Mario Rui è stato intervistato per l’AS Roma Match Program:
La gara con la Lazio in campionato segnò il suo ritorno con il gruppo e l’esordio stagionale in panchina. Come si sente oggi a distanza di qualche mese?
“Diciamo che sto molto meglio visto che è passato qualche mese. Quella era la fase del rientro dall’infortunio, e sicuramente non ero al cento per cento di condizione. Mi mancava il ritmo partita, minuti in campo, fare allenamento ad alta velocità. Sono cose che si ottengono solo dopo aver fatto tanti allenamenti. Penso di aver raggiunto una buona condizione, manca qualche cosina ancora ma è solo questione di tempo. A livello personale mi deve tornare un po’ di fiducia, però mi sento quasi al cento per cento”.
Cosa le rimane dell’infortunio avuto? Strootman ha dichiarato di essere uscito più forte da quel periodo. Lei?
“Dal punto di vista caratteriale sono cresciuto molto. Non avevo mai affrontato un infortunio del genere, è stato il mio primo stop grave. È stata una sensazione forte, non sapevo a cosa sarei andato incontro. Però con l’aiuto di tutti ho potuto svegliarmi ogni mattina con il sorriso e affrontare la giornata con ottimismo. Quello mi ha aiutato tanto”.
Su cosa deve ancora migliorare?
“Sicuramente posso migliorare in tutto. Prima dell’infortunio sapevo già di dover migliorare in tutto e oggi, dopo essermi infortunato, ancora di più. Spero di recuperare fiducia in me e di tornare a fare quello che facevo prima”.
Ora di nuovo di scena la Lazio: cosa è successo nella gara di andata?
“È difficile dirlo così, il derby è una gara a parte, c’è sempre una storia diversa in ogni partita. È stata una brutta sconfitta, sicuramente non meritavamo di perdere con due gol di scarto. Sappiamo che possiamo ribaltare il risultato”.
Ora c’è la possibilità di recuperare le due reti e rimettere in piedi la gara, come affronterete la partita?
“La cosa più difficile è il risultato, prepararla è molto facile. Siamo sotto di due gol quindi l’unica possibilità è cercare la vittoria e di fare gol il prima possibile”.
Crede che la gara con il Lione possa essere d’insegnamento per affrontare in modo giusto il ritorno di coppa?
“Sicuramente ci ha dato qualcosina in più rispetto a prima. Fino a quella partita non ci era mai capitato di dover ribaltare un risultato negativo. Anche se non è andata a buon fine abbiamo visto che le possibilità di raddrizzare la partita ci sono. Abbiamo dato un’altra dimostrazione che siamo una squadra forte. Speriamo di ripeterci contro la Lazio”.
Chi teme degli avversari?
“È forte tutta la squadra, ha buoni giocatori. Penso comunque che la loro forza sia il collettivo”.
Racconti quando di recente è andato a trovare l’Empoli in occasione della gara all’Olimpico con la Lazio in campionato…
“Semplicemente sono andato a trovare la mia ex squadra quando sono venuti a Roma per giocare contro la Lazio… Sono rimasto legato a molti giocatori, allo staff, nulla di strano”.
Le barriere sono state rimosse e la Curva rientrerà allo stadio. Quanto conta la spinta del tifo?
“Penso che sia molto importante, si è visto già contro il Lione. Anche se eravamo sotto di due reti, con la loro forza, ci hanno dato la forza di continuare a spingere per cercare il risultato. Con il loro appoggio sarà più facile perché abbiamo qualche forza in più”.
Crede di aver capito che significato ha il derby a Roma?
“Anche quando non ero ancora alla Roma era evidente quanto fosse importante questa gara. Poi ho avuto la possibilità di vivere da vicino due derby, uno lo abbiamo vinto e l’altro perso. Un’esperienza magnifica poter giocare una gara del genere…”.
Quanto è differente per un calciatore vivere in un ambiente tranquillo e a misura d’uomo come Empoli e poi passare in una realtà metropolitana come Roma?
“È molto diverso, perché ad Empoli non c’è la stessa pressione. La gente è bravissima, però ti danno molta più libertà, in qualche modo più tranquillità. A Empoli puoi uscire di casa, fare una passeggiata in centro senza che nessuno ti fermi. Qui è un po’ diverso, ma è bello ricevere l’apprezzamento della gente quando sei in giro…”
In questo campionato la Roma ha giocato sia con la difesa a quattro che con quella a tre con l’esterno sinistro un po’ più avanzato, cosa cambia per lei nei due ruoli?
“All’inizio ho avuto qualche difficoltà in più perché negli ultimi anni avevo giocato con la difesa a quattro, però piano piano mi sto adattando a questo ruolo e alla fine non cambia moltissimo. Il terzino è un po’ più avanti, ma comunque deve fare la fase difensiva. Sicuramente hai un po’ di libertà in più per poter attaccare”.
Da Empoli a Roma ha avuto Sarri, Giampaolo, Spalletti: chi tra i suoi allenatori le ha dato di più e cosa hai imparato da ciascuno?
“Sono tre allenatori fortissimi, preparati, tra i migliori del calcio italiano. Tutti e tre sanno bene come far giocare la squadra, si vede bene ogni domenica. Tutti e tre mi hanno dato molto”.
Quali le differenze, se ci sono, tra di loro?
“Sì, ci sono delle differenze. Ogni allenatore ha qualcosa in più o in meno rispetto agli altri. La qualità che hanno in comune è l’intento di fare giocare un bel calcio alle loro formazioni. Tutti e tre scendono in campo, pensando di poter vincere tutte le partite”.
Nel ruolo di terzino sinistro aveva un idolo da bambino?
“È una storia particolare perché io non facevo neppure il terzino sinistro da bambino. Il mio idolo è sempre stato Roberto Carlos, perché mi ricordo che i primi giochi della Playstation avevano i nomi tutti sbagliati. La coppia di attacco era Ronaride e Roberto Larcos che erano in realtà Ronaldo il fenomeno e Roberto Carlos. Io, come tutti, mettevo davanti Roberto Carlos perché era piccolo e velocissimo e aveva un tiro impressionante. Da lì è iniziato a piacermi Roberto Carlos, e poi non so se sia stato il destino, però ho cominciato a giocare anche io in quel ruolo”.