La Roma forza 4 continua nel suo splendido momento di forma. Dopo il poker rifilato alla Sampdoria in Coppa Italia, alla Fiorentina in campionato e al Villarreal in Europa League, la squadra di Spalletti conferma il ritrovato strapotere offensivo anche con il malcapitato Torino. Nonostante una partenza discreta degli uomini di Mihajlovic nei primissimi minuti, la Roma quando decide di schiacciare il piede sull’acceleratore, non ce n’è per nessuno. Lascia solo la polvere agli avversari, che inermi, o quasi, assistono al trionfo dei giallorossi senza neanche accorgersene.
In pochi istanti infatti, il Torino si ritrova sotto di due reti, con la coppia del gol, Dzeko e Salah, che ritrova i meccanismi lasciati troppo tempo a riposare. Bastano un paio di scatti per ingranare di nuovo.
Il capocannoniere della Serie A e dell’Europa League, trova un destro che è un mix di potenza e tecnica, che lascia senza speranza l’amico Hart. Inutile il tuffo per provare a prendere la sfera, in questo momento nessuno riesce a fermare il bosniaco. Mentre il secondo dell’egiziano arriva con un sinistro al volo da pochi metri.
Se qualcuno avesse dubbi sulla resistenza fisica e mentale della Roma con il trascorrere dei minuti, dopo il match in terra spagnola, non aveva fatto i conti con la voglia e la bramosia di successo del tecnico Spalletti e dei suoi calciatori. Volevano portare a casa i 3 punti per la classifica e per il compagno Florenzi e così hanno fatto.
L’immagine più bella della giornata infatti, non sono i gol o il dodicesimo successo casalingo in 12 partite, ma l’abbraccio al numero 24 a Villa Stuart prima del fischio d’inizio. Complimenti!
Ma gli elogi non si fermano qui e alla prima frazione di gioco, perché inizia la ripresa e il copione è sempre lo stesso. I granata fanno circolare la palla, senza però trovare un varco, Szczesny rimane spettatore pagato e non pagante. Andando a rivedere i numeri però salta subito agli occhi come questa non sia una casualità, ma una costante. In special modo quando davanti ai suoi occhi si palesa il trio delle meraviglie, Rudiger, Manolas e Fazio.
Con questi appena citati, se schierati davanti al polacco con la maglia numero 26, la Roma non subisce una rete da metà dicembre, da quando Higuain, con la complicità di De Rossi e Manolas, si inventò quel sinistro micidiale. Ieri mancava uno dei tre, ma Juan Jesus non ha fatto rimpiangere il colosso tedesco.
Come Paredes, non ha fatto sentire la mancanza di Capitan Futuro. La macchina corre e se pochi ingranaggi vengono sostituiti, nulla sembra cambiare. Un paio di metri in leggero affanno, ma poi si ritorna alla solita, impressionante, andatura.
Tornando al match, la Roma dunque con un’ altra meravigliosa conclusione da fuori area dell’argentino ex Empoli, trova il triplo vantaggio che fa tirare un sospiro di sollievo ai tifosi, abituati, ahinoi a pareggi inaspettati.
Ma stavolta, come l’ultima volta, il sentore è diverso.
Nonostante gli scongiuri e i ricorsi storici che potrebbero smentire, i giallorossi appaiono e sono una squadra coesa, forte, tecnica, vogliosa quasi senza difetti.
Una retroguardia così affiatata e precisa, non si vedeva da tempo o forse non si era mai vista da questi parti. La forza dei 3, aiutata dal continuo e incessante lavoro di pressing e ripartenze del centrocampo e dell’attacco, fa sì che gli avversari si scoraggino, provino ad allargare il gioco in cerca di spazi che non ci sono e che non arrivano.
Anche se poi Maxi Lopez una rete la realizza, quando però è troppo tardi per qualsiasi impensabile rimonta. Anzi il 3-1 non fa che riaccendere il motore di questa bellissima fuoriserie.
Si ricomincia a correre e a giocare, per far capire all’avversario che quel gol arrivato, in realtà, è stato concesso. Ma basta rimettere il piede sul pedale e inserire la giusta marcia, per riprendere a sfrecciare e a segnare.
L’eterno Capitano preme la frizione e muove il cambio, Nainggolan tira come solo sa fare, di potenza, e la Roma cala il poker e taglia l’ennesimo importante traguardo di un bellissimo gran premio.
Ma solo facendo così, potrà giocarsi il mondiale fino alla fine.
Edoardo Albanese