Rubrica, l’analisi dell’avversaria: l’Inter

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Mancini contro Spalletti. Capolista contro eterna seconda allora, quarta contro terza oggi. Il passato che si ripropone, un film già visto. Un dejavù. I 54 punti conquistati le assegnano la quarta posizione, da difendere per poter puntare al terzo. Un attacco sterile ma con una difesa quasi impenetrabile. 5 punti in meno dal suo prossimo rivale, da chi la precede, da chi le preclude, almeno momentaneamente, la speranza di poter partecipare alla Coppa dalle grandi orecchie, la Champions League. Di chi stiamo parlando? Ovviamente dell’Inter di Mancini, prossimo avversario della Roma in campionato.

Analisi tattica 1° parte: Brutta ma vincente. Se il campionato dell’Inter si fosse concluso il 31 dicembre 2015, quindi dopo ben 17 giornate di Serie A, sarebbe stata la stagione del riscatto, ma soprattutto del ritorno al titolo di campione d’Italia. D’altronde con Mancini in panchina, è sempre stato così.  L’imprevedibile capolista salutava tutti dall’alto. Il tecnico di Jesi già dai primi di agosto era partito facendo mangiare a tutti la polvere con uno scatto da centometrista. L’avversaria di sempre, la Juventus, era stata lasciata ai nastri di partenza. Eppure la Milano nerazzurra ha sempre messo sul banco degli imputati il mister ex Manchester City, colpevole di non aver dato un’impronta di gioco alla sua squadra, pur lodando l’efficacia.

C’era chi parlava di calcio antico, di catenaccio o di partite soporifere. La miglior definizione la pronunciò Arrigo Sacchi:”Sono la dimostrazione di un calcio antico rivisitato da una persona con idee chiare.”

Insomma di bel gioco neanche a parlarne, ma i risultati erano dalla loro parte. La vetta conquistata e mantenuta sulla solidità difensiva per i molti, sulla fortuna e casualità per i tanti. Ma pensare che il primo posto occupato, fosse solo merito della dea bendata, sembrerebbe riduttivo se non addirittura ridicolo. La posizione era stata conquistata con merito da una squadra che interpretava la fase difensiva in maniera esemplare, tanto che per larga parte del torneo è stata quella meno battuta. Basti pensare che nelle 17 partite che stiamo analizzando, ne concluse ben 10 con la porta inviolata.

Oltre ad un muro eretto a protezione della rete nerazzurra dall’ottima difesa, chi bloccava sul nascere le gioie avversarie era ed è il superlativo Handanovic e proprio al portierone ex Udinese dedichiamo il prossimo video:

Ma ciò che balzava agli occhi oltre a ciò,  era la convinzione in quello che facevano in ciò che la squadra metteva in campo. Mancini indicava la via e i giocatori la seguivano senza batter ciglio. Inoltre altra caratteristica, difficilmente rivista negli anni, è come l’allenatore avesse inculcato la mentalità e la tattica in tutta la rosa, infatti, in sole 17 partite vennero utilizzati molti moduli, 5 per la precisione, dal 4-2-3-1 al 4-3-1-2, dal 4-3-3 al 3-5-2 per finire al 4-4-2, e molti calciatori. Dopo 13 giornate, i nerazzurri non avevano mai schierato per due volte la stessa formazione titolare.

Quindi fase difensiva, fortuna, variabilità e singoli. Ma per esemplificare tutto questo abbiamo scelto la frase del giornalista di Sky, Mario Sconcerti:”Non è una grande squadra ma un grande avversario per tutti. Giochi male contro di loro.”

Il catenaccio alla base del successo, una fase difensiva esteso per tutto il campo, che non lascia sbocchi e soluzioni. Tutto questo condito da una enorme forza fisica. Molte reti infatti, sono arrivate su palla inattiva.

Una squadra corta che pressa, che copre il campo all’unisono. Poca distanza tra i reparti che spinge gli avversari a tentare i lanci lunghi, dove gli alti e possenti difensori e centrocampisti interisti svettano.

Tutto questo era abbinato ad una discreta fase offensiva, lasciata più alla giocata del singolo, che al collettivo. La maggiore critica che veniva mossa era la scarsa vena realizzativa e la striscia di sette vittorie per 1-0 era lì a testimoniarlo.

La prima difesa ma non il primo attacco, l’equilibrio legittimava le aspettative, faceva sperare e sognare in grande. Inoltre anche le statistiche remavano in questo senso, negli ultimi otto tornei a vincere il campionato è stata sempre la squadra con la difesa meno battuta.

Analisi 2°parte: l’incantesimo spezzato. Mancini aveva capito tutto prima che accadesse. Alla vigilia dell’ultimo match del 2015 in casa contro la Lazio affermò che i giocatori erano diversi nelle ultime settimane e che molti di loro avevano già la testa alle vacanze natalizie. Prima del fischio iniziale, secondo quanto riportato da il quotidiano la Gazzetta dello Sport, il tecnico annunciò la formazione e l’escluso a sorpresa, Ljaic, non la prese bene, rifiutando di scaldarsi con il resto del gruppo. La miccia era stata accesa. I dubbi annunciati in conferenza presero forma nei primi 45’ con gli ospiti in vantaggio con il gol di Candreva. Nell’intervallo l’allenatore, per cercare di pareggiare, disse a Jovetic che sarebbe stato sostituito, salvo ripensarci qualche minuto dopo mentre lo stesso calciatore era già sotto la doccia. La mancata concentrazione mostrata dal gruppo durante la settimana si rispecchiava anche nella testa del tecnico.  Al 58’ della ripresa l’arrabbiato Jovetic viene sostituito davvero proprio dall’infuriato Ljaic. Gli interisti riescono a pareggiare ma l’harakiri di Melo prima, il rigore concesso poi e la ramanzina pubblica a Icardi scatenarono nel dopo partita un tutti contro tutti, che chiuse la 17° giornata e l’anno solare in maniera nefasta.

Da qui in poi tutto quello che era stato lodato fu dimenticato, rimosso. Della brutta ma vincente Inter, rimase solo la parte peggiore. I risultati infatti, si invertirono, ma le prestazioni rimasero costanti. Le polveri dell’attacco si bagnarono ancor di più, mentre l’apprezzata difesa perse un po’ di smalto.

Dalle stelle alle stalle in poco più di due mesi.

Da una media scudetto ai 18 punti in 12 match. 18 su 36 non bastano certo per diventar campioni, ma forse neanche per salvarsi.

Eppure l’Inter che si presenta quest’oggi all’Olimpico di Roma, sembra una squadra ritrovata, rinfrancata dalle due vittorie consecutive in campionato e della quasi rimonta in Tim Cup. Il freddo inverno nerazzurro infatti, sembra esser alle spalle, lasciando spazio alla brezza primaverile. Perché quando tutto sembrava sull’orlo del precipizio la squadra si è risollevata. Nella partita di ritorno della semifinale di Coppa Italia, contro l’odiata Juventus, Mancini e suoi hanno ritrovato grinta e concentrazione. Ribaltarono il 3-0 dell’andata con il medesimo risultato al ritorno e solo l’errore dal dischetto di Palacio ha rimandato la rinascita interista. Proprio di questo folle, quanto elettrizzante match, vi mostriamo le immagini:

Il 2 marzo 2016, dunque, la vecchia pazza Inter è tornata, dopo quasi tre mesi di latitanza e occhio a sottovalutarla.

Prossimo incontro: Roma-Inter ore 20:45 19 marzo 2016 Stadio Olimpico di Roma

Probabile formazione(4-4-2): Handanovic, D’Ambrosio, Miranda, Murillo, Nagatomo, Biabiany, Medel, Brozovic, Perisic, Ljaic, Eder. Allenatore: Mancini. In panchina: Berni, Carrizo, Santon, Juan Jesus, Telles, Gnoukouri, Felipe Melo, Kondogbia, Manaj.

Edoardo Albanese

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