GAME OVER

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Stasera non ha senso fare le pagelle di una squadra che non è più tale. Troppo brutta, la Roma, per essere vera. E pensare che contro la Fiorentina non si giocava solo la stagione, ma anche la faccia. In ventuno minuti (in appena ventuno minuti) ha preso tre gol e tutto era già finito. No, così non va bene per niente, perché ci vuole rispetto per chi ci crede, per chi tifa, per chi ama. La Roma dei Sensi, tanto bistratta da questa a stelle e strisce, tutta lustrini e paillettes, tutta moderna e piena di tweet, selfie, hastag e cazzate del genere, lo sapeva bene. Perché in quella Roma c’era amore per la maglia, passione per questi colori e ci lavorava gente che sapeva bene che cosa significasse la Roma per questa tifoseria e per questa città. Gente che il giallorosso ce lo aveva (e ce lo ha ancora) dentro, nell’anima e nel cuore, proprio come il presidente Sensi, che per questa squadra si è quasi rovinato. Gente come tanti che oggi, per uno scherzo del destino, lavorano e giocano proprio nella Fiorentina, a cominciare da Pradè (che per molti non capiva un cavolo e invece vai a vedere che affari ha fatto a Firenze senza indebolire la squadra) o come Montella, che come allenatore vale tanto quanto Garcia, se non di più. Loro avranno gioito per la vittoria della Viola, come è giusto che sia, ma siamo convinti che in fondo al cuore hanno provato anche un po’ di dispiacere nel vedere la loro Roma ridotta così. Perché loro sanno cosa significa essere della Roma. Hanno ragione i ragazzi della Sud. “Roma s’è rotta er cazzo. A presto” hanno scritto. Anche noi, convinti come siamo che se tutto va bene questi arrivano sesti. Perché oggi come oggi Lazio, Napoli, Fiorentina e Sampdoria corrono molto di più e meglio. Quelle sono squadre, la Roma non più.

 

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