Rubrica, l’analisi dell’avversario: il Genoa. Il guardiano del faro

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il guardiano del faro

Un grifone in casa e un passerotto in trasferta. Rapace e mansueto, irrequieto e dolce. Se si potesse descrivere brevemente l’andamento stagionale, questo sarebbe il modo migliore. 43 punti in classifica, di cui ben 33 tra le mura amiche e soltanto 10 lontano dal proprio nido. Un trend da analisi psicologica, che fa capire quanto contino i propri tifosi. Il cosiddetto dodicesimo uomo in campo è stato il vero alleato di una salvezza stiracchiata, che solo nelle ultime settimane si è concretizzata. Di chi stiamo parlando? Ovviamente del Genoa di Gasperini, prossimo avversario della Roma di Spalletti.

Analisi: Il guardiano del faro. Ad agosto l’umiliazione subita nel finale della scorsa stagione dove, per demeriti burocratici ed economici, venne ribaltata la classifica sul campo, era ancora pesante da digerire. L’immagine dei cugini blucerchiati festanti, perché si erano qualificati in Europa League, nonostante il verdetto del terreno di gioco fosse stato favorevole ai rossoblu, era ancora viva nella mente. L’ottimo lavoro di Gasperini e dei suoi ragazzi fu reso vano dall’incompetenza e dal conto in rosso di un Presidente poco amato dai suoi tifosi.

Nonostante dagli errori si dovrebbe imparare, non è stato così. La nuova stagione portava con sé anche le solite pecche, ma in questo caso sportive. Così quei calciatori che tanto bene avevano fatto furono venduti al miglior offerente, da Bertolacci a Falque, da Fetfatzidis a Kucka, e in cambio, il povero Gasperini, dovette accettare le solite scommesse, i vari parametri zero e qualche sconosciuto da rivitalizzare.

Più che un allenatore in panchina sarebbe servito un mago o un primario di un Ospedale.

Da notare inoltre come di questi talenti ammirati sul campo di Marassi, si siano perse le speranza appena allontanati dal proprio mentore.

Per risposta alle partenze eccellenti, la porta girevole del centro sportivo non smise mai di ruotare, quasi fosse una girandola impazzita. Tachtsidis, Gakpe’, Pandev, Cofie e Ujkani, tanto per citarne alcuni, visto che alla fine furono 12 e solo una manciata di questi fu utile alla causa.

Ovviamente il giocattolo si era rotto di nuovo e bisognava, per quanto possibile, rincollare i pezzi, almeno per renderlo presentabile.

Per fortuna dei tifosi, che nonostante tutto non si scoraggiarono mai, tornando a riempire o almeno a colorare i vari settori dello Stadio Marassi di Genova, e per fortuna del Presidente, per questo lavoro avevano il giocattolaio giusto.

Gasperini infatti, ha compiuto l’ennesimo miracolo sportivo. Il connubio speciale che si creato tra il tecnico nato a Grugliasco e la società di Preziosi ha fatto si che anche per quest’anno il Genoa possa rimanere nella massima serie.

Il viaggio per arrivare a tale obiettivo non è stato dei più semplici. Come detto in precedenza la rosa non è mai stata delle migliori, anche se qualche giocatore dal certo futuro, come Pavoletti o Perin, e dal passato affermato, come Ansaldi, Burdisso e Rincon, hanno aiutato a compiere tale impresa.

Durante il tragitto le sconfitte o le innumerevoli giornate di squalifica ricevute, vedi Perotti e il centravanti Pavoletti su tutti, non hanno mai smosso e scosso l’allenatore rossoblu. Conscio delle proprie abilità, dei propri dogmi, di quel 3-4-3 tutto corsa, scambi e aggressività, ha sempre chiesto calma. Tranquillità anche quando le acque sembravano troppo mosse per raggiungere il porto o per vedere la luce del faro tra la fitta nebbia. Quando i punti tardavano ad arrivare, lui era convinto di potercela fare.

Anche quando a Gennaio il giocatore migliore della rosa, ovvero Perotti, venne ceduto proprio al suo prossimo avversario, non si scompose. Aggrottò la fronte, rimase deluso, perché pensava che non si navigasse sulla stessa barca. Uno cercava di remare verso il porto, l’altro verso la liquidità immediata, senza pensare alle possibili nefaste conseguenze.

Ma il presidente non ci stava a passare per sabotatore, così alle richieste pubbliche di Gasperini rispose con alcuni rincalzi più o meno di livello, con Suso e Cerci a guidar la brigata. Ci volle del tempo per amalgamare di nuovo la squadra ma sembra che a Gasperini sia riuscito l’impossibile anche stavolta.

La fase difensiva dichiarata poco attenta ad inizio campionato, imparò a registrarsi e ad evitare imbarcate. L’attacco a dir poco sterile, trovò delle saltuarie soluzioni alternative ai momenti di appannaggio o di mancanza del bomber Pavoletti. L’attaccante italiano ha infatti caricato sulle proprie spalle tutto il peso offensivo dei grifoni, con una media di assoluto livello, 22 presenze e 11 realizzazioni. Una media del 50% che però sarebbe potuta essere ancora più alta se non ci fossero stati gli infortuni e le varie giornate di squalifica a limitarlo.

Così il Genoa, ancora una volta dato per spacciato, è stato salvato. Nonostante l’eliminazione precoce e sanguinosa dalla Coppa Italia per mano dell’ ”imbattibile” Alessandria, Gasperini ha saputo ricompattare i suoi, cucendogli addosso un nuovo adatto vestito.

Abito che forse questa sera subirà delle modifiche, avrà delle probabili toppe, con alcuni titolari malconci e diffidati, lasciati in panchina a riposare, non per snobbare o aiutare la Roma, non per litigare con i gemellati tifosi napoletani che gridano al complotto, ma semplicemente perché nel prossimo week end ci sarà una ferita da ricucire, un conto da saldare. Il derby di Genova infatti, è alle porte.

Prossimo incontro: Genoa-Roma 2 maggio 2016 ore 19:00 Stadio Marassi di Genova

Probabile formazione:  Lamanna; Izzo, De maio, Munoz; Fiamozzi, Rincon, Dzemaili, Gabriel Silva; Suso, Pavoletti, Laxalt. Allenatore: Gasperini. In panchina: Donnarumma, Sommariva, Marchese, Burdisso, Ansaldi, Rigoni, Ntcham, Tachtsidis, Lazovic, Capel, Pandev, Matauvz.

 

Edoardo Albanese

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