Ettore Viola, figlio del presidente Dino Viola, artefice negli anni 80 della Roma del secondo scudetto e della finale di Coppa Dei Campioni, e’ intervenuto ai microfoni di Bar Forza Lupi, trasmissione in onda su Centro Suono Sport. Tanti gli argomenti trattati, la rivalita’ tra Roma e Juventus e le differenze nel calcio di oggi tra le 2 squadre, il caso Totti e la gestione della Roma americana.
Rivalita’ meno accesa oggi rispetto a ieri tra i giallorossi e i bianconeri?
“Mio padre ha rivaleggiato, permettendo alla Roma di primeggiare più di quanto prima una Juve “birichina” avesse permesso. Era un tifoso e le punzecchiature tra presidenti facevano si che anche i tifosi partecipassero di più”.
Spalletti indica nei differenti fatturati la principale differenza: e’ d’accordo?
“Naturalmente questo e’ un fattore, ma era cosi’ anche prima. La differenza e’ che la Juventus fa calcio con maggiore professionalita’ di quanto faccia la Roma, strutturata per fare un buon campionato e attenta al pareggio di bilancio”.
Il caso Totti
“Guai a chi mi tocca Totti! Totti e’ l’ultimo anello che lega la Roma di mio padre a quella attuale. Voglio ribadire che, nonostante molti si attribuiscano i meriti della sua scoperta, e’ stato mio padre a comprarlo, vedendo in quel ragazzino il campione che oggi e’ diventato”.
“E’ difficile gestire un campione come Totti?
“E’ la cosa piu’ facile del mondo. Basta che il campione percepisca la trasparenza del datore di lavoro nei suoi confronti.
Un presidente deve essere il solo a cui spetta ogni decisione, Pallotta ha delegato a troppe persone le situazioni delicate. Anche Spalletti e’ stato lasciato solo. Se Totti esce dallo spogliatoio con chi parla? Deve chiamare Boston? Mio padre c’era sempre, anche per litigare”.
(Massimiliano Cesarini)