Le condizioni di De Rossi?
“Ieri ha fatto un terzo dell’allenamento, sarà sicuramente convocato. Io ho il desiderio che lui stia con la squadra e lui ha il desiderio di stare con la squadra e credo che questa sia la cosa più importante al di là del suo eventuale impiego”.
Che Genoa si aspetta?
“Hanno avuto un’ottima reazione domenica scorsa, riuscendo a recuperare da una situazione di inferiorità numerica e sotto di un gol. Hanno due attaccanti che si integrano benissimo tra loro: Kouamé e Piatek, dovremmo stare molto attenti”.
Dichiarazioni importanti al termine della scorsa gara, c’è stato un confronto con il gruppo?
“Quando si deve analizzare una partita ci si mette davanti a quella che è la realtà dei fatti, l’allenatore e i calciatori. Abbiamo valutato gli errori fatti e gli atteggiamenti che ci sono stati, è normale confrontarsi e parlare. Ho visto da parte dei ragazzi una grande voglia di dimostrare di non essere quelli visti a Plzen”.
C’è la possibilità di un ritorno alla difesa a tre, modificando qualcosa a centrocampo?
“Tutto è possibile, in questo momento la cosa più importante è ritrovare uno spirito di squadra, l’abnegazione la convinzione e la capacità di vincere i duelli durante la partita ed è quello che ci è mancato un po’ ultimamente. Questo conta più di ogni aspetto tecnico e tattico. Ho lavorato sia a quattro che a tre, cambiare in base a chi scende in campo è una soluzione”.
Cosa rappresentano questi 90 minuti?
“Rappresentano il pensiero di andare a vincere una partita importante, che dovrà essere un nuovo inizio, una ripartenza. Siamo sempre messi tutti in discussione, io sono stato messo in discussione già dalla partita con il Milan per cui non è un problema, fa parte del nostro lavoro. Dobbiamo affrontare la gara consapevoli di questo, bisogna caricarla da un punto di vista emotivo, ma non troppo”.
Le condizioni di Perotti?
“Dopo la gara contro l’Inter, in cui ha giocato un quarto d’ora, ha avuto bisogno di due giorni di recupero, per ciò la sua condizione non è ottimale. Avendo necessità l’ho messo in campo ma ci siamo resi conto anche insieme al calciatore che avrebbe avuto bisogno di altro tempo per recuperare, per questo l’ho mandato in tribuna a Plzen. Negli ultimi due tre giorni l’ho rivisto allenarsi bene, con maggiore continuità. Mi auguro delle risposte importanti da lui oggi, per poi utilizzarlo a partita in corso domani”.
In questo momento sente la distanza fisica di Pallotta? Ha modo di confrontarsi con lui?
“Questa società è sempre stata strutturata in questo modo, quindi dirlo ora che le cose non vanno bene non credo serva a molto. Magari può essere un concetto che va attuato anche quando le cose vanno bene. Ho i miei riferimenti nella società, in primis Monchi”.
Come sta affrontando questo momento? Cosa la potrebbe spingere a lasciare la panchina?
“Io sento molto vicino a me il gruppo. Poi ci sono volte in cui uno prova a dare quel qualcosa in più ma non ci riesce, adesso più che loro sono io a dover dare qualcosa alla squadra ed è il mio lavoro. Personalmente sono abituato ad affrontare le cose e a non scappare, a guardare in faccia le persone per affrontare insieme i problemi. Per quanto riguarda i tifosi, che ovviamente non possono essere contenti del momento, mi aspetto un grande sostegno del quale noi abbiamo bisogno e ho anche ricevuto messaggi dai tifosi, quelli veri, che mi hanno sostenuto e mi hanno dimostrato vicinanza per quello che sono e per quello che ho rappresentato per questa squadra. Oltre ad essere l’allenatore della Roma io sono Di Fra, chiamatemi come vi pare, ma sento il dovere di dare ancora qualcosa a questa squadra”.
Su Schick
“In ogni conferenza mi fate la domanda su Patrik Schick, sia quando non giocava sia ora che invece lo fa con continuità. A me interessa la Roma, con tutto il rispetto di Patrik che ha determinate caratteristiche ma può anche avere alcune difficoltà in certi momenti. Da lui, tutti noi, ci aspettiamo molto di più ma sta a lui ora dimostrarlo. Per domani non so se giocherà, perché il posto assicurato al momento non ce l’ha nessuno. Domani non scenderanno in campo dei nomi, scenderà in campo una squadra che indosserà una maglia con su scritto un nome prestigioso: AS Roma. Questo è quello che conta più di tutto”.
Cosa l’ha delusa di più fino ad ora?
“Non ho tempo di pensare alle delusioni, devo pensare in maniera positiva cercando di ragionare su quella che sarà la gara. È chiaro che nella vita, può succedere di essere delusi da qualcuno, l’intelligenza sta nel capire chi si ha davanti e le difficoltà di qualcuno che magari adesso non riesce a dare il meglio di se stesso. Voi alcune volte estrapolate ciò che dico a fine partita, io analizzo. Non posso dire che la squadra ha fatto quello che doveva fare dopo il secondo gol subito a Plzen, si analizza e ognuno si prende le proprie responsabilità. Questo può aiutare anche i ragazzi a crescere”.
Da cosa dipende la mancanza di continuità dei giovani?
“Credo che dipenda da un insieme di cose, dalla cultura che c’è in Italia a partire dalla stampa e quello che si fa nei settori giovanili. Il giovane ha un tempo di maturazione, in cui ci possono essere degli errori e questi servono a crescere. Nessuno qui ha detto che il nostro momento complicato è colpa dei giovani, io dico che i giovani hanno dei tempi da rispettare e metterli tutti insieme sarebbe sbagliato. Alcuni mi hanno chiesto di mettere Riccardi in determinati momenti, ma non è giusto responsabilizzare troppo dei ragazzi. Io con alcuni lo farò perché sono costretto dalle assenze, ma li scelgo perchè conosco le loro caratteristiche”.