Le pagelle di Roma-Spezia

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De Sanctis 2; Maicon 2, Rudiger 2, Castan 2, Emerson 2; Ucan 2, Vanqueur 2, Pjanic 2; Iturbe 2, Dzeko 2, Salah 2. Subentrati: Florenzi 2, De Rossi 2, Digne 2.

GARCIA E SOCIETA’ 2

Dopo la vergognosa sconfitta in campionato con l’Atalanta demmo a tutti 3, pensando che avevano toccato il fondo. Invece il peggio doveva ancora venire ed è arrivato in questa clamorosa e meritata eliminazione negli ottavi di finale di Coppa Italia contro lo Spezia, l’undicesima squadra di Serie B, per di più in un tabellone che spianava la strada della finale alla Roma. Dunque 2 a tutti, allenatore compreso, perché quello che abbiamo visto nei 120’ di gioco non lo avevamo mai visto prima in una partita della Roma. Zero occasioni da gol; gioco inesistente; personalità assente; demotivazione totale e generale; zero amor proprio; sensazione data ai tifosi di giocare solo per i soldi e di fregarsene di dignità e colori; zero, di conseguenza, attaccamento alla maglia e rispetto per chi, nonostante tutto, era comunque allo stadio o davanti alla televisione. Le colpe di Garcia sono evidenti come le lacune tattiche e di gioco della sua squadra, che da ormai un anno non produce più nulla in fase offensiva. Dunque è ora di mandarlo via, mettendo al suo posto un mister con le palle (tanto per usare un eufemismo…) che sappia scuotere questo gruppo di giocatori che sembra rammollito dal ponentino romano. Campioni che più che tali sembrano bidoni, tante ne sbagliano in modo quasi grottesco e, se vogliamo, anche comico, se non ci andassero di mezzo i sentimenti dei tifosi che per questa maglia soffrono davvero. Ma dopo Garcia se ne vadano anche quelli che hanno costruito questa squadra capace di inanellare solo figuracce e scempi calcistici. In primis Sabatini, che l’ha riempita di stranieri senza anima ma con il portafoglio gonfio ripudiando, chissà perché, i giocatori italiani, che forse un po’ più di sentimento e amor proprio ce lo mettono. Per non parlare dei romani, attaccati davvero a questi colori ma emarginati dalla società, come Totti, ad esempio. Chiedetevi perché non parla più e vi darete la risposta. E poi Baldissoni, vox di Pallotta che sta a Boston e forse non sa neppure come si gioca a pallone, che non è il basket o baseball. Insomma, repulisti generale e si ricominci daccapo. Con dirigenti attaccati alla maglia che sappiano trasmettere questo sentimento ai giocatori. Con un allenatore che se si perde e si fanno figuracce si incazza davvero e con giocatori di personalità che in campo diano il fritto, anche se tecnicamente inferiori a quelli che ci sono oggi. La gente non va più allo stadio per tanti motivi, tra i quali c’è anche quello di non riconoscersi in un gruppo che non lotta, perché il tifoso della Roma non ha mai vinto tanto in vita sua, ma dai suoi giocatori ha sempre avuto maglietta sudata e grinta. Qui nacque il detto “chi si ritira dalla lotta è un gran figlio de ‘na mignotta”. Questi si ritirano tutti troppo spesso.

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