Dopo oltre due mesi di silenzio è tornato a parlare Francesco Totti. Questa volta nessuna battuta di spirito, nessun accento sul suo essere romano, nessuna caricatura. Il ragazzino di Porta Metronia mai come questa sera è apparso come un uomo davanti alle telecamere. Nessuna gota rossa, nessun accenno di quella timidezza che lo ha sempre contraddistinto, quel ragazzino è cresciuto con noi, è invecchiato con noi, ma il fatto che non abbia più bisogno della nostra mano per attraversare la strada non significa che debba restare solo.
Momento sbagliato? Forse si, ma c’è un momento giusto? Parlare in modo duro quando le cose vanno “bene” (bene…) è forse più sbagliato di farlo quando le cose vanno male? Non è forse più vile attendere un periodo nero per affondare il colpo? Certo che lo è. Il momento quindi è più che giusto. Bravo Capitano.
Parole destabilizzanti per il gruppo? E quando (forse a ragione, per carità) mister Spalletti ha detto a più riprese che in questo momento la squadra non ce la farebbe a supportare e sopportare la presenza di Totti dal punto di vista della corsa? La destabilizzazione di un gruppo vale più della destabilizzazione di un Uomo? Oggi ci è stato spiegato che il Capitano non deve isolarsi, deve sentirsi dentro al gruppo. Non c’è un minimo di incoerenza in questa affermazione rispetto ai concetti che ci sono stati spiegati nelle ultime settimane? “La squadra non può permetterselo” è stato dichiarato ad As, “Non deve isolarsi” è stato detto oggi. Forse è proprio questo il rispetto di cui parlava il Capitano al TG1, forse è questo che voleva sentirsi dire vis a vis.
Con l’età forse sono questi i falli che Totti non riesce proprio più a digerire. Oggi chiedere ad un tifoso di scegliere tra Roma e n. 10, tra Capitano e allenatore, tra gruppo e singolo, è come chiedere ad un bambino se scegliere tra mamma o a papà.
“Io so de’ ‘a Roma, mica de Totti”, potete leggere sui vari social, “Er capitano ha fatto bene” subito sotto.
Cui prodest? Né al primo né al secondo, non alla Roma e non a Totti. Spalletti ha parlato, Totti ha risposto, il maledetto topino continua a girare e le grasse pance che in questi anni si sono arrotondate parlando e scrivendo di Francesco si mettano l’anima in pace, la dieta sta per iniziare.
L’addio al calcio di Totti è vicino ma fatemi il favore, risparmiate la frase che tutto passa e la Roma resta perché questa storia è diversa. Nella nostra bacheca c’è poco, ma alcuni trofei li vediamo solo noi, sono solo nostri, neanche la polvere osa posarsi su di loro. Quelli sono i trofei di cui vado più orgoglioso, e la metà di essi in quella bacheca ce li ha messi proprio Lui. Quindi quando smetterà la Roma non resterà intatta, dimenticatevelo. Quando Totti smetterà un pezzo della A di Roma smetterà con lui. Continueremo a leggere la parola per intero ma ai più attenti non sfuggirà che a quella lettera, quella finale, quella che completa il nome più bello, quel nome pronunciato da tutti noi dopo aver imparato a dire mamma e papà, manca qualcosa, qualcosa di impercettibile che non tutti noteranno, ma solo quelli che riescono a vedere quella bacheca immaginaria di cui sopra, quella senza polvere.
Ora giù con gli insulti perché noi siamo così, “questa curva non si divide” ma è già da un bel pezzo che la divisione ce la siamo fatta da soli. Roma ti amo, Totti ti amo, io tra di voi non scelgo, io mi tengo entrambi
A Stefano, a quegli abbracci che ci siamo dati in curva, la nostra
Domenico Rimedio
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Bellissimo !
E’ stupendo grazie di avermelo dedicato ma talmente bello che devi dedicarlo a te stesso, tra gli ultimi romantici che non regalerebbe il Colosseo per la gioia di un trofeo.
Ti voglio bene Stefano