Il divino Paulo Roberto Falcao, ex centrocampista della Roma e della Nazionale brasiliana, in occasione della presentazione a Milano del documentario “Chiedi chi era Falcao”, è stato intervistato dal quotidiano il Corriere della Sera. Queste le sue parole:
Mondiale senza Italia, com’è potuto accadere?
«Assurdo. È tragico. Ma è il momento in cui bisogna rinascere, fare il punto. E non può essere una partita, ma un malessere che parte da lontano. Dai giovani».
Ovvero?
«In Italia li mortificate sempre, bastano due errori e si bruciano. In Brasile facciamo diversamente. Quando ho fatto il c.t., nel ‘90, ho lanciato Marcio Santos, Mauro Silva, Leonardo quando ancora erano poco conosciuti».
Già, il c.t.: avrebbe dovuto dimettersi subito Ventura?
«Non so, però chi comanda deve trarre delle conseguenze da questa disfatta».
Con Liedholm e Ancelotti uno scudetto a Roma.
«In realtà, avremmo dovuto vincerne due, quel gol annullato è il più grande scandalo della storia del calcio italiano».
Non le è ancora andato giù quel Juve-Roma del 1981?
«No, quel fuorigioco non l’ho ancora capito. Eravamo più forti di loro. Avremmo vinto subito e forse avremmo vinto di più».
Comunque anche un solo scudetto…
«Spostammo l’aeroporto d’arrivo perché Fiumicino era imballato, Roma sembrava ferma, irreale. Una festa che non ho mai più visto».
Si dice però che dovesse andare all’Inter. Ma Andreotti stoppò tutto.
«Dicono, dicono. Secondo me aveva cose più importanti a cui pensare. Io non avrei mai potuto giocare contro la Roma, per come mi hanno accolto e mi hanno trattato».
E il nono re di Roma, Totti, avrebbe voluto congedarsi meglio dal calcio giocato.
«Il problema è che il giocatore muore due volte, quando smette e per davvero. Bisogna essere preparati. E lui ora mi sembra preparato».
Totti assisterà per la prima volta al derby dalla tribuna domani. Come erano i suoi?
«Ai miei tempi la Lazio era in B, il vero derby era con la Juve. Ma questo è importante, perché non decide solo la supremazia in città, ma anche in serie A. Ed è ora di tornare a vincere non solo i derby, ma anche i campionati».