L’AD della Roma, ospite d’onore all’Università La Sapienza, per parlare del Fair Play Finanziario ha dichiarato: “Il calcio è emozione ma oggi non può fare a meno dell’aspetto aziendale”.
“Scudetto? La vedo difficile mentre per la Champions abbiamo la partita martedì e, se dovessimo passare, andremmo avanti con questo percorso”.
“Stadio? Vorremmo iniziare a scavare entro l’anno. A regime contiamo di arrivare a dei ricavi in linea con quelli della Juventus, che poi crescano negli anni. Il bacino di utenza romano non può essere paragonato al bacino londinese. Sia in termini numerici che in termini di capacità di spesa. Se portassimo l’Emirates a Roma o Milano i numeri sarebbero inferiori. Noi abbiamo la grande fortuna di portare il nome di Roma, per questo stiamo lavorando anche al di fuori dei nostri confini”.
“Il FFP penalizzante per le squadre più deboli? Questa è una delle conseguenze negative. Partecipano in tanti ma uno solo vince e chi vince prende tutto. Chi vince la Champions ha enormi ricavi. Però, prima del FFP, le perdite erano generate da una spesa indiscriminata degli azionisti, che rincorrevano il sogno. È stata allargata sempre di più la forbice, le squadre di alto livello sono sempre più competitive e quindi hanno ricavi più alti. Il calcio europeo però ti dà speranza. Tutti hanno una possibilità di arrivare fino in fondo, poi sappiamo benissimo che ci sono sempre quelle 10 squadre che vincono sempre, si scambiano i giocatori e lasciano agli altri le briciole. Il calcio però non è una scienza esatta, non sempre chi ha i maggiori fatturati vince, c’è anche una parte di casualità. Noi abbiamo bilanci pubblici, facciamo assemblee dei soci. È evidente che la Roma, essendo sotto settlement agreement e avendo dei limiti, debba rispettare le regole e cercare di crescere per non essere sottoposte a restrizioni, che finiranno quest’anno”.