Non si parli di sfortuna! Non si possono giocare 10′ su 90, ma da quelli si riparta!

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Quello che resta negli occhi è il palo di Salah e la traversa interna dopo il volo di Reina che toglie la sfera dalla rete prima, e dai piedi di Rudiger poi. Ma questi sono alcuni flash di una gara durata 90′, gli ultimi di un match che doveva far capire se quello con la Lazio fosse solo uno scivolone o la solita routine della Roma. Abituata a grandi cavalcate, come a sonori tonfi. 

Ma questo, nonostante si cercherà di minimizzarlo, è più pesante di quello di Coppa Italia. In 3 giorni i giallorossi, gettano alle ortiche una gran parte della ottima stagione fin qui disputata.

Dopo 4 anni torna a perdere un derby, meritatamente, e dall’inizio del campionato subisce una sconfitta in casa dopo che le aveva vinte tutte.

In 180′ Spalletti e i suoi uomini mostrano il peggio di se, la sontuosa Roma di neanche una settimana fa, vista a San Siro, è solo un lontano ricordo. Ora negli occhi e nella mente c’è solo una doppia delusione cocente.

Due prove insufficienti e consecutive, ma con molte affinità; l’avversario che merita ampiamente la vittoria, Spalletti che cambia alcuni giocatori rispetto alla formazione tipo, una Roma che parte abbastanza forte ma che si spenge dopo pochissimi minuti. E ancora un Dzeko senza sostituti, mai entrato in partita e mai servito degnamente, Fazio che perde il confronto con l’attaccante veloce e Nainggolan che scompare per il pressing avversario.

Molte certezze di questi ultimi tempi dunque, sono sparite; sciolte come la neve al sole.

Eppure neanche 7 giorni fa tutti erano rimasti estasiati dalla prova di Milano, l’Italia calcistica celebrava la Roma di Spalletti.

Forse i troppi complimenti ed elogi hanno dato alla testa al tecnico, che è perfetto quando non deve scegliere, ma sbaglia spesso quando ha tra le mani più di 11 titolari. Da mercoledì ad oggi 4 cambi ma non quello giusto. Facile dirlo a posteriori che Fazio andava lasciato in panchina, ma il duello con i velocisti laziali aveva fatto intravedere i limiti del possente ex Tottenham, eppure ci sono voluti i due gol del belga per richiamarlo.

Ovviamente la colpa non va scaricata sul miglior giallorosso dell’anno, insieme a Nainggolan, ma i 48′ di oggi, se sommati ai 90 in Tim Cup, danno un solo inequivocabile verdetto.

Come del resto chiaro si evince dal match odierno, che la Roma, nonostante le smentite del mister di Certaldo, sia un po’ stanca, che alcuni trascinatori avrebbero bisogno di tirare il fiato, ma i sostituti non sono all’altezza. Scarsi? No, meno forti dei primi certo, ma forse anche demotivati per il poco minutaggio concesso durante l’arco della stagione.

Ora però che si avrebbe bisogno di loro, nessuno risponde presente.

Come nessuno dei titolari ha risposto all’appello dei commoventi tifosi accorsi questa mattina a Trigoria per motivarli. In molti degli undici scelti avranno apprezzato il gesto, ma nessuno è riuscito a mettere in campo la voglia di chi la Roma la sostiene sempre e comunque.

Tornando al principio, però solo nel finale si è vista la Roma arrembante degli ultimi mesi, ma troppo poco per poter pareggiare. I romanisti non meritavano il 2-2, nonostante le occasioni perché le gare durano 90′.

Sarà stata anche la sfortuna certo, ma per poter crescere e per poter sperare un giorno di duellare seriamente con la Juventus, allora, si parli degli 80′ e non dei 10 e non si releghi l’insuccesso casalingo contro i partenopei, solamente all’avversità della dea bendata.

Edoardo Albanese

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