Il recupero di Rüdiger raccontato dai protagonisti

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Sul sito ufficiale della Roma, asroma.com, si è parlato dell’infortunio di Antonio Rüdiger. Queste le parole del tedesco, di Strootman, di ALberto De Rossi e non solo.

Antonio Rudiger, difensore AS Roma: “La mia prima stagione non mi ha soddisfatto pienamente, ma ritengo che sia dipeso dal fatto che non ero al cento per cento, anche se non cerco alcuna attenuante da questo punto di vista. Alla fine della scorsa stagione ero in forma e stavo giocando bene, ma poi purtroppo è arrivato l’infortunio”.

“Fin da subito i miei compagni hanno iniziato a chiamarmi. Kostas Manolas è stato il primo ed è stata davvero una sorpresa. Mi hanno augurato il meglio e poi è stato subito chiaro per me che dovevamo guardare avanti e bisognava operarsi il prima possibile”.

“Ho parlato con il chirurgo, il dottor Mariani, che mi ha spiegato cosa avrebbe fatto. Mi fidavo di lui principalmente perché ne avevo parlato con Strootman, che me lo aveva descritto come ottimo chirurgo. Il ginocchio di Kevin non era stato un cliente facile, ma alla fine è tornato a giocare. Ha lavorato sodo, ha sofferto molto, ma è di nuovo in campo”.

“A quel punto ho deciso di fare l’operazione con lui piuttosto che andare in un’altra direzione, per non rischiare che qualcosa andasse storto e che mi ritrovassi a dovere stare sei o sette mesi fuori invece di quattro. Sarebbe stato troppo difficile: quattro mesi fuori è accettabile, ma di più è dura”.

Kevin Strootman, centrocampista AS Roma: “È sempre brutto quando un tuo compagno si fa male. A Rudiger ho detto immediatamente una cosa: “Operati in Italia, da Mariani, perché con il ginocchio è bravissimo”. Toni fuori dal campo scherza tanto, ma sul campo è serissimo e si è visto: è tornato dopo quattro o cinque mesi e ha giocato tutte le partite. Con i nostri preparatori è molto facile tornare presto, perché sono molto bravi”.

Darcy Norman, Director of Performance AS Roma: “I giorni successivi a un grave infortunio sono sempre diversi a seconda dei casi. Prima di arrivare alla Roma ho lavorato con la Nazionale tedesca e sono rimasto in contatto con delle persone lì, che mi hanno informato in tempi rapidi sulel condizioni di Rudiger. Sta a loro decidere dove vogliono operarsi, la vita e il corpo appartengono ai giocatori”.

“Noi possiamo dare dei suggerimenti, spiegando i diversi fattori su cui sono basati, ma alla fine la scelta è del giocatore. Toni e tutti gli altri hanno avuto un’ottima impressione del dottor Mariani, a quel punto la scelta è stata fatta e abbiamo iniziato l’iter. È una di quelle situazioni in cui l’imprevisto è sempe dietro l’angolo. Ma non appena si sceglie la data dell’operazione e il chirurgo, ci uniamo tutti attorno al giocatore e procediamo”.

Alberto De Rossi, allenatore AS Roma Primavera : “Strootman, Rudiger e Mario Rui hanno trasmesso ai ragazzi grande professionalità, si sono comportati come giocatori della Primavera, con umiltà, ma in campo si notava la presenza di un professionista. Per i ragazzi è fondamentale e formativo vedere certe cose”.

Jim Pallotta, Presidente AS Roma: “Penso che la maggior parte dei giocatori desideri qualcuno che si prenda cura di loro e che li indirizzi nel migliore dei modi dal punto di vista fisico e mentale”.

Lorenzo Grossi, centrocampista AS Roma Primavera: “Strootman, Rudiger e Mario Rui  oltre ad essere campioni sul campo lo sono anche fuori. Mi ha colpito la grande umiltà che hanno: sono grandi professionisti. Ho avuto la fortuna di allenarmi con loro sia quando sono scesi in Primavera per rientrare dall’infortunio sia in diversi allenamenti con la Prima Squadra. Ho un ricordo bellissimo di tutti e tre”.

Darcy Norman: “È una questione mentale. Nella vita succedono cose brutte. Quando questo avviene bisogna sapere fermarsi e chiedersi: ‘Come possiamo rialzarci?’”.

Antonio Rudiger: “Questo è il mio approccio al lavoro e alla vita. Vado sempre diritto al punto. Cerco sempre di non sviare Se devi fare qualcosa bisogna dare il 100%. Questo è l’unico atteggiamento possibile. Mi era stato spiegato che sarei potuto rientrare in quattro mesi lavorando duramente ed è quello che ho fatto. Adesso vengo elogiato per questo, si dice che il lavoro duro paga sempre ed è vero. Ci sono stati momenti, specialmente nei primi due mesi davvero difficili per me. Ero sempre in palestra, mentre i compagni erano sul campo. Non era facile”.

“Non ho potuto lavorare in ritiro ed è per questo che accuso una certa stanchezza, considerando che ho giocato tutte le partite dal mio rientro. Non è facile, ma io voglio giocare. Il mio ginocchio va bene e mi sento bene. Naturalmente ho alcuni fastidi muscolari, ma credo sia normale quando resti quattro mesi fuori e poi giochi regolarmente”.

Kevin Strootman: “Con i nostri preparatori è molto facile tornare presto, perché sono bravissimi”.

Lorenzo Grossi: “In quel Sassuolo-Roma rientrò in campo dopo l’infortunio Rudiger. Con lui ho fatto coppia al centro della difesa nel secondo tempo della partita che ha giocato con la Primavera contro il Novara. Durante gli allenamenti pensava solo al suo rientro, non vedeva l’ora di rientrare. Aveva voglia di ribaltare chiunque anche nella partita del nostro campionato, nella quale è andato in gol di testa”.

Darcy Norman: “Bisogna ricordarsi che i ragazzi infortunati passano due ore al giorno in palestra, poi prima e dopo la palestra fanno terapia, per lavorare sulle articolazioni, per massaggiarle e mantenerle a posto. Sono sei ore al giorno, quasi tutti i giorni. Gli altri della squadra non lo fanno, al massimo si allenano tre ore qualche volta, mentre i giocatori in fase di recupero passano nove ore nella struttura per svariati giorni”.

“Quando si tratta di lavorare sodo, i ragazzi sono incredibilmente concentrati. Nelle ore di riposo, altre persone potrebbero gestire la cosa in modo diverso. Si cerca sempre di rendere la riabilitazione gradevole, mettendo della musica, perché l’umore deve essere alto per sostenere positivamente certi carichi di lavoro. Comunque sono tutti ragazzi competitivi”.

“Se sono riusciti a crescere e a giocare per grandi squadre europee, è ovvio che abbiano una certa disciplina e una certa forza mentale. Per arrivare a certi livelli quel tipo di disciplina e di grinta sono innati e tutti loro ne hanno. Noi siamo qui per aiutarli, ma alla fine sono loro che devono compiere il percorso”.

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