Gli schiaffi di Madrid e le carezze di Udine

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La missione di Luciano Spalletti era ridare dignità ad una squadra e ad una tifoseria, tralasciando i risultati. Dopo due mesi esatti l’operazione che sembrava impossibile, è già stata compiuta. Quasi resa ridicola dall’uomo dei miracoli.

In soli 60 giorni è riuscito a ribaltare squadra e classifica, riportando i capitolini al terzo posto. In solitaria o meglio nel limbo; con cinque punti di distacco da quarta e quinta e stessa distanza dal secondo posto occupato dal Napoli di Higuain.

L’ottava vittoria consecutiva arriva in una settimana travagliata, con l’eliminazione dalla Champions League. A far discutere erano state le parole del tecnico di Certaldo dopo il match del Bernabeu. Tutti si aspettavano una carezza consolatoria e invece arrivò uno schiaffo da lasciar perplessi.

Mai nessuno aveva osato tanto.

La prestazione è sempre stata applaudita, l’importante è provarci. E invece no, Spalletti non ci sta a partecipare e lo fa capire in tutti i modi. A partire dalle parole. Mai banali o scontate. Sempre diretto e deciso.

Martedì aveva usato il bastone, oggi invece la carota. Ha notato lo sforzo profuso dai calciatori in queste ultime 8 settimane e li ha voluti premiare. Allentando la corda per evitare che si spezzi. Ma ben attento a mantenerla tesa.

Così Dzeko passa da esser bacchettato ad esser esaltato. La fiducia, che il mister aveva voluto dargli, prima in conferenza e oggi inserendolo tra i titolari, viene ripagata non solo con il gol ma anche con la prestazione generosa e volitiva. Non è un caso che da quando si è tornati a parlare toscano e non francese, l’attaccante bosniaco abbia realizzato 4 gol e due assist in 5 partite da titolare.

Chi titolare lo è sempre stato è Alessandro Florenzi, che merita una menzione speciale per la magnifica rete realizzata. Tecnica e coordinazione che non ti aspetti da un terzino, forse perché tale non lo è mai stato e forse mai lo sarà.

La Roma comunque, dimostra di aver intrapreso la retta via, fatta di sudore e sorrisi, di gioia e fatica, condita anche con un pizzico di fortuna. Nel momento del massimo sforzo dei friulani, il palo strozza l’urlo dei tifosi della Dacia Arena e i giallorossi proseguono la loro marcia di avvicinamento a chi li precede o di distacco da chi li insegue. Punti di vista.

Come quello del direttore generale Baldissoni che dopo l’ottava meraviglia, decide di glissare la domanda sull’eventuale rammarico per non aver cambiato gestione tecnica prima, affermando che sia meglio pensare al presente rispetto al passato.

Senza specificare meglio per chi.

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