La redazione di Canale Roma ha avuto il piacere di intervistare l’Avvocato Cristian Zambrini dello Studio Zambrini di Lecce, specializzato in diritto sportivo e consulente per società e associazioni sportive anche per la gestione di contenziosi innanzi agli organi di Giustizia Sportiva.
Al termine di una stagione particolare dal punto di vista giuridico-sportivo legato al mondo del calcio, l’avvocato Zambrini ci ha detto la sua sulla vicenda Garcia-Tosel, sulla deroga concessa e scaduta a Lotito relativamente alla gestione contemporanea di più società professionistiche, sulle eventuali sanzioni legate all’inchiesta sul calcio scommesse per chiudere sulla scelta della Roma di non presentare il ricorso in seguito alla squalifica della Curva Sud.
Alla luce di quanto dichiarato da Garcia sul fatto che in Italia la giustizia sportiva sia limitata ad un “uomo solo” mentre in altri paesi esiste una commissione, qual è la sua posizione?
“Quanto riferito da Garcia è vero solo con riferimento ad un ristretto numero di controversie e, peraltro, solo in primo grado.
Il Codice di giustizia sportiva prevede, infatti, in primo grado, che solo le questioni connesse allo svolgimento delle gare (regolarità e omologazione dei risultati, degli impianti, dello status e del comportamento di tutti i partecipanti alla gara), siano di competenza di un singolo giudice sportivo nazionale. Nello specifico attualmente la carica, quadriennale con possibilità di rinnovo per solo due volte, è rivestita dal Giudice Tosel.
La scelta operata dal Consiglio federale poggia su ragioni di celerità per garantire il rapido e regolare svolgimento delle competizioni. La storia cambia in secondo grado. Le medesime materie, in caso di opposizione alla sentenza, sono, infatti, disciplinate dalla Corte sportiva d’appello. Tale organo è collegiale ed è composto da un minimo di tre giudici.
Peraltro le medesime questioni che, però, non abbiano rilevanza nazionale sono attribuite ai vari giudici sportivi territoriali che sono disseminati su tutto il territorio della penisola.
Per tutto ciò che non riguardi lo svolgimento delle gare o che possa stimolare l’intervento della Procura federale, quindi illeciti sportivi, amministrativi ecc, la competenza è attribuita, sia in primo che in secondo grado, a due organi collegiali: il Tribunale federale e la Corte federale di appello.
Si comprende, pertanto, come le affermazioni dell’allenatore giallorosso siano solo il frutto di una conoscenza superficiale della normativa”.
Le NOIF vietano di gestire più società di calcio appartenenti al mondo professionistico: come e perché è nata questa norma? questa regolamentazione interna alla federazione ha una validità dal punto di vista giuridico? Chi e come può variare le regole in corsa?
“Certo, la normativa dell’ordinamento sportivo ha piena validità anche in quello statale. Con la legge n. 280/2003 l’ordinamento giuridico italiano ha riconosciuto l’autonomia dell’ordinamento sportivo ed esso, nei limiti della propria competenza e con la sua specifica normativa, disciplina la propria vita e quella dei propri utenti. Le Noif sono, nello specifico, le norme organizzative interne della Federazione italiana giuoco calcio.
Con riferimento alla gestione delle società, l’articolo 16 delle Noif stabilisce che “non sono ammesse partecipazioni o gestioni che determinino in capo al medesimo soggetto controlli diretti o indiretti in società appartenenti alla sfera professionistica o al campionato organizzato dal Comitato Interregionale”. Un soggetto assume una posizione di controllo di una società quando allo stesso, ai suoi parenti o affini entro il quarto grado siano riconducibili, anche indirettamente, la maggioranza dei voti ovvero un’influenza dominante in virtù di una notevole partecipazione azionaria. In pratica, un soggetto non può “controllare” più società appartenenti alla sfera professionistica o alla serie D.
Tale divieto è stato concepito per evitare conflitti di interessi che possano concretizzarsi anche in movimenti, più o meno “giustificabili”, di denaro e giocatori tra le società riconducibile al medesimo soggetto”.
Nello specifico ci piacerebbe avere qualche chiarimento in più sulla posizione Salernitana-Lazio-Lotito
“Molto semplice. Lotito è Presidente della Lazio dal 2004 e comproprietario della Salernitana dal 2011. L’anno successivo all’acquisizione da parte dell’imprenditore romano, la squadra campana venne promossa in Serie D e il Consiglio Federale concesse una deroga a Lotito per consentire alla Salernitana di “riorganizzarsi dopo tale promozione”. La deroga si è, tuttavia, trasformata in una proroga ad libitum tant’è che dall’acquisizione della società campana sono passati ormai più di 4 anni.
Tutto a dispetto della normativa. L’inosservanza di tale divieto dovrebbe, infatti, costituire illecito con conseguente applicazione delle sanzioni previste dal Codice di Giustizia Sportiva! Nel caso specifico le sanzioni sono la sospensione dei contributi federali ed, in caso di permanenza dell’inosservanza del divieto, le società oggetto di controllo non dovrebbero essere ammesse al Campionato di competenza.
Non mi risulta, tuttavia, che tali sanzioni siano mai state applicate”.
Inchiesta calcio scommesse: un suo giudizio sulla posizione di Mauri e le possibili conseguenze dell’inchiesta; la Lazio potrebbe rischiare qualcosa dal punto di vista sportivo?
“Per quanto riguarda la posizione di Mauri non posso al momento fare alcun tipo di commento. Non avendo accesso ai documenti ufficiali le uniche informazioni di cui dispongo sono solo quelle che provengono dalle varie testate giornalistiche.
Nonostante sembrano pesanti le accuse mosse da Ilievsky contro il capitano della Lazio, per politica professionale preferisco attendere le risultanze ufficiali della Procura prima di emettere qualsiasi giudizio. È, comunque, fuor di dubbio che, nel caso in cui dovesse essere accertata la partecipazione di Mauri nel compimento di qualsiasi tipo di illecito, la società laziale verrà sanzionata per responsabilità oggettiva.
Per il principio di afflittività se dovesse essere emessa la sanzione prima del termine di questo campionato, la Lazio sconterebbe gli eventuali punti di penalità sulla attuale classifica. In caso contrario la società laziale potrebbe iniziare la prossima stagione con un pesante segno meno”.
Chiudiamo con le polemiche Pallotta-Curva Sud: secondo lei c’erano i presupposti per la chiusura della curva? A suo parere quale sarebbe stato l’esito di un eventuale ricorso?
“Gli striscioni ed i cori lanciati dalla Curva sud nel corso della partita contro il Napoli sono stati scandalosi e, assolutamente, da stigmatizzare. La scelta della dirigenza giallorossa di non proporre ricorso avverso la sanzione è stata esemplare. Un segno di rottura contro le frange più becere della tifoseria romana.
A mio avviso un eventuale ricorso sarebbe stato, peraltro, rigettato poiché la motivazione sottesa alla decisione di Tosel era di impedire che potessero verificarsi nuovamente episodi di tale genere. Se la Roma avesse impugnato la sanzione avrebbe, implicitamente, avallato e difeso tali condotte. Sarebbe stato un gravissimo errore”.
Domenico Rimedio