Emidio Oddi, ex terzino giallorosso dal 1983 al 1989, vincitore di due Coppe Italia con la maglia capitolina, è stato intervistato da “Bar Forza Lupi”, trasmissione in onda su Centro Suono Sport 101.5 fm.
Boniek ha detto che la Roma della stagione 1985/1986 è stata la squadra più forte in cui ha giocato. Per te?
“Secondo me la squadra che è arrivata in finale di Coppa dei Campioni nel 1983/1984 era fortissima. La squadra cui si riferisce Boniek era buona, c’erano giocatori nuovi come lo stesso Boniek, Gerolin, Di Carlo, Tovalieri oltre a quelli che c’erano già prima. Era una squadra dal valore alto, una squadra con un gioco diverso rispetto a quello di Liedholm: con Eriksson si facevano più verticalizzazioni. Non so se quella Roma fosse più forte della Juventus; forse Boniek dice così perché a Roma si è trovato meglio. Io sono arrivato nel 1983, la Roma è stata cambiata poco quegli anni e ha sempre giocato a livelli alti”.
Hai giocato spesso contro Boniek…
“Sì, quando ero al Verona feci una finale di Coppa Italia contro la Juventus. Abbiamo vinto all’andata per 2-0, ma nel ritorno abbiamo subìto la rimonta e nei supplementari abbiamo perso”.
Che ricordi hai della stagione 1985/1986?
“Un girone di andata altalenante, un ritorno formidabile.
Purtroppo abbiamo perso quella partita contro il Lecce in casa, una squadra già retrocessa. Quella partita è nata male ed è finita peggio, addirittura si è parlato di ufficio inchieste perché si pensava che avessimo preso dei soldi per perdere quella partita”.
Come andò quel Roma-Lecce?
“Noi stavamo perdendo 2-1, entrò il portiere di riserva negli ospiti che parò di tutto. Ricordo ancora il suo nome: Negretti. Fu una di quelle giornate segnate dal destino: noi in campo provavamo a fare gol in tutti i modi; loro sono venuti avanti tre volte e fecero tre gol. Tra l’altro, ci fu anche annullato un gol, lo segnò Graziani: difensore e portiere si scontrarono ma l’arbitro diede punizione al Lecce, invece era tutto buono e noi stavamo vincendo 1-0”.
A Roma abitavi a Torrevecchia…
“Il primo anno che venni a Roma, non conoscendo la situazione, conoscevo una signora che abitava nell’Ascolano e aveva una casa a Torrevecchia e decisi di abitare lì: è vicino all’Olimpico, pensai… poi ho scoperto che per andare a Trigoria tutti i giorni ci volevano due ore…”
Se fossi ancora un calciatore, vorresti riprendere il campionato?
“Sinceramente sono spaventato da queste cose. Giocare senza pubblico, senza niente… Secondo me il campionato dovrebbe fermarsi qui e pensare al prossimo, non serve a niente rischiare. Il calcio è uno sport di contatto, se si ricomincia a giocare c’è il rischio concreto che altri calciatori possano contagiarsi”.