Che il Bayern Monaco fosse il peggior avversario da incontrare lo si sapeva già al momento del sorteggio dei gironi della Champions. La squadra di Pep Guardiola è, probabilmente, al momento la squadra più forte del mondo, composta da molti giocatori che in estate hanno vinto il Mondiale in Brasile e che da due stagioni monopolizza la Bundesliga. Che la sfida potesse finire con un passivo così pesante, però, neanche il più incallito dei pessimisti lo poteva immaginare.
Dopo sette anni la Roma incassa un altro 7-1, eguagliando così la sconfitta record di Manchester.
“La colpa è tutta mia, ho sbagliato strategia”. Fa autocritica Rudi Garcia. Ha deciso di affrontare i tedeschi a viso aperto, schierando un tridente pesante, ed ha fatto harakiri. Una tattica diversa da quella adottata con il Manchester City, che pure aveva dato i suoi frutti. Rispetto a quella sfida, si sono fatte sentire in maniera sensibile le assenze di Keita e Maicon, i romanisti di maggiore esperienza in campo europeo, la cui personalità, a questi livelli, è imprescindibile. Ma è mancato anche il lavoro di copertura di Alessandro Florenzi. Il solo Ashley Cole, sulla fascia sinistra, è stato letteralmente surclassato da Robben.
La Roma esce stordita, sotto i colpi del Bayern. Non i tifosi, che continuano a cantare e sostenere la squadra. Chiamano i giocatori sotto la Curva e, con un coro fragoroso, indicano loro la strada da seguire: “Vinceremo…Vinceremo il tricolore!”
All’Olimpico ci sono 62.292 spettatori, che fanno registrare il record d’incasso di sempre (€ 3.722.563,00). Cinquemila sono i bavaresi, che danno spettacolo e, alla fine, scambiano le loro sciarpe con quelli della Roma, gesto lodevole, scandito da ripetuti applausi di approvazione e, al tempo stesso, di incoraggiamento.
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