L’ex difensore romanista, ospite della trasmissione “Bar Forza Lupi” su Centro Suono Sport 101.5 fm, rievoca alcuni momenti della sua carriera in giallorosso ed affronta anche i problemi relativi al calcio legato all’emergenza coronavirus.
Come procede questa quarantena?
“Sta divendando una cinquantena…
Del resto, che devi fare? Ti adatti, mi sono organizzato un pò con una mini palestra in casa e mi dedico al giardinaggio. Questo faccio per ammazzare il tempo. Tutte cose che non avrei fatto se non ci fosse stata questa prigionia”.
Sul tuo profilo Facebook hai pubblicato una foto con la storica maglia Pouchain. È un caso?
“No, ho visto di fuggita la foto della nuova maglia della Roma. Sotto l’aspetto cromatico potrebbe avere una somiglianza con quella Pouchain: la nostra, però, era molto più bella. Così ho voluto pubblicare una mia foto, immaginando che quella divisa storica sia rimasta nel cuore di tantissimi tifosi.
Sul petto, tra l’altro, c’era il lupetto di Gratton”.
Come fu il debutto di quella maglia?
“Ci chiamavano i ghiaccioli, come i gelati “arcobaleno” di quel tempo, che erano fatti di diversi colori”.
La prima volta con quella divisa fu la dodicesima giornata del 78-79, tu eri in campo e la Roma vinse 1-0 contro la Juve.
“Un motivo in più per sposare la causa di quella maglia che ancora oggi ritengo una delle più belle indossate dalla Roma.
Ce l’hai ancora da parte quella maglia?
“Si, la conservo. L’unico difetto è che il tessuto è fatto in parte di lana, e ricordo che quando pioveva si appesantiva molto”.
Sostituì quella arancione dell’Adidas: in quegli anni, andava di moda il calcio totale dell’Olanda…
“Sì, ma la ricordavamo solo per il colore; il nostro bel calcio arrivò qualche anno dopo”.
Cosa ne pensi riguardo la ripresa del campionato?
“Quando e come? Due domande che per il momento non trovano delle risposte certe, perché siamo in presenza di una situazione devastante. Bisogna andarci con i piedi di piombo. Io capisco lo spettacolo e l’aspetto finanziario di tutte le società di serie A; però, metto davanti la salute di chi dovrà andare in campo.
Tutti gli scienziati sono sempre lì a ricordarci il distanziamento sociale: ma in campo come si farà a mantenerlo? Gli allenamenti si faranno in gruppi di cinque, magari distanziati fra di loro; ma, le partite saranno undici contro undici e ci sarà il contatto fisico. Vorrei capire questo”.
Si prevedono partite ogni tre giorni, con temperature elevate, tipiche dell’estate.
“Vorrei portare l’esempio dei giocatori dell’Atalanta, della Sampdoria e della Juve che hanno avuto la disgrazia di essere presi da questo coronavirus, che non è come un raffreddore.
Ci troviamo davanti ad una polmonite che potrebbe avere delle conseguenze non indifferenti per il futuro e non è detto che si torni come prima, con la stessa prestanza atletica e senza problemi collaterali”.
Potrebbero esserci anche dei condizionamenti mentali?
Certamente. Uno che deve andare a marcare un giocatore della Sampdoria o di altre squadre che sono state a contatto con il virus, cosa penserà? Avrà un briciolo di timore? Io dico che sarà un campionato falsato.
È vero che si sono riposati ma è anche vero che non si sono allenati.
Ci sono troppe problematiche.
In tutto questo, non ho sentito ancora la voce dei calciatori, perché ci potrebbe essere anche qualcuno che vuole restare a casa, vedi Higuain”.
La sensazione è che i tifosi stiano pensando a tutto tranne che alle partite. La volontà dei tifosi quanto conta?
“La componente “tifosi” mi sembra che sia trascurata e non poco.
Il calcio ripartirà a porte chiuse. I tifosi, componente fondamentale, saranno costretti a vedere le partite per TV. Ho visto Juventus – Inter a porte chiuse: una grande tristezza”.