Extra Time, Spalletti a ruota libera. Da Conte a Nainggolan, dal Napoli alla camaleontica Fiorentina

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L’allenatore giallorosso Luciano Spalletti, è intervenuto ai microfoni del canale ufficiale del club giallorosso nel corso della trasmissione Extra Time. Queste le sue parole:

Un commento su Italia-Spagna?
E’ doveroso fare i complimenti alla Nazionale e a Conte, hanno fatto una bella partita. E’ stato un bel momento di partecipazione da parte dello stadio. Siamo tutti coinvolti dallo spettacolo, le immagini scelte dal regista sono state giuste. E’ stata una bella cornice. Complimenti a Conte, la nostra nazionale è stata padrona del campo e del gioco. Abbiamo fatto vedere che non siamo dietro alla Spagna. Al di là del modulo scelto, un bel modulo che ti permette di essere più sbarazzino e avere più creatività, siamo stati bravi a non soffrire. Loro invece hanno sofferto quando l’Italia aveva il pallone.

A livello di club, invece, il calcio italiano sta soffrendo.
E’ il risultato di ciò che dicono i risultati delle partite, senza andare a vedere come vengono fuori questi risultati. Il livellamento verso le nazioni più forti è evidente, per la ricerca e la qualità dei tecnici italiani, per aver riportato campioni in Italia dai quali assorbiamo qualità e caratteristiche. Anche se il risultato finale è quello lì. Secondo me non siamo in crisi, ieri l’abbiamo visto: c’era il nostro meglio e il loro meglio.Andando all’estero ti accorgi per come siamo guardati a vista per la nostra cultura calcistica, sono tutti pronti ad apprendere qualcosa. La tattica del calcio italiano è presa come obiettivo da tutti. Non vedo quale sia la differenza con il resto d’Europa, nella partita di ieri si è visto.

La posizione di Nainggolan?
Se fai giocare sporco gli avversari, è chiaro che la lettura per la riconquista di palla dei tuoi difensori è più facile. Ci sono due tempi dove anticipare l’intervento. Se invece chi ha palla ha tutti i metri per gestire, la punta può decidere di fare 2-3-4 contro movimenti e la linea difensiva ha troppe letture e non azzarda mai in qualcosa come anticipo, tutelandosi rincorrendo le scelte avversarie. Radja sa fare tutto, è difficile dargli un ruolo, altrimenti lo vai a limitare. Ha questa qualità interpretativa, di partecipazione e di continuo movimento, se lo lasci libero puoi sfruttare il suo estro e la sua dote naturale, che è l’interpretazione del momento. A volte guardi la palla e lo trovi anche dove va a finire dopo un lancio. Quando giochi contro una squadra che è costretta un po’ sulla difensiva e palleggi sulla linea difensiva, con un vertice basso e le due mezzali, poi le due mezzali vanno involontariamente a giocare in quelle posizioni. Il trequartista oscilla a destra e a sinistra, nella posizione del centrocampista che si è allungato a giocare davanti al mediano. Non ci sono delle differenze così eccezionali. Se prendi le caratteristiche del calciatore, puoi trovare delle diversità. Se prendi un giocatore più rapido, abituato ad avere palla tra i piedi e girarsi o il centrocampista abituato ad aggredire, le caratteristiche individuali possono marcare una differenza, per Nainggolan non c’è nessuna differenza. Se lo faccio giocare centrocampista fa quello lì, se si mettono a confronto le partite andrà a fare quei movimenti e quel tentativo di giocate che sono uguali nelle due posizioni.

Ci ha detto più volte che per un allenatore non esiste più un modulo definito.
Siamo meno rigidi del passato. Questa è la qualità emersa da questo campionato. Lo stesso Napoli ha cambiato atteggiamento tattico, dove però si rivedono le situazioni che si cercavano prima. Dentro il nuovo atteggiamento gli si rivedono quelle situazioni che andavano cercando prima, perché questa è qualità di interpretazione dei calciatori. Il terzino fluidificante che si inserisce e che perde palla alto è il primo a pressare e la squadra ritrova ordine in base a quella situazione. Loro smontano la posizione del mediano, allora bisogna prendere palla lì perché la linea difensiva si allunga un po’, il mediano viene spesso via. Poi chi ci va a giocare, se è la punta esterna che entra o un centrocampista che si allunga, se è la punta centrale che finta la profondità che viene a prendere, si può dare un’indicazione a cui devono dare attenzione. Il gioco è meno schematizzato, è più interpretativo.

Napoli molto forte nella profondità? Ci sono tantissimi tagli, lavorano tanto dietro la difesa.
Sicuramente sì, è la scorciatoia per arrivare prima all’obiettivo. Dipende sempre dalla ricerca della linea difensiva avversaria, Callejon è quello che probabilmente sfora di più dietro la linea difensiva. Higuain ci va un po’ meno, ma ci va spesso e fa più male. Insigne è uno più da palla sui piedi perché ha questa qualità nello stretto. Però quell’attenzione lì la devono avere sempre. Sarri? L’avevo visto lavorare a Empoli, per me era più facile che potesse essere diventato subito bravo in una squadra forte. Essere persuasivo con dei campioni lo completa e lo fa diventare un grandissimo.

Rüdiger come Koulibaly?
Ha qualità importanti, per certi versi anche migliori. Lo puoi proporre sull’esterno, anche se è un centrale. Il reparto difensivo del Napoli è migliorato tutto.

La Fiorentina muta molto in corsa.
La ricerca è quella di andare più velocemente possibile a giocare sui due trequartisti, però questo 3-4-2-1 gli permette tante soluzioni, ritorna velocemente con la difesa a 4 perché Alonso è bravo a fare l’esterno alto di sinistra. Kalinic allunga sempre la linea difensiva avversaria. Come compito, per rendere più facile questa ricerca Kalinic deve sempre allungare la linea difensiva. Se Kalinic, andando di là, non è seguito, giocano su di lui, ti dà questa alternativa di doppia scelta, di doverti difendere da due situazioni, in base a quella che tu scegli loro cambiano.

Su Perotti.
Non è strano che sia predisposto al sacrificio. Tutti debbono avere una doppia battuta di intenzioni, i miei sono questo e questo, i tuoi sono questo e quello e così via. In base alla prima scelta si va ad assecondare e chiudere gli eventuali giocatori che possono ricevere la palla. Dobbiamo avere minimo la doppia alternativa di attacco. È chiaro che la distanza della difesa diventa fondamentale sia quando pressiamo che quando dobbiamo difenderci, la lettura di quando bisogna star corti e di quando scappare, che va fatta bene e con anticipo perché il rischio di prendere palla alle spalle c’è sempre. Anche gli altri stanno attenti a dove sta la linea difensiva avversaria. È la scelta dei momenti che fa la differenza. Diego è eccezionale per questa sua disponibilità al sacrificio, alla corsa, al farsi trovare sempre disponibile per giocare palla sui piedi, sa saltare l’uomo, sa fare possesso palla. È venuto particolarmente stimolato. Molto freddo? Sono d’accordo, caratterialmente è un argentino, viene da un modo di interpretare la vita che è di quelli che ti guardano in faccia. Quello che ha chiuso un po’ il cerchio è la disponibilità di stare anche in altri settori del campo e lo ha fatto bene. In più ha messo questo saper stare centralmente che abbiamo dovuto provare, in gara e dal momento che siamo arrivati. La posizione di Pjanic, di Radja e di altri, di Rüdiger, la vedi in allenamento ma la partita dà la dimensione giusta. Qualche gol in più? Per quello che lo accompagna, sotto l’aspetto della confidenza sulla porta può migliorare. Lo metterà a posto, ha questo carattere come si diceva prima, ha questa qualità di essere uno forte come personalità e di conseguenza è quello l’aspetto più importante quando ti trovi di fronte alla casina avversaria.

Su Salah.
Io dico che avendo dei terzini che attaccano e facendo la scelta di terzini che partecipano, quando il terzino sale spinge dentro la punta esterna. Per avere tutti e due lo spazio giusto, terzino sale manda più vicino la punta esterna all’attaccante centrale, diventa una spartizione di spazi più corretta, anche con palla dall’altra parte non può rimanere tanto aperto. Lui sa trovare l’angolo, quando fa corto-lungo ci mette un attimo a sforarti dietro, è una questione di tempi, di intesa e di conseguenza il vantaggio è grosso. Nell’azione contro il Sassuolo è stato bravo, ha preso palla all’interno del terzino ma distante dal centrale, creando il dubbio. Poi quando decidi di andarlo ad attaccare smonti la linea difensiva e resta un buco dove poter giocare. Nel momento in cui calcia Perotti va di là, quando calcia poteva anche sterzare la palla verso Perotti. L’uomo che è su Perotti gli lascia il buco, lui fa gol per cui ha fatto bene.

Roma precisa sottoporta?
Secondo me si può fare meglio, per quello che si è visto. Non tanto per la realizzazione, ma per la ricerca per ritrovarsi in quel momento si può fare qualcosa di meglio, abbiamo avuto possibilità superiori.

Su Edin Dzeko.
Il movimento sul secondo palo? Non facciamocele dire le cose, scegliamole da soli. Che ha cambiato la partita è stato detto da altri. La partita l’ha cambiata la mentalità della squadra, è una dote che prendiamo volentieri a sostegno della nostra ricerca e il numero delle nostre prestazioni, perché non eravamo mai andati sotto, la partita la cambia sempre la squadra. Poi lui ci ha messo del suo in base alle sue qualità fisiche e ha dato un contributo che ci aspettavamo. Il fatto dell’analisi sul subentro, non abbiamo altri calciatori con le sue caratteristiche. A partita iniziata può dare contenuti diversi, se poi ti ritrovi allo stesso minutaggio con lo stesso risultato con lui in campo dall’inizio, a quel punto diventa più difficile metterla a posto. Le sue caratteristiche, se fai l’altra scelta, mancano. Se ho avuto un centravanti così? El Pampa Sosa, Jancker. Lui è più mobile e tecnico, veloce, più palleggiatore. Dzeko è unc alciatore che ha tutte le qualità per la mole fisica che ha. È potente nel calcio, è veloce, tecnico perché gli puoi giocare palla addosso, puoi costruirci gioco. Staccarsi dai blocchi? Deve migliorare, basta poco per uno che ha questa fisicità, con un metro riprendergli palla diventa difficile se posiziona bene il corpo, è un bel camion.

Lei pensa alla difesa a 4, a 3 o a 3 e mezzo?
L’ultima ti permette di essere differente tatticamente e di posizionare sulle vie di mezzo avversarie i calciatori. Interpretare in fase difensiva una difesa a 4 è più facile, ci si incastra perché quasi tutti giocano a 4. Le scelte vanno fatte, un’indicazione va data. Il 4-2-3-1 permette una buona copertura del campo, fino a che non cambiano le misure del campo, 4-2-3-1. È chiaro che ci vogliono alternative, se la squadra è brava a mettere qualcosa di suo.

Quanto l’ha cambiata lo Zenit?
Il CSKA era l’avversario più pericoloso, loro e lo Spartak. A San Pietroburgo c’è una squadra sola, a Mosca ce ne sono 5 tutte forti. Loro avevano molti nazionali, quasi tutta la nazionale era formata da loro. Avevano anche stranieri molto forti come Wagner Love, anche Doumbia. Cosa non funzionava in Champions League? Per due volte siamo stati quelli che siamo stati quelli che sono arrivati più in là rispetto alla storia dello Zenit. Abbiamo proposto un calcio inferiore alle nostre qualità. Siamo arrivati due anni di seguito dove non sono mai arrivati, poi hanno investito moltissimo, dopo il mio addio hanno preso giocatori fortissimi per quel traguardo, poi sono usciti da una squadra normale. Hanno dei problemi. La pausa invernale? Ora è stata sistemata, ma c’è pausa ugualmente, prima era la pausa di fine campionato, ora è a metà stagione. I giocatori continuano ad allenarsi, si fanno amichevoli, si trova la possibilità di farle, si gioca in paesi dove si gioca ancora ed è facile potersi confrontare. Sceglievamo sempre lo Shakhtar, con Lucescu siamo diventati amici, anche loro volevano squadre di livello, era come andare a Frosinone.

Derby?  

Il derby annulla tutto quello che ci sta intorno. Si gioca ad armi pari, si parte da zero e si vedrà chi è il più bravo. Il momento non conta nulla, quando uno ha un momento che può avere difficoltà, quella è la partita che azzera tutto. È un vantaggio per chi ha difficoltà.

 

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