Roberto Vichi, ex capitano della Roma Primavera di Bruno Conti, Agostino Di Bartolomei e Francesco Rocca, è intervenuto ai microfoni di Centro Suono Sport nel corso di Bar forza lupi, trasmissione condotta da Massimo D’Adamo coadiuvato dalla dottoressa Antonella Coricello del centro di Psicologia di Roma. (Nella foto Roberto Vichi è il terzo in basso partendo da sinistra).
Vichi, dopo essersi aggiudicato due campionati di categorie con la fascia al braccio (1973 e 1974), fu ceduto al Catanzaro dove per tre stagioni giocò accanto a Claudio Ranieri.
Lo spirito del Catanzaro nei giocatori del Leicester.
Roberto Vichi era il Capitano della Roma primavera giusto?
“Entrai nel 1964, all’età di dieci anni e feci tutta la trafila fino a diventare il Capitano della Primavera. Vidi entrare piano piano tutti i grandi campioni della Roma, chi come Bruno Conti che vinse il Mondiale, Di Bartolomei che è stata la storia della Roma, ma anche Ranieri che era un po più grande di noi”.
Poi Ranieri lo hai ritrovato a Catanzaro.
“Si, fummo ceduti insieme a Pellegrini. Però Stefano non accettò il trasferimento e rimanemmo solo io e Claudio. Io per tre anni, lui per nove. Da lì è nata una grandissima amicizia, che ci lega da 40 anni. L’ho sempre seguito, anche alla Juventus, dove lavorammo insieme, lui in panchina ed io come scouting. Ormai sono 9 anni che sono lì, anche se prima con la squadra A e poi, con l’avvento di Paratici, con la Primavera”.
Amicizia vera basata sui valori, come afferma Ranieri che vede nel suo Leicester lo stesso spirito e valori, come amicizia, rispetto di quel Catanzaro
“Alla base devono esserci dei giocatori bravi, ma nessuno spogliatoio va lontano senza rispetto, amicizia e cultura del lavoro. Senza i valori veri della vita non si va da nessuna parte. Sono questi che permettono ad una squadra normale di diventare speciale”.
Quel Catanzaro arrivò in Serie A, ma ci rimase
“Si, già qualche anno prima era approdato nella massima serie, ma fu una sola stagione. Con noi ci rimase a lungo. Fu la prima squadra calabrese ad arrivare così in alto. In fondo non rappresentavamo una sola città, ma tutta la Calabria”.
Come quello che sta accadendo ora con il Crotone
“Si, tutte le altre squadre si trovano nelle serie minori, quindi tutta la regione fa il tifo per il Crotone. E’ una terra formidabile, che si unisce e diventa fortissima”.
Ora ci sono anche Ferri e Ricci, mentre prima c’è stato anche Florenzi. Un bel conubbio con la Roma
“Si, ma in generale per i calciatori giovani è un bene. Perchè ci si concentra sul lavoro e sugli allenamenti e ci sono meno distrazioni per potersi perdere. Piccole città che aiutano a crescere. Perchè se la sera vai in discoteca, i tifosi ti prendono per il “collarino” e ti portano fuori. Se Balotelli, dopo la primavera con l’Inter, fosse andato a giocare lì, ora, probabilmente, sarebbe in Nazionale”.
L’impresa di Ranieri e del Leicester sarebbe un’impresa straordinaria, come il Verona di Bagnoli. Però perchè il mister di Testaccio non c’è riuscito in Italia e con la Roma?
“Beh, Claudio in Italia ha fatto un grandissimo lavoro; ha allenato benissimo il Napoli, ha vinto una supercoppa italiana con la Fiorentina con una squadra che non era così forte, con la Juve non ha fatto male. Con la Roma non capisco ancora il motivo per cui non abbia vinto. Non mi spiego come la Roma sia riuscita a perdere con la Sampdoria, dopo che il primo tempo si era concluso 1a0. Questo fu comunque un miracolo, perchè lui prese la Roma da Spalletti che era sotto un treno. Certo non ha mai vinto un campionato, ma non ha mai avuto una squadra forte, formazioni da quinto posto e lui li conduceva al secondo o terzo, quindi i suoi miracoli li ha fatti. E poi ora tutti ad esaltarla e ad osannarlo, ma a Roma parlavano tutti di minestraro e di un allenatore che faceva giocare male le squadre. Ora sta raccogliendo i frutti del suo lavoro, ma anche i frutti dovuti dal suo modo di essere. Forse li sta raccogliendo nel posto dove nessuno se lo sarebbe mai immaginato”.
Sul quotidiano la Repubblica oggi Ranieri afferma che:”il primo anno con i giallorossi sono arrivato secondo alle spalle dell’Inter di Mourinho, il secondo c’era un’atmosfera strana ed io chiesi anche ai calciatori se ci fosse qualcosa che non andava, se me ne fossi dovuto andare ma loro negarono”. Salvo poi fare quella figuraccia con il Genoa, da 0-3 a 4-3, che lo spinsero alle dimissioni e in molti pensarono che la squadra gli abbia remato contro.
“Gli ho sempre detto che lui avrebbe dovuto salutare tutti dopo il primo anno. Invece lui per amore della Roma rimase. Capello scappò di notte dopo che gli vendettero Emerson, mentre lui, nonostante i calciatori non fossero ottimi, rimase”.
In questi giorni a Roma si parla sempre di Totti e in molti sperano che, qualora la società non gli rinnovi il contratto, allora il Capitano possa approdare proprio in Inghilterra alla corte di Ranieri. Ne sa qualcosa?
“Siamo molto amici e quando ci sentiamo non parliamo di calcio in senso stretto. Comunque Totti ha 40 anni, ed è stato uno dei più grandi del calcio italiano, europeo e mondiale. A noi romanisti ci ha deliziati per tantissimi anni con la sua classe e le sue giocate. Ci ha salvato in tanti momenti particolari e gliene va dato atto. Ma la carta d’identità è una e non si scampa. Lo capisco, ma è difficile trovare nel mondo un atleta che a quell’età giochi ancora, anche se è pur vero che domenica scorsa contro il Bologna entra e con un tocco mette in porta Salah. Questo è Totti, ma il calcio è anche corsa e questo anche lui lo sa. Però non vedremo mai un giocatore così, sia in Italia che a Roma”.