Bruno Pizzul, storica voce sportiva della Rai, è intervenuto ai microfoni di Centro Suono Sport nel corso della trasmissione “Bar Forza Lupi”. Forse non tutti sanno che Pizzul, oltre alla splendida carriera di telecronista, è stato anche un calciatore della sua squadra del cuore, l’Udinese, ed è intervenuto anche in merito al prossimo impegno dei bianconeri contro la Roma di Garcia.
Oggi compie 60 anni la Domenica Sportiva:“Un paio di edizioni come conduttore e in altre alternandomi con Sassi alla moviola. E’ la decana delle trasmissioni della Rai e quando avvenne la frantumazione in tre canali scelsi di andare su Raidue mentre la Domenica Sportiva andava in onda su Raiuno”.
Moviola in campo: “E’chiaro che andrebbe utilizzata con discernimento. Sul gol fantasma è un accorgimento che avrebbe già dovuto essere inserito come per altre situazioni. Non è semplice inserirla per esempio sul fuorigioco, come si riprenderebbe il gioco? Occorre prestare attenzione a non stravolgere il senso del calcio nel quale anche la decisione dell’arbitro è congenita alla partita. Dobbiamo abituarci a sdrammatizzare”.
Quale ruolo occupava da calciatore? “Anche la terminologia sui ruoli è cambiata. Ai miei tempi si giocava con la WM e io facevo il centromediano marcatore sulla punta centrale. Dopo venne introdotto il libero, si parlò di stopper, io ero il n. 5”.
Tra i calciatori di oggi in quel ruolo, quali sono i migliori? “E’ un momento storico in cui c’è carenza nei marcatori puri, Deriva anche dal fatto che viene impostata la zona sin dalle scuole calcio e bisognerebbe prima imparare a marcare a uomo e poi la zona, viceversa poi diventa complicato soprattutto sui calci piazzati. Non è un buon momento per i nostri difensori, in contrasto con la storia del calcio italiano. Se andiamo a sviscerare i grandi difensori del passato ne troviamo un’infinità mentre oggi stentiamo”.
La sua opinione su Garcia e se ruberebbe un calciatore alla Roma: ” Garcia ha avuto un impatto straordinario sul piano della personalità e sulla capacità di comunicare. Ha modificato il suo atteggiamento pian piano contaminandosi con il nervosismo del nostro calcio. Indubbiamente ha fatto un lavoro straordinario e lo dicono i risultati e il prestigio del quale si è circondato. Oggi è importantissimo anche il sapersi presentare nella giusta maniera. Alla Roma toglierei Nainggolan perché fa un lavoro massacrante giocando un numero impressionante di palloni. Totti non lo toglierei mai alla maglia giallorossa.
Di Natale e Totti, avanti con l’età ma…: “Straordinario valore. Hanno interpretato in maniera ammirevole il ruolo di essere calciatori. Se per Francesco il discorso vale di più per Di Natale c’è da sottolineare un suo attaccamento all’Udinese dopo esservi arrivato dopo altre esperienze. Ha sempre voluto restare a Udine e di questo i friulani gli sono molto grati. Avrebbe avuto l’opportunità di guadagnare e vincere di più ma ha trovato il suo ambiente ideale a Udine. Sono i 2 giocatori più rappresentativi del calcio attuale. Vederli in campo contemporaneamente allarga il cuore perchè riescono a strappare l’applauso anche ai tifosi avversari. Totti genera contrapposizioni di tifo ma è così bravo e simpatico che finisce per essere applaudito. Di Natale giocando nell’Udinese non da fastidio più di tanto”.
Il giocatore più forte della storia del calcio? “Limitandoci all’Italia abbiamo avuto dei calciatori straordinari. Si sottolinea il fatto che il ricambio generazionale non abbia fornito calciatori fortissimi ma Totti e Del Piero sono riconosciuti tali. Roberto Baggio aveva quel modo di affrontare il calcio con il sorriso sulle labbra che lo rendeva straordinario. Non dimentico nemmeno Rivera ma dispiace fare dei nomi perché ci si dimentica di qualcuno. Viviamo un momento storico scarso e lo capiamo dal fatto che nominiamo sempre gli stessi”.
Per parlare di calcio bisogna anche averlo giocato? “Non è necessario, può aiutare a capire le dinamiche interne. Io ho giocato ma facevo soprattutto la riserva e avevo una prospettiva che mi permetteva di scorgere situazioni particolari. Come diceva Giubilo <<per fare le cronache sull’ippica non è necessario essere stato un cavallo>>”.