La Roma si ferma sullo 0-0 contro l’Empoli di Martusciello e mantiene il secondo posto. Le inseguitrici accorciano e fanno sentire il fiato sul collo, mentre la capolista Juventus allunga come previsto.
O almeno così si pensava ad agosto, anche se ieri sera in molti hanno tifato per la squadra di Sarri e hanno pensato al possibile tricolore, visto il grigio gioco espresso dagli undici di Allegri. Questo repentino cambio di vedute è tipico del tifoso giallorosso; ama deprimersi dopo un pareggio, sogna la finale di Champions dopo una vittoria.
Non è folle o stupido, semplicemente ama la propria squadra in maniera viscerale. Dimenticandosi però delle mille altre sfumature che possono avere i sentimenti.
Così in molti oggi parlano solo delle parate del fenomeno Skorupski, tralasciando che tra il 20esimo e il 70esimo minuto del match non ci sono state azione degne di nota. Come espresso in maniera lucida e diretta da De Rossi, che oggi festeggiava i 15 anni dall’esordio (Complimenti!):”Dopo i primi 10′ la squadra ha pensato che fosse tutto facile”, e che forse l’estremo difensore polacco, in prestito proprio dalla Roma, prima o poi, avesse smesso di fare -Superman e avrebbe rimesso gli occhiali da semplice Clark Kent. Invece non lo ha fatto, anzi chi ha smesso di tirare è stata proprio la Roma.
Si è sentita sazia. Ha abbassato la guardia e alla fine, e solo alla fine, si è accorta del tempo che era trascorso. Con Skorupski che però era rimasto attento e miracoloso.
Vista la prestazione del giocatore dalla discutibile pettinatura, un capitolo a parte, merita il discorso sugli ex. Chi gioca contro i colori giallorossi, dopo averli indossati, infatti, spesso e volentieri interpreta un’ottima prestazione. Mentre chi fa il percorso inverso, vedi oggi Paredes, spesso rimane molle.
C’è chi parla di congiunzioni astrali avverse, chi di poca fortuna, chi di punizioni divine, mentre ragionando un po’ sulle possibili motivazioni, una soluzione appare logica.
In molti di essi quando hanno giocato per i colori capitolini sono stato fischiati, sbeffeggiati o denominati con nomignoli poco carini, allora appare chiaro che alla prima occasione tentino di rifarsi, contro chi ha preferito passare per fenomeno nell’inventare il soprannome più buffo, invece di tifare per la propria squadra.
Perché in fondo bisogna essere i primi a dire, al primo pallone sbagliato:“te l’avevo detto che era scarso!”
Il “bel” gioco è costato, negli anni, tanti punti alla Roma. Troppi.
Ma in fondo è meglio urlare il proprio dissenso, che confortare chi ha commesso l’errore; pensare alla Juventus e a come recuperare punti sulla prima, piuttosto che salvaguardare la seconda posizione e tirare per tutti i 90′ fino a che lo Skorupski di turno, ceda per ko.
Semplice a parole, ma non nei fatti. Ma magari se la Curva tornasse allo stadio, molti brusii non si sentirebbero e molti fischi verrebbero coperti dagli applausi.
Anche se il calore non sistemerebbe tutto, per quello ci vogliono mentalità, continuità nel lungo e nel breve periodo e, soprattutto, campioni. Ma forse eviterebbero nuovi ex, carichi per il futuro.
Immaginate, fermatevi solo per un momento a pensare, infatti, se Dzeko fosse andato in un’altra squadra italiana lo scorso giugno…
Edoardo Albanese