale abbiamo preso qualche gol di troppo, ora la difesa è un’altra. È passato tempo, ma ci abbiamo lavorato poco lo stesso. Quando le partite sono così ravvicinate non ti alleni, puoi allenarti individualmente e dare disposizioni, ma se non fai dieci contro dieci, distanze, reparti, ritmo, oggi non possiamo fare allenamenti a ritmi alti. Alberto De Rossi ci manda sempre gente, una delle cose sarebbe prendere una squadra del settore giovanile e farli giocare contro e anche quelli che sono stati a riposo puoi metterli in una situazione reale. L’altra sera la difesa l’ho vista perfetta, in alcuni momenti abbiamo fatto il tre contro tre in tre posizioni diversi e doveva essere reparto contro reparto determinato da noi. Siamo stati trenta metri più su come squadra, gli siamo saltati addosso sempre, abbiamo soffocato qualsiasi tentativo di ripartenza, se non qualche volta quando siamo stati costretti a tornare in area, quasi niente per il tipo di partita che avevamo. Non siamo stati bravi in quel secondo tempo lì, tirando in ballo un discorso complessivo. Però abbiamo fatto bene tante cose, questo livello di qualità è un discorso per cui ci vuole tempo. È un discorso da fare ed esercitare, dopo averci lavorato un po’ si vede la differenza da giugno a ora. Poi ci sono quelli che non la vogliono vedere, però questa domanda è corretta, poi i registi li fanno i centrali che arrivano fino a centrocampo. In qualche momento dove li avevamo costretti a essere schiacciatissimi come linea difensiva e 4 di centrocampo, dovevamo andare su queste palle in diagonale sul quinto verso la bandierina o qualche volta dietro la punta e ci siamo andati meno di quel che dovevamo. Ma il resto l’abbiamo fatto bene, l’inizio azione l’abbiamo fatto bene, è una chiave per il futuro”.

Com’è cambiato lei nell’ultimo mese?: “È la seconda volta che ci tornate. Le dico il concetto: io non sono sfigato. Ho raggiunto un livello di vita e di professione che sia corretto o scorretto, non è modificato da una sconfitta in più o meno. La sfortuna non può levarmi nulla se non il risultato di una partita. Spero lo sia anche per te, che tu abbia raggiunto un livello professionale in cui la fortuna e la sfortuna non determinino nulla, come me. Spero che la fortuna possa determinare qualcosa in più. Meno determinazione? Tutti si parla degli episodi, io sono fortunatissimo. Non posso essere sfigato. Capisci quello che voglio dire? Che ti piacciano o no i miei risultati sono quelli ormai, il tuo risultato è questo, spero che la fortuna ti possa dare qualcosa e che la sfortuna non possa toglierti niente. Secondo me fortuna e sfortuna hanno connessione con il sudore e l’impegno, sudo molto e mi impegno molto. Sono a fare l’allenatore della Roma, tu sei a fare psicanalisi a me tutti i giorni, è un lavoro da sfigato. Vi vedo un tantino in difficoltà, tant’è che avete chiesto aiuto all’artiglieria pesante. Avete mandato agenti sotto falso nome a vedere che luna ho, poi non ho letto tutta la rassegna stampa, ma vi prometto che mi metto durante la settimana. Quello che fa l’articolo non viene oggi, viene un’altra volta. Ti dicevo che siete sempre a tentare di vedere che luna ho e ascoltare chi vi pare per fare un’analisi a me. A volte mi sembrano oroscopi, non ho fatto in tempo ma durante la settimana mi metto in pari. Però sono fortunatissimo, non posso più avere sfortuna. Spero che tu possa avere fortuna”.

L’ha detto lei…: “Io do la spiegazione. Sfigato o no lo determina quello che la fortuna può darti o che la sfortuna può toglierti. A me la sfortuna non può togliere nulla, la posizione è questa. Resto Spalletti che su 22.000 tesserati ha allenato vent’anni in Serie A. Voi quanti siete? Vedrò se la fortuna può darti o toglierti. Io sono a postissimo. Siccome vi interessano le ombre, l’umore. Quante volte avete scritto che vedo ombre dappertutto?”.

Anche questo lo ha detto lei…: “Io l’ho detto per prendere per il culo, come tenti di farlo tu lo faccio io. Qual è il problema? Stai tranquillo che se voglio alleno anche il prossimo anno e quello dopo e tu ugualmente farai il giornalista. Spero che la fortuna dia di molto a te, perché tra i due… io non so chi è sfigato. Allora insistiamo. Io ho detto che è determinato dalla posizione in cui la fortuna dà o leva. Nessuno lo ha mai pensato? Ma stai zitto, è la Gazzetta che lo ha scritto o no? Tu hai scandagliato gli agenti segreti. Chiamiamoli così. Io volevo parlare di calcio, lui mi rifa una domanda su come sono io, riprendi quello nel tuo essere giornalista. Bisogna che mi difenda. Oggi sono serio, non è un gioco di parole. Fortuna o sfortuna a me l’ha sempre determinata il mio sudore, ho sempre fatto così e farò così fino all’ultimo giorno, lavorando per il tentativo di lasciare una Roma forte fino all’ultimo giorno. È questa la mia ricerca, poi si ruzza un po’. Alla fine mi inviterete a cena”. 

Cosa pensa che la possibilità che Lotito diventi presidente della Lega B?: “Io mi sentivo più dalla parte dei giocatori, ma non essendo a conoscenza, dentro quelle che sono state le trattative, mi sono reso conto del programma di uno e dell’altro. Non sono stato molto d’accordo nella conoscenza delle cose. Non mi garba. Ma faccio parte della mia associazione, ma delle cose le ho da chiarire, ma quello che mi è venuto fuori non mi guarda. Ma io devo fare bene la Roma, voi fate delle analisi approfondite che mi fa andare oltre la mia strada, voglio parlare di calcio e sono attrezzato. Ti posso dire le presenze di Ricci, perché Ricci gioca nel Sassuolo, è forte, lo conosco bene. Di queste cose stiamo quanto vi pare, quello che mi disturba sono le differenze dei tiri in porta e perché non abbia avuto l’esito corretto e si parla della convinzione di essere forte da un punto di vista mentale”.

Per ridare un po’ di stimoli a questi giocatori, si può pensare al calendario? È un ultimo momento per poter sperare di ribaltare le cose?: “A me è sempre sembrato di essere molto normale quando sono venuto in conferenza stampa, molto disponibile, regolare nel trattare tutti i temi. Dentro la squadra si usa di trovare momenti e perché. Secondo me la squadra ha 4-5 partite dove se fa vedere di essere quella che è stata può vincere sempre. E se le vinci c’è un altro raggruppamento di gare dove ci può stare di tutto e dove hanno la stessa qualità tua, la stessa forza momentanea tua, ma puoi anche andare lì e volerle vincere tutte. Dopo 4-5 partite gli scenari possono cambiare, manca lo strappo finale. La volata, se sei lì nel gruppetto, è quella che conta. Se non ci sei è più difficile. Alla squadra è stato detto che queste 4-5 partite possono determinare la volata”.

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