Derby strano quello di ieri sera, sicuramente figlio delle fatiche, fisiche e mentali, di coppa per entrambe le compagini. La Roma in realtà ha dato un’impressione di svagatezza e poca concentrazione, come a non considerare importante una stracittadina che, al di là del primeggiare sui cugini, aveva un’importanza per i piazzamenti Champions. La Lazio è apparsa già dall’inizio, stanca ed imprecisa ma anche più vogliosa di imporre il proprio gioco. Molti lisci e pochi appoggi da parte del centrocampo giallorosso, anche se gli unici pensieri i biancocelesti li portano proprio su distrazioni singole più che su azioni create da loro e, sul finale di tempo, uno spento Nainggolan pesca in solitaria Bruno Peres che, solo davanti al portiere colpisce il palo.
Nel secondo tempo lo spartito non cambia e la Lazio schiaccia ancora di più i giallorossi e comincia a creare più di un pericolo alla porta di Alisson (che per la verità a fine gara non avrà fatto neanche una parata), complice un Milinkovic-Savic ispirato e un De Rossi che, per fortuna, non riesce a replicare lo “splendido” autogol del Camp Nou. Per fortuna al subentro del vivace Lukaku (inspiegabile il mancato impiego del belga per lasciare il posto al Totem biancoceleste Lulic) risponde Radu che, già ammonito, stende Under lanciato a rete. Proprio in 11 contro 10 la Lazio ha la sua migliore occasione: liscio in area di Kolarov e El Shaarawy anticipa Marusic pronto a battere un rigore in movimento. Partita quasi in ghiaccio quando nel giro di 2 minuti si sveglia uno stanco Dzeko che prima di testa costringe Strakosha ad una bella parata e poi coglie una clamorosa traversa, seguita poco dopo da un potentissimo diagonale di poco a lato.
Il risultato tutto sommato è accettabile, visto anche il pareggio dell’Inter a Bergamo il giorno prima, ma certo rimane il rimpianto, non solo di aver preso altri due legni e quindi potersi appellare alla sfortuna, ma soprattutto il fatto che la Roma, senza tanti sforzi, ha comunque preso un punto in casa di una rivale forte e magari, con poca testa e carattere in più, avrebbe potuto fare bottino pieno. La Lazio è stata sì più volenterosa ed aggressiva, ma qualitativamente non ha offerto una grande prova e una grande squadra ha l’obbligo di provarci.
Buon punto ma rimane l’incognita se la Roma sia vicina ad una crescita mentale o ancora la strada sia lunga. Alla fine aveva ragione il mister che, parlando del modulo tattico, diceva che in realtà conta l’atteggiamento. In effetti sembra che, più che il 3-5-2 (3-4-2-1 o 3-4-3 che dir si voglia), col Barcellona abbia vinto il carattere e la voglia di riscatto, così come ieri ha vinto la stanchezza, la distrazione e la paura di un derby perso.
Schick non ha purtroppo confermato la buona prova di Champions, rimandato a Settembre.