Da Bruno Ballante a Morgan De Sanctis la storia della Roma è stata sempre contraddistinta da una grande tradizione tra i pali e soprattutto da un ricambio generazionale coltivato all’interno dello spogliatoio.
Evitandoci di spingerci troppo in là con la memoria non possiamo comunque non citare Guido Masetti, alla Roma dal 1930 al 1943, campione d’Italia nel primo storico titolo e ancora oggi detentore del record di imbattibilità casalinga in giallorosso, durata ben 7 partite consecutive.
Subito dopo il periodo buio della guerra e degli anni della “Rometta” che retrocesse per l’unica volta nella sua storia, il trentennio che va dal 1960 al 1990 è stato contrassegnato da una serie di portieri diventati quasi mitici nei ricordi dei tifosi giallorossi.
Dal 1960 la porta della Roma fu difesa da Fabio Cudicini, cresciuto alle spalle di Luciano Panetti e titolare fino al 1966 quando il suo secondo divenne titolare per ben 9 stagioni togliendosi anche la soddisfazione di parare un calcio di rigore a Pelè: stiamo parlando di Alberto Ginulfi. In realtà all’epoca Ginulfi dovette superare in graduatoria anche un altro mito prima di diventare padrone della linea di porta: Pierluigi Pizzaballa, mito dicevamo, soprattutto grazie alla rarità con la quale i ragazzini dell’epoca riuscivano a trovare la sua figurina, che allora si attaccava all’album con la coccoina.
Anche dopo l’era Ginulfi la Roma promosse titolare la riserva del predecessore e questa volta toccò a Paolo Conti passare al ruolo di primo portiere dal ’74 all’80, per poi essere scalzato da Franco Tancredi, che proprio con la maglia giallorossa si aggiudicò il titolo di campione d’Italia nel 1983. Il portiere baffuto nella stagione 1974/75 fu il meno battuto della serie A con 15 reti subite, mettendo alle sue spalle altre leggende come Zoff e Carmignani. Tancredi invece, oltre alla fama di para rigori, conquistò un record tuttora imbattuto nella Roma, giocando ben 258 partite consecutive nella massima serie (in assoluto secondo solo a Zoff). L’estremo difensore di Giulianova difese i pali romanisti fino al 1990 e per tutta una serie di motivi la tradizione del secondo che diventa primo si interruppe proprio con lui, anche se sarebbe potuta continuare con Angelo Peruzzi…
Da lì in poi la porta della Roma non ha più visto dei protagonisti assoluti e a parte la parentesi Cervone, tecnicamente molto meno dotato dei sui predecessori, ha avuto tutta una serie di estremi difensori che non hanno mai lasciato il segno in maniera positiva: il “maturo” Konsel con Chimenti, il campione d’Italia Antonioli con Lupatelli e tutta una serie di delusioni a partire da Pelizzoli (importante esborso economico da parte di Franco Sensi), passando per Curci e la colonia brasiliana composta da Doni, Julio Sergio (miglior terzo portiere del mondo) e Artur. Nel dopo Cervone inoltre abbiamo visto tutta una serie di comparse come Zinetti, Sterchele, Berti, Cejas, Zotti e Eleftheropoulos prima dell’altro grande investimento targato Stekelenburg, rivelatosi anch’egli sia delusione che comparsa.
Forse nella testa di Sabatini con l’acquisto di De Sanctis e Skorupski c’era la volontà di un ritorno al passato, quando il primo portiere faceva da scuola al secondo che poi diventava titolare e allo stesso tempo chioccia della sua riserva. Fatto sta che l’operazione è fallita almeno nella seconda parte del progetto, perché se è vero che De Sanctis si è dimostrato il primo estremo difensore all’altezza dal post Tancredi, è anche vero che la crescita di Skorupski non può certamente garantire continuità tra i pali all’interno del gruppo esistente, e non a caso sono molti i nomi dei portieri che si fanno in questa primissima parte di calciomercato (ufficialmente partirà il 1° luglio): gli esperti Mandanda, Ruffier, Handanovic, Boyko, Kasillas Karnezis, Roberto e Romero oltre alle promesse Perin, Scuffet, Horn, Karius e Ryan.
Domenico Rimedio
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