Il giornalista Maurizio Pistocchi è stato intervistato sulle frequenze di Centro Suono Sport 101.5, all’interno della trasmissione “Bar Forza Lupi”.
Queste le sue dichiarazioni.
Hai visto il film su Totti?
“Non l’ho ancora visto, ma non penso che mi serva vederlo per capire chi era Totti. L’ho sempre seguito, ha vinto più volte gli Oscar del Calcio, lo ricordo benissimo. Ribadisco ciò che ha detto Mihajlovic pochi giorni fa, Totti è il più forte degli ultimi 25 anni, ha fatto 250 gol giocando nella Roma che ha vinto uno scudetto solo. È un calciatore di straordinario livello”.
Roma ha limitato Totti nella sua carriera?
“Poteva andare al Real Madrid, ha scelto di restare perché ha fatto una scelta di vita e di affetto. Il tifoso non può rimproverarsi nulla, nella sua vita Totti ha guadagnato tantissimo ed è stato un simbolo, è stato una bandiera. In un calcio dove i giocatori si trasferiscono appena ci sono situazioni economiche migliori, è un qualcosa di unico. Il calcio è molto cambiato, Totti rimane una sorta di mosca bianca”.
Ultima bandiera nel calcio?
“Nessuno dei grandi è stato protagonista di un tributo simile a quello ricevuto da Totti; penso a Del Piero o Maldini. Totti è stato un simbolo in toto, romano e romanista”.
Il finale della carriera di Totti è stato un po’ amaro…
“Quando arrivi a una certa età, devi renderti conto che devi lasciare. Totti non aveva più quella rapidità di intuizione, della giocata. Oggi lui ha ancora la tecnica che lo ha reso un calciatore straordinario, ma inevitabilmente cambia tutto il resto, sei meno intuitivo, veloce. È stato bello che abbia smesso ancora come giocatore, probabilmente aveva tanta passione che voleva continuare ancora. Arriva per tutti un momento che bisogna lasciare il posto ad altri”.
Un giudizio sul campionato di Serie A?
“I giocatori di livello fanno sempre la differenza, penso a Rivera che fu molto contestato all’epoca, ma decideva le partite. Importante è anche la qualità degli allenatori, che hanno dato a questi calciatori un’identità più profonda. Se la Roma non avesse buttato i tre punti con l’Hellas Verona, sarebbe imbattuta, sul campo non ha mai perso. È in crescita, ha dei buoni giocatori, credo che sarà un campionato condizionato dal COVID-19 e molto dipenderà dalla capacità degli allenatori di saper gestire e dare un’identità. Ho visto tutte le partite, l’Inter ha giocato molto bene però ha concretizzato poco, non ha fatto i punti che doveva fare. Ci sono squadre che hanno identità come il Milan, forse meno forte di Napoli e Roma perché si basa molto su Ibrahimovic, senza di lui fa fatica. Il Milan è una squadra che passando al 4-2-3-1 ha trovato il ruolo giusto per parecchi giocatori, lo dicevo da parecchi anni che il 4-3-3 non era il modulo giusto. Calhanoglu è tornato a giocare nel suo ruolo, è venuto fuori Castillejo, è venuto fuori Rebic, è venuto fuori Saelemaekers. È il campionato più aperto degli ultimi 5-6 anni”.
Ci sono le basi per sfruttare questo momento di incertezza per ripartire?
“Nei momenti di incertezza, di solito, il vecchio ritorno. Mi dicono che stia tornando di moda il nome di Tavecchio per le prossime elezioni. Spero che non sia così, il calcio italiano ha bisogno delle riforme importanti. Il momento è pessimo per le finanze, sappiamo che la Lega di Serie A ci rimette 400 milioni di euro per il COVID-19 ed è un problema enorme, hanno anche chiesto dei ristori al Governo che, al momento, non sembra disposto ad accettare, ci sono problemi importanti. È il momento di fare riforme epocali, ma non è facile perché saltano fuori vecchi gattopardi”.