David alla Regia e Oscar al miglior attore protagonista. L’analisi del Napoli di Sarri e Higuain

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Sarri Higuain

Un campionato strepitoso, interpretato ad altissimi livelli, con un gioco che ha entusiasmato tutta Italia per lunghi e larghi tratti della stagione. I 73 punti raccolti in 34 partite sono molti, tuttavia non moltissimi, ma se paragonati ai 63 in 38 giornate dello scorso maggio, diventano un’infinità. Per non parlare della differenza tra i dati dei gol subiti, 29 attuali contro i 54 della gestione Benitez. Numeri, statistiche che però esprimono solo una piccola, anche se fondamentale, parte del miracolo calcistico che Sarri ha condotto nella città di San Gennaro. Di chi stiamo parlando? Ovviamente del Napoli del maestro di calcio sopra citato e del fenomeno Higuain, prossimo avversario della Roma di Spalletti e Totti.

Analisi: David di Donatello per il miglior regista esordiente. Qualche giorno fa proprio a Roma si sono assegnati i premi, nelle diverse categorie, dell’Accademia del cinema italiano che può essere considerato come l’equivalente, per il cinema nostrano, del Premio Oscar. Ovviamente vari sono i generi così come i possibili candidati, ma solo uno il vincitore.

Parafrasando il David, traslando il cinema al calcio, il nome che seguirebbe alla solita frase che precede il trionfatore, per la categoria miglior regista esordiente, sarebbe Maurizio Sarri. Così come Gabriele Mainetti, con il suo insolito quanto bello, Lo chiamavano Jeeg Robot, ha spiazzato tutti per originalità, qualità ma anche per significato profondo, il tecnico napoletano ma dall’accento toscano, ha sbalordito tutti gli appassionati dello sport più seguito e amato al mondo.

Dopo l’exploit dello scorso anno, l’allenatore ex Empoli, era atteso al varco, in molti, infatti, erano pronti a ridere del certo fallimento del non più giovane mister che, con la sua filosofia basata totalmente sul lavoro, avrebbe dovuto guidare una squadra come il Napoli in acque torbide e poche tranquille.

Lui, abituato al calcio minore, alla provincia, catapultato nella città di Maradona, a dover combattere con una piazza esigente e calda come quella partenopea, a dover tener testa ad un presidente esigente quanto invadente come De Laurentiis, e, soprattutto a dover gestire calciatori del calibro di Higuain.

Dopo un inizio non certo dei migliori sia per risultati che per gioco, con lo stesso Pibe de Oro a far da capopopolo per cercare di svegliare l’assopito numero 1 napoletano, De Laurentiis, e farlo riflettere sull’insolita quanto bizzarra scelta presa in estate per la panchina azzurra, tutto andò per il meglio.

Chissà dove sono ora tutti questi intenditori di calcio e chissà dove erano quando il dormiente presidente scelse il “fenomeno” Benitez..

Ironia a parte, De Laurentiis continuò sulla sua strada, non ascoltando i commenti irriverenti e dando fiducia al tecnico, che con sudore, fatica, applicazione e un pizzico di arguzia capì che c’era qualcosa che andava rivisto, così via la colonna Maggio e il fido Valdifiori, spostò Hysay a destra, Ghoulam a sinistra e affidò, al criticatissimo Jorginho, le chiavi del centrocampo.

Poche mosse ma azzeccate, fecero si che il film divenne interessante e, con innumerevoli colpi di scena, divenne addirittura esaltante e coinvolgente.

Un gioco offensivo basato soprattutto su una fase difensiva quasi perfetta. Coordinata alla perfezione, con un portiere, Reina, che inizia l’azione con la classe e il tempismo degni di un regista, con i centrali che, senza timore, giocano il pallone in orizzontale o in verticale, corto verso i centrocampisti, che si muovono creando e liberando spazi, o lungo verso gli attaccanti, con uno che viene incontro e scarica verso l’altro che nel frattempo ha occupato il vuoto lasciato, o cambiando lato del campo con una precisa sventagliata.

Quando il pallone invece è tra i piedi avversari viene recuperato grazie ad un pressing totale, dall’attaccante al difensore. 10 giocatori che si muovono insieme, una squadra corta che aggredisce lo sfidante senza lasciargli il tempo di ragionare, inducendolo sempre, o quasi, all’errore.

Dall’errore, indotto, altrui nasce la propria azione. Una volta conquistato il pallone comincia la ripartenza con una notevole velocità, sovrapposizioni, triangoli, uno due, e chi più ne ha più ne metta. I due tocchi, con cui il Napoli cerca di giocare, permettono di imbambolare l’avversario di turno, stordendolo e facendolo correre a vuoto, senza mai prendere la sfera.

Così molti avversari sono rimasti inermi davanti allo strapotere dei partenopei e gli spettatori affascinati da questa pellicola originale.

Tutti i dubbi o i timori iniziali, dunque, pian piano si fecero più inconsistenti, tanto che la critica ottenne un giudizio quasi unanime, Sarri, con l’immancabile mozzicone di sigaro tra le labbra, meritava il titolo di astro nascente, perché qualcosa deve ancora imparare dai colleghi più esperti e navigati come Allegri, ma in fondo il suo premio lo aveva vinto, perché aveva stupito tutti.

 

Analisi: Premio Oscar al miglior attore Protagonista: Gonzalo Higuain. Se la sceneggiatura ha ottenuto applausi, il merito va ripartito tra i tanti protagonisti del lungometraggio. Della regia è già stato detto abbastanza, ma degli attori un po’ meno.

Non possono e non devono essere tralasciati, perché alla fine sono loro che vanno in scena.

Così se molti sono stati delle semplici comparse o degli attori importanti ma non protagonisti, lui, ovvero il Pipita Higuain non può non esser premiato con l’Oscar come miglior attore protagonista. Il premio americano e non quello italiano, perché nell’immaginario collettivo tale riconoscimento si da al migliore in senso assoluto. E lui lo è stato.

I 32 gol e 3 assist stagionali esprimono molto di più di mille parole. Reti fatte di destro, sinistro e di testa, di classe, di cattiveria, di potenza e di precisione. Numeri impressionanti che lo hanno eletto come miglior giocatore della Serie A e tra i migliori attaccanti nel mondo.

Ma la definitiva esplosione di Higuain non si ha solo nelle realizzazioni, perché sarebbe riduttivo. Ma nel suo saper trascinare la squadra, nel diventare leader in campo e fuori. Sarri dal primo momento ha cercato di responsabilizzarlo, facendogli capire che lui è un campione.

Cosa che in fondo nessuno aveva mai fatto. Così  da sicuro partente è diventato il pilastro della squadra, il motivatore in campo, l’uomo in più; l’uomo della provvidenza.

Un fuoriclasse ma umano prima, un extraterrestre con Sarri poi.

Ad ogni elogio seguiva un richiamo, a volte semplice e con aria bonaria a volte un po’ più duro e con sguardo di sfida. E quando il tecnico taceva, arrivano le parole del presidente a stuzzicare il coccolato Pipita, perché in fondo erano due partite che non timbrava il cartellino. Detto fatto, altra doppietta.

A suon di gol e di giocate magistrali Napoli ha adottato il suo pupillo che non aspettava altro che essere amato. L’amore è stato reciproco, l’attore ha fatto propria la sceneggiatura, è entrato nel personaggio, diventando un tutt’uno con esso.

Il calciatore nei panni dell’attore, l’attore nei panni del supereroe.

Così il Napoli del produttore cinematografico De Laurentiis ha trovato il suo regista con il copione perfetto e il protagonista con delle doti uniche ed eccezionali. Un connubio perfetto.

E se il finale non è stato degno del resto del film poco conta, perché con una storia e con degli attori così, l’happy end c’è stato lo stesso!

 

Prossimo incontro: Roma-Napoli ore 15:00 25 aprile 2016 Stadio Olimpico di Roma

Probabile Formazione: Reina, Hysay, Albiol, Koulibaly, Ghoulam, Allan, Hamsik, Jorginho, Insigne, Callejon, Higuain. Allenatore: Sarri. A disposizione: Gabriel, Rafael, Strinic, Chiriches, Maggio, Regini, David Lopez, Chalobah, Valdifiori, El Kaddouri, Gabbiadini, Mertens.

 

Edoardo Albanese

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