Rifugiamoci nella Roma, stiamo lontani dai maiali che volano

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“Big man, pig man, ha ha charade you are.
You well heeled big wheel, ha ha charade you are.
And when your hand is on your heart,
you’re nearly a good laugh, almost a joker”

Nella settimana del 73° compleanno di Roger Waters, forse il più grande musicista idealista di tutti i tempi, la Roma inizia una 21 giorni senza sosta che ci dirà quali siano realmente le proprie ambizioni. Questo ciclo inizierà e terminerà con due gare casalinghe, rispettivamente contro Samp e Inter, ed è proprio lo stadio Olimpico che deve tornare ad essere quel quid in più per Totti e compagni.

AMBIENTE – A più riprese da squadra e staff tecnico e dirigenziale è stato chiesto di tornare allo stadio, di tornare a tifare e a trascinare la squadra in campo. Probabilmente questo non si può chiedere, forse non sarebbe nemmeno giusto farlo. I problemi intorno all’impianto del Foro Italico esistono e non è giusto minimizzarli alla semplice introduzione delle barriere in curva. I 18 mila abbonamenti staccati dal cassiere dal Trigoria dimostrano che la realtà dei fatti è un’altra, che lo stadio si sta svuotando in ogni settore e non soltanto in quello che è sempre stato il cuore pulsante del tifo giallorosso. Le multe arrivate in occasione di Roma-Porto sono un’ulteriore dimostrazione di un braccio di ferro che difficilmente potrà essere vinto da chi parcheggerà a due chilometri dallo stadio e farà file ai tornelli, da chi spenderà 3 euro per mezzo litro d’acqua (perché da fuori non può entrare quella pericolosa arma di distruzione di massa dai più conosciuta sotto la sigla H2O), da chi se si vuole gustare la partita accanto a un amico rischia una cartella esattoriale, da chi se la Roma segna telefona a casa per capire chi ha fatto gol. Non è giusto minimizzare tutto questo con un semplice “due passi sotto il cielo di Roma li consiglia anche il dottore”. Sembra (dato da confermare o da smentire qualora qualcuno si offendesse) che l’unico settore dello stadio sold out sia l’area ospitality, quella zona dove il parcheggio spesso è a 50 metri dal seggiolino (a volte riscaldato e provvisto di monitor), dove l’acqua non si paga, dove se piove non ti bagni, dove non arriva nessuna multa se i siedi vicino ad un amico, dove basta avere un braccialetto al polso per identificarti e renderti ben accetto al contrario di chi magari (pensa che scemo) va ancora allo stadio con quell’oggetto ormai kitsch come una sciarpetta della Roma. Pensa un po’. Ma si nonno, a Roma-Inter fatti questi due chilometri alle 23 sotto il cielo di Roma, il tuo medico ne sarà felice. In realtà il cielo a Roma non è più quello di una volta, bisogna fare attenzione ai pigs on the wing.

TECNICO – Bravo, anzi bravissimo. Attendiamo di vedere in campo il suo carattere trasmesso alla squadra, cosa che è mancata in questo avvio di stagione e forse anche nel finale della scorsa.  Nella sua vecchia esperienza alla Roma aveva gli uomini contati e questo gli ha impedito di fare quel salto definitivo anche se le ultime coppe nella scarna teca di Trigoria le ha poste lui. La squadra c’è, manca sicuramente qualcosa ma il gruppo sul quale può disporre è di tutto rispetto e la duttilità tattica dei suoi gli permetterà di affidarsi a questo o a quel modulo senza andare a snaturare nessun calciatore. La speranza è che non ci si incarti con alcune scelte e alcune decisioni come quella delicatissima sul portiere. Nella più grande corazzata italiana degli ultimi anni i ruoli sono ben definiti ed è per questo che chiunque entra non muta il prodotto finale. La dialettica non gli manca e parlare gli piace molto, così come molto gli piace spiegare calcio ai media, anche se la pecca di non gradire alcune domande resta (non è di certo una novità). Attenzione alla gestione di Gerson perché in questo miniciclo sarebbe giusto vedere in campo il pezzo pregiato del mercato.

SQUADRA – Malgrado gli infortuni di Ruediger e Rui i ricambi ci sono. Nessun alibi. Che giochi Fazio o Vermaelen, De Rossi o Paredes, Gerson o Nainggolan, Perotti o Dzeko il risultato non deve cambiare. Saranno sette gare in cui per forza di cose i calciatori verranno ruotati, qualcuno giocherà di più e qualcuno di meno, ma tutti avranno la possibilità di ritagliarsi il loro spazio. L’inizio della stagione non è di certo stato entusiasmante ma la sosta farà da spartiacque e, pigs on the wing a parte, siamo tutti lì pronti a ripartire da zero, un’altra volta ma la maglia sudata ora non basta più, vogliamo vederla sudare nel modo giusto perché l’impegno da solo poteva bastare in un calcio che non c’è più, ma non è sufficiente per chi già sappiamo che è qui solo di passaggio. Non basta per chi fissa clausole rescissorie, per chi chiede adeguamenti di contratti che scadrebbero dopo tre anni, non basta per chi dopo un calcetto chiede la sostituzione. Szczesny deve parare, Manolas deve difendere, Perotti deve fare assist e Dzeko e Salah devono fare gol, il resto non conta.

TOTTI – Questo miniciclo ci dirà se è ancora un calciatore della Roma o se nella mente del tecnico ha smesso di esserlo a giugno. Argomento mai toccato in due mesi (dal ritiro di Pinzolo ad oggi), argomento sul quale però chi ama ascoltare si è fatto un’idea. Gli indizi ci sono, a partire dall’elenco dei possibili calciatori di punizioni fatto in questa o quella conferenza stampa dopo la partenza di Pjanic, alle parole al miele nei confronti di questo o quel calciatore artefice di aver permesso alla Roma di giocarsi il play off di Champions. In questi elenchi il nome di Francesco non c’era. Dimenticanza (grave)? Ventuno giorni e tireremo le somme anche su questo argomento che prescinderà dai risultati.

Malgrado i dubbi, l’unica strada per salvarci dai pigs on the wing ce la indica proprio il buon Roger. Il modo giusto è ricercare un rifugio, ricerchiamolo nella Roma.
Lasciamo da parte tutti i nostri dubbi, impegniamoci a non mugugnare al primo passaggio sbagliato, alla prima battuta d’arresto. Attendiamo, osserviamo, ascoltiamo, valutiamo ma continuiamo ad esistere perché se smettiamo di farlo avranno vinto loro.

Domenico Rimedio

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