Non c’è stata storia. Basterebbero queste poche parole per esprimere il senso dei 180′ di Coppa Italia.A poco serve, se non solo alle statistiche, il 3-2 finale. Nei due match la Lazio si è mostrata superiore alla Roma, nonostante la differenza di organico fosse tangibile e nonostante alla vigilia la favorita per il passaggio del turno fosse proprio la squadra di Spalletti.
Il tecnico toscano infatti viene nuovamente imbrigliato dalla fitta rete dei calciatori biancoazzurri, perfettamente schierati in campo dal debuttante Inzaghi. L’ex allenatore dello Zenit ha dalla sua l’esperienza, ma non è servita.
Né quella passata, né quella del match di andata.
O almeno non totalmente. Se nei 90′ Immobile e compagni avevano messo in ginocchio il gigante Fazio, questa volta invece non più un singolo a soffrire, ma interi reparti. Se la difesa però questa sera è meno colpevole sui gol, il centrocampo non ha scusanti. Né difende né attacca.
Resta nel limbo.
Paredes e Nainggolan non sono pervenuti, mentre da Strootman ci si aspettava di più. Molto di più.
Come da mister 33 gol, ovvero Edin Dzeko. Alla Roma servivano le sue reti per ribaltare il 2-0 di qualche settimana fa, ma non è stato così.
Le cartucce buone sono state utilizzate con il Sassuolo, oggi invece, erano caricate solo quelle a salve.
Certo, l’ottima prestazione dei centrali della Lazio non ha aiutato, così come la riproposizione dell’inutile schema dell’andata, ovvero palla lunga e pedalare, ma non basta a giustificare il quasi nullo peso offensivo.
Nulla infatti può giustificare né lui, né questa eliminazione per l’unico trofeo rimasto a disposizione. Quello che avrebbe dovuto spingere Spalletti a rinnovare.
Il campionato non è mai stato in discussione per netta superiorità, l’Europa League poteva essere, ma non è stata, così come la Tim Cup.
Quando la Roma deve stringere il pugno per vedere cosa è rimasto, trova solo la polvere. Perché tutto è volato via.
Ancora una volta, l’ennesima.
Ancora una volta infatti la Roma era partita con molti sogni di gloria e dichiarazioni roboanti, che però tali son rimasti. Perché per vincere non basta credere di essere i migliori, bisogna dimostrarlo in tutte le gare.
Si deve stare con i piedi per terra e lavorare anche quando tutto sembra già scritto e non parlare.
Quindi ora si evitino dichiarazioni, si evitino i discorsi di rinnovi e futuro, perché sarebbe ancor più deludente. Si dimostri di aver finalmente imparato la lezione. Almeno questa.
Ma soprattutto si eviti di chiamare nuovamente i tifosi a raccolta, perché loro ci sono sempre, perché loro la partita importante, la vincono sempre!
Edoardo Albanese
Bravo Edo