Domani sera allo Stadio Olimpico andrà in scena la gara numero 85 tra Roma e Inter. Una partita importantissima per la classifica delle due squadre, ma anche un match che rievoca anche tanti ricordi, vicini e lontani. Soprattutto per chi ha indossato e onorato quella maglia portandola al triplete e ora, nonostante gli anni e gli acciacchi, con lo stesso ardore e voglia indossa quella giallorossa. Infatti per il numero 13 della Roma, Maicon, la gara di sabato ha un sapore particolare: “Sicuramente non sarà una gara qualunque”.
Che gara immagina?
“Sicuramente la sfida contro l’Inter ha un sapore particolare per il passato che ho avuto nella società nerazzurra”.
La sfida ha un peso importante anche per la posizione in classifica delle due squadre?
“Certamente. Una partita difficilissima e al tempo stesso importantissima. Siamo molto vicine in classifica e i tre punti per noi potrebbero determinare un bel distacco. Io ho fiducia”.
Tatticamente la gara sarà impegnativa?
“Sarà una partita studiata a tavolino da entrambe le squadre. Loro hanno giocatori importanti che fanno benissimo. Noi la stiamo preparando al meglio in allenamento, per arrivare a dare tutto sabato sera”.
L’Inter ha iniziato la stagione molto bene, poi ha avuto una flessione. Ora è in ripresa con due vittorie consecutive con Palermo e Bologna, come la vede?
“Ha iniziato benissimo, ha vinto partite difficilissime e sembrava avere le potenzialità per concorrere allo scudetto. Poi ha avuto una flessione e nel campionato italiano succede. E le squadre che erano dietro ne hanno approfittato. Ora è tornata a fare un buon calcio, ha dimostrato il suo valore e vogliono un posto in Europa”.
Chi di loro fa più paura?
“Temo il gruppo e la forza che parte dalla panchina. Mancini è un grandissimo, conosce il calcio alla perfezione e sa dare motivazioni ai suoi”.
A proposito di Mancini, ha condiviso con lui molti anni. Che rapporto avete?
“È un bravissimo allenatore e una grandissima persona. Quando sono arrivato all’Inter mi ha aiutato molto. Non è facile ambientarsi nel calcio italiano per uno straniero e lui mi ha dato consigli preziosi. Un pezzo importante della mia crescita nel vostro calcio la devo a lui”.
Dopo l’Inter ha vissuto una parentesi non fortunata in Inghilterra, al Manchester City.
“Fu una scelta non facile, ma era il momento di cambiare. Il City aveva un progetto ambizioso che stava partendo e mi ha convinto. Purtroppo non è andata bene. Non ho colpe da attribuire né alla società, né all’allenatore. Mi sono infortunato alla seconda giornata e poi è andata sempre peggio. Sono stati mesi difficili ma importanti per la mia crescita; è facile avere la consapevolezza della propria forza quando tutto va bene, invece forma il carattere continuare a credere in te nei periodi neri. Così si cresce”.
E poi come mai arrivò proprio la Roma?
“È la squadra più importante, la squadra della capitale. Questa società mi ha dato l’opportunità di provare al mondo del calcio che ero ancora vivo. Il direttore Sabatini è stato il primo a volermi. La prima volta che ci siamo guardati negli occhi abbiamo riconosciuto gli stessi obiettivi. Devo ringraziare Garcia, che è arrivato con me, per avermi dato l’opportunità di giocare ad un gran livello. Spero di non aver dimenticato nessuno… i tifosi mi auguro di aver ringraziato loro sul campo”.
Nessun dubbio sulla scelta?
“È stato facile, avevo incontrato la squadra giallorossa tante volte da avversario. Era ed è stata la miglior scelta da fare. Giocare contro la Roma è sempre stata la partita che mi dava più fastidio”.
Ricorda la prima emozione in giallorosso?
“Quando ho segnato il primo gol contro il Verona. Fu toccata dal difensore avversario (Cacciatore, ndr), ma lo considero mio. Me lo tengo stretto”.
Si sente la mancanza della Sud?
“Sicuramente. La Curva dà la spinta nei momenti di difficoltà. Da quando sono a Roma i tifosi non hanno mai fischiato nei novanta minuti. Sono il dodicesimo uomo in campo”.
Da avversario aveva già incontrato anche Spalletti.
“Era la partita più difficile del campionato anche per questo. Il mister ha sempre studiato molto l’avversario, ci conosceva e sapeva gestire i suoi”.
Cosa ha portato l’arrivo del mister a Trigoria?
“Dal primo giorno, quando ci siamo stretti la mano ci siamo “detti” con lo sguardo che ci saremmo aiutati. È un grande allenatore e lo dico perché lo ho affrontato tante volte. La voglia di lavorare con lui non manca. Sono contento che sia venuto”.
Quanto conta che conosca già la realtà romana?
“Molto, conosce bene l’ambiente e si vede. Ha già imposto la sua filosofia di lavoro e noi giocatori in campo abbiamo capito cosa vuole da noi”.
Ci sono stati cambiamenti radicali nel vostro lavoro?
“Ogni allenatore ha il suo metodo e Spalletti in campo ci fa lavorare tantissimo. Sin dal suo arrivo ha avuto parole precise nei confronti di giocatori e tifosi e i frutti si vedono. Conosce il calcio italiano meglio di chiunque”.
Prima di salutarci: è Florenzi il nuovo Maicon?
“Sicuramente con quello che sta facendo ha dimostrato di avere grandi potenzialità di ulteriore crescita. Può fare benissimo in questo ruolo”.