Antonio Ruediger, in ritiro con la propria Nazionale, che ieri ha perso 1-3 contro la Slovacchia ha rilasciato una bella intervista ai microfoni di BZ-berlin.de, nel cordo della quale ha affrontato il discorso Roma per questa stagione appena conclusa e alcuni aneddoti nel suo anno in Italia.
Queste le parole del difensore:
Come viene chiamato a Roma. Rudi, Anton, o Toni: “Alcuni mi chiamano Tonino, ma la stragrande maggioranza mi chiama Rudi”.
Se Rudi sia per Voeller: “Si, i romanisti amano Voeller. Prima di arrivare alla Roma l’ho chiamato e mi ha detto che in città c’era una grande pressione sia da parte dei tifosi che dalla stampa. Ma ha anche aggiunto che se si capisce questo si può fare qualsiasi cosa”.
Se fosse d’accordo con le parole di Voeller: “Si, qui a Roma sto vivendo un’esperienza molto importante. Prima ad esempio se mi spingevano in campo facevo delle cose stupide. Ma è il passato. Non prendo un cartellino rosso da Stoccarda-Amburgo del 2013, in questa stagione ho preso solo quattro cartellini gialli”.
La sua reazione per i commenti razzisti su Boateng e Gündogan: “Sono nato in questo Paese. Gioco per la Germania e voglio vincere l’Europeo. Questo è il mio obiettivo. Queste cose fanno male, dobbiamo tutti tifare per la Germania”.
Se in Italia abbia mai ricevuto insulti razzisti: “Sono una volta, nel derby, ho sentito insulti razzisti. Devo dire che i tifosi della Roma non insultano mai gli avversari così pesantemente. Io vivo bene a Roma. Se il Paese dove si vive rispetta le diverse culture si vive bene e in tranquillità. Non si bisogna dare attenzione a queste persone, altrimenti è come se avessero vinto. Non è facile far finta di niente e non reagire, anche io quando andavo a scuola a Berlino mi azzuffavo, adesso sono più maturo”.
Insulti da parte di un avversario: “Questo sarebbe davvero orribile. No, non ho mai ricevuto alcun insulto razzista in campo”.