Ettore Viola, ex dirigente della Roma, è intervenuto alla trasmissione “Bar Forza Lupi”, su Centro Suono Sport 101.5 FM.
Come reagiva Nils Liedholm alle ingiustizie arbitrali?
“In maniera garbata, si lamentava con mio padre, il quale cercava sempre di tranquillizzarlo, di lavorare tranquillo, perché si sarebbe occupato lui personalmente di ogni questione”.
In pubblico, però, mai una lamentela. La dinamica era: l’allenatore si rivolgeva al suo presidente, che si faceva valere nelle opportune sedi.
“Ovviamente, si. Le società serie hanno vari interlocutori, a seconda che ci si rivolga alla Lega, alla Federazione o agli arbitri. Mio padre cercava di tenere tutti questi rapporti. Quindi, raccoglieva gli sfoghi del mister, le raccomandazioni degli arbitri e parlava con i giocatori, chiamandoli al rispetto degli opportuni comportamenti sul campo e fuori. Sono dettagli che, però, fanno la differenza”.
Secondo lei, di fronte alle ripetute ingiustizie arbitrali, le ultime a Monza, l’attuale dirigenza della Roma come si pone?
“Ha parlato Ghisolfi, il direttore sportivo, che è sicuramente bravo e, magari, diventerà un grande dirigente”.
Considerando che prima, di queste cose, parlava solo l’allenatore Mourinho, può essere considerato un passo avanti nella comunicazione societaria?
“Mourinho si lamentava di essere lasciato solo, doveva fare tutto lui, anche evidenziare gli errori arbitrali. Serve una struttura organizzativa che preveda diverse figure: il presidente, un direttore generale e un direttore sportivo”.
Manca, quindi, un tassello: un direttore generale.
“Lo farà l’avvocato Vitali, da quanto ho capito”.
Ma non è un uomo di sport.
“Nell’interesse del gruppo, servirebbe anche questa figura, un uomo di sport, riconoscibile ed esperto, che ora effettivamente manca. Un nome? Zibì Boniek. Non a caso, lo volle fortemente mio padre a Roma”.