Doniéber Alexander Marangon, a Roma meglio conosciuto come Doni, ha affrontato varie tematiche parlando in generale del ruolo del portiere, dei brasiliani Alisson e Gerson in particolare, oltre a raccontare della sua attuale occupazione.
Queste le parole dell’ex portiere giallorosso ai microfoni di Roma Radio:
Un Doni rimasto legato al mondo del calcio: “Si, ho una scuola calcio della Roma in Brasile da un anno e mezzo. Ho portato un ragazzino brasiliano qui a Trigoria, da due mesi. Un lavoro che mi tiene vicino alla Roma.”
A quando risale la decisione di fare il portiere: “Quando ero a scuola credo. Mi è sempre piaciuto giocare in porta anche se a volte volevo fare l’attaccante.”
Se nella sua scuola calcio guarda soprattutto i portieri: “No, guardo tutti. Il portiere è un po’ più difficile da vedere nei bambini in Brasile; la tecnica è diversa e quindi osservo un po’ tutti. I ragazzini devono imparare i fondamentali. Lavoro con un allenatore che vuole migliorare.”
Se i portieri delle grandi squadre non si annoiano: “Si, è difficile perché rimani tutta la partita fermo e ti arriva una palla all’improvviso. Nelle piccole ti arrivano 30 tiri quindi sei più dentro la partita. Se fai poche parate sei freddo. È in questi casi che si vede se un portiere è bravo sul serio.”
Tipologia di portiere che preferisce in assoluto: “Il fisico non è troppo importante, dipende dalle qualità. Neuer è particolare perché sa giocare con i piedi. Con l’altezza è meglio.”
Su che effetto gli faccia ritrovare Spalletti a Trigoria: “Oggi sono andato subito a Trigoria per salutare Totti, De Rossi e i brasiliani. Ancora non ho visto Spalletti ma mi fa piacere.”
Ricordi della Roma: “Ora ho poco tempo per pensare per il lavoro ma quando sono arrivato qua mi sono emozionato.”
Opinione su Alisson: “È il portiere del prossimo mondiale. Grande qualità, spero che se verrà qui potrà giocare. La Roma ha fatto benissimo a prenderlo se lo ha preso. L’unica cosa è che a Roma c’è una pressione diversa e bisogna adattarsi.”
Se un portiere brasiliano ci metta tanto ad imparare la tecnica: “Secondo me la scuola italiana è la migliore perché impari la tecnica. In Brasile si punta sulla velocità e in Inghilterra sull’uno contro uno. Qui c’è il mix giusto. In due-tre mesi in Italia acquisisci tante conoscenze.”
Su Szczcesny invece: “Ha fatto benissimo, un portiere di grande esperienza. Non so se rimarrà ma ha fatto un’ottima stagione.”
Infine su Gerson: “Sinceramente ho visto poco Gerson e rischio di dire ‘cazzate’. Se ne parla bene ma non lo conosco bene.”