Carmine Gautieri, ex di Roma ed Empoli, ha parlato ai microfono della Web Radio di Romanews.eu. Queste le parole dell’ex giallorosso: “Se la Juventus dovesse vincere contro il Napoli, credo che il campionato sarebbe già finito. Se la Roma vincesse contro l’Empoli potrebbe mettere un’ipoteca del secondo posto”.
Che impatto si ha nel passare da realtà più piccole alla Roma?: “Roma ti segna, per tutte le componenti. Empoli è stato un passo importante per la mia formazione, la stagione 1991-92 mi ha portato poi alla consacrazione. La piazza giallorossa è importante, non c’è un giorno in cui non stai bene: vivi la città, la gente, la partita. A Roma vive bene una persona normale, figuriamoci chi gioca a calcio. Chi gioca nella Roma è un privilegiato”.
Ricordo di Zeman?: “Ti insegna molto, non so se sia quello di oggi. Penso che sia un allenatore molto serio e onesto in quello che dice e in quello che fa. Zeman mi ha segnato tantissimo, la base per fare l’allenatore me l’ha data lui, poi è ovvio che ognuno ci mette del suo, ma la base è quella. Lui è una persona molto diretta, non conta mai fino a 10, ma è una persona corretta e leale. Ci vuole equilibrio nelle sconfitte e nelle vittorie, purtroppo però gli interessi ti portano a fare altre scelte. La Roma secondo me quest’anno è nelle condizioni di vincere”.
Che ricordo hai dello stadio Olimpico e della Curva Sud?: “Mi porto dentro tutto di Roma, non c’è un giorno che non ricordi bene. Poi è normale, quando vai in campo e hai 75.000 che ti guardano è un piacere enorme. Chi gioca qui è un privilegiato, un fortunato. Anche le contestazioni, ben vengano. C’è un po’ di nostalgia, vengo spesso a Roma, verrò a vedere il derby. Spesso mi invitano e non è da tutti”.
Le piacerebbe tornare ad Empoli come allenatore?: “Sì, Empoli è una realtà importante per allenare. Ti permettono di sbagliare, si crea una bella atmosfera. C’è un clima sereno. Prendiamo per esempio Sarri: c’è stato un periodo in cui sbagliava partite, ma la società lo ha aspettato e questo ha portato i suoi frutti. Nel calcio italiano, a parte qualche eccezione, non c’è più progetto, programmazione”.
Nelle realtà più piccole c’è più tranquillità per programmare?: “La pressione dei media fa molto, alcune volte leggo editoriali in cui ci sono opinioni che cambiano nel giro di poco tempo. Secondo me un allenatore va preso e, oltre ai risultati, va guardato come lavora. Anche se poi la differenza la fanno i calciatori. Parliamo di Luis Enrique: a Roma fa fatica, poi va a Barcellona e vince. La squadra blaugrana ha degli elementi molto importanti. Ci vuole equilibrio nelle sconfitte e nelle vittorie, purtroppo però gli interessi ti portano a fare altre scelte. La Roma secondo me quest’anno è nelle condizioni di vincere”.