Alla vigilia del match di Tim Cup contro la Sampdoria è tornato a parlare a Trigoria in conferenza stampa mister Spalletti. Queste le parole del tecnico di Certaldo:
Il mister inizia con il consueto bollettino medico: “Jesus è stato un po’ male ieri ma poi è rientrato tutto. Voleva partecipare all’allenamento ma poi l’abbiamo lasciato a casa. Rudiger aveva accusato un affaticamento muscolare ma oggi si allena regolarmente. Florenzi continua a lavorare”.
La partita di domani può essere l’occasioni per vedere chi ha giocato meno?
“Si parte subito male. In Italia ci sono tre titoli. La gara di domani è da dentro o fuori, non si può sbagliare. Non si possono fare esperimenti. I giocatori che stanno fuori sono come quelli che stanno dentro. Questo riporta al mercato. La rosa è un po’ ristretta proprio per far sentire tutti titolari. A me è successo di alzare un po’ di coppettine, come le chiamate voi. E quando le alzi ti sembra inizi una nuova vita, hai più autostima, ti senti più forte, più sicuro. La Roma ha necessità di vincere, non per il gusto della vittoria ma proprio per la sua gente, per il movimento di affetto e sentimento. La Roma deve capitalizzare ogni momento della sua esistenza. La Roma non deve pensare alla bacheca ma a un movimento continuo che si autoalimenta. Questo allenamento va fatto bene perché così faccio meglio quello di domani. Questa vittoria serve a far venire quella sensazione di poter vincere anche quella successiva. Fare questo gol perché poi mi viene da farne due perché il gol diventa poi un’abitudine. Un moto perpetuo. Noi in toscana abbiamo i mulini ad acqua: più acqua dai e più energia producono. Non siamo nelle condizioni di dire che domani giocano quelli che hanno giocato poco. Gioca chi ci porta alla vittoria. Abbiamo bisogno di fare della serietà assoluta ogni secondo della nostra vita. Per crescere bisogna fare questo e siamo sulla strada giusta”.
La Sampdoria ha una classifica tranquilla e può pensare di più alla Coppa Italia. La preoccupa?
“Bravo. Il fatto che ci siano tre squadre staccate e che permetta alle altre di stare tranquilli è un vantaggio per loro. Non hanno rose al livello delle più forti ma non hanno l’insidia del campionato. Questo dà loro un piccolo vantaggio nelle scelte. La Sampdoria è stata apprezzata da tutti per un giocare un ottimo il calcio. Il suo allenatore, cui sono legato, ha fatto vedere ottime cose. Giampaolo è un allenatore da grandissima squadra e se gli verrà messa a disposizione una squadra di livello farà vedere il suo valore. Noi l’abbiamo già incontrata, la Samp ci aveva messo in difficoltà nel primo tempo. Sarà una gara difficile con l’intensità del loro rombo di centrocampo, pressione continua sul portatore di palla, pochi tempi per pensare. Non c’è spazio per rendersi conto cosa possa avvenire. Non ti danno tempo. Bisognerà correre, tanto”.
Salah ha detto che lei è ossessionato dalla vittoria. Si riconosce?
“Sì, siamo tutti ossessionati dalla Roma, dalla voglia di dare tutto alla Roma, tutto per lei perché se lo merita la nostra gente. Nei particolari spiccioli bisogna fare passettino dopo passettino”.
Se dovesse scrivere un libro sulla stagione della Roma fino ad ora che titolo darebbe?
“Ossessione. La ricerca nostra quotidiana che abbiamo come obiettivo quotidiano. Ossessionati. Ce la siamo cercata, questa ossessione, dobbiamo saperla assorbire e dobbiamo evidenziare che diamo il massimo in ogni momento”.
Mario Rui sarebbe un azzardo domani? Può giocare in una difesa a tre?
“Si sta allenando a buoni livelli ma bisogna valutare il fattore fisico perché qualche situazione la voglia fare durante la partita. O all’inizio o a gara in corso, Mario Rui comunque giocherà. Vedremo anche oggi in allenamento perché negli ultimi due giorni non ci siamo allenati con la squadra ma singolarmente, dopo le fatiche in partita. Se lo vedrò bene per i 90 minuti lo metterò dall’inizio. Con la difesa a tre si trova benissimo, è a casa sua”.
Alisson gioca?
“Sì, perché dimostra di poter assicurare il livello di Szczesny”.
Gli errori di Dzeko, oltre all’aspetto caratteriale di cui ha parlato spesso, possono essere dovuti anche alla stanchezza dato che ha giocato quasi sempre?
“Il discorso del minutaggio è corretto. Il fatto che io l’abbia stuzzicato qualche volta è altrettanto vero. Non l’ho mai criticato, è rimasto sorpreso perché quando lei dice che sono magnifico non mi fanno mai un titolo mentre se dico che sono molle me lo ritrovo da tutte le partite. C’è chi fa il tifo per noi e chi per quegli altri, è tutto più chiaro. Con Dzeko ci conosciamo molto. Abbiamo un contatto bellissimo con tutta la squadra. Non bisogna mai accontentarsi. Lui ha giocato delle partite splendide. A Udine ha fatto una buonissima ma poi ha sbagliato quelle due occasioni e si guarda quelle occasioni. Il tentativo è di richiamare la squadra a non accontentarsi. Bisogna capitalizzare tutto. Una volta che ne segnò due su 3-4 occasioni io gli dissi: “Edin, quando ti capitano 4 situazione da gol, anche se fai 5 te li segnano. Ti vedo tranquillo e con entusiasmo”. Mi ha risposto di essere felice di aver fatto due gol. Ecco, è partito tutto da lì. Lunedì, dopo la trasferta di Udine, ho diviso la lavagna in due, scrivendo da una parte la classifica attuale e dall’altra la classifica con un ipotetico pareggio della Roma a Udine. Per chi si accontenta è uguale perché saremmo stati secondi ugualmente. Invece, ci sono 50 differenze. Chi si è accontenta è contento lo stesso, invece. Lì c’è la differenza tra il giocatore di carattere, che vuole portare a casa tutto ciò che gli passa davanti. Il recupero da un infortunio un’ora prima, un recupero in partita, non è un discorso su Dzeko ma sulla squadra. Dzeko è un giocatore magnifico, splendido, divino. Vediamo se qualcuno fa il titolo, come quando dico che Dzeko è molle”.
Il mercato quanto può incidere? Pensa con l’innesto giusto si possa fare un passetto in più?
“Ha detto bene lei, altrimenti passo per lo scemo del villaggio. Noi veniamo criticati per avere una rosa ristretta, e ogni tanto siamo stati colpiti dagli infortuni, ma siamo stati bravi a gestire tutto. Mi bastano 15 giocatori. Loro sono anche bravi a essere duttili e disponibili. Sto con la società e se ha bisogno di fare qualcosa sul mercato, perché ci sono delle regole cui attenersi, va bene. Se qualcuno deve andare a giocare, va bene. Dico solo che se parte un calciatore deve essere sostituito. Abbiamo giocato due trasferte fondamentali senza due giocatori nel reparto offensivo. Se poi Dzeko fa gli straordinari, si recupera Totti allora va bene. Ma poi se capita altro, come quando De Rossi ha dovuto giocare in difesa, non ne hai più. Per ora siamo stati bravi a sopperire a questa situazione. Bisogna anche pensare a quando avremo tantissime partite ravvicinate. Il messaggio, però, non è che dobbiamo trovare un apprendista. Non abbiamo il tempo. Avremo bisogno di un giocatore che sia subito di rendimento, non possiamo lavorarci su. Un giocatore che sia dentro alla mentalità di dover vincere le partite. Io non ho bocciato Musonda, diventerà fortissimo ma non c’è materialmente tempo dovendolo portare da una Nazione all’altra. Conte parla in maniera stratosferica di Musonda ma si tratterebbe di portare qui un ragazzo che non gioca, con la necessità di vincere subito. La società sta cercando questo profilo qui da centrocampo in su. Non possiamo più perdere un secondo. Se avessimo due punti in meno la Juventus sarebbe a sei punti. A Torino abbiamo perso un’occasione, forse un po’ di fiducia ma perdi veramente quando smetti di provarci. Noi, per riprendere quei tre punti, ci abbiamo messo 3-4 partite. Con 2 punti in meno sarebbe stato enormemente più difficile. Ho chiesto un solo giocatore perché ne è partito uno. L’ho detto anche alla squadra: non voglio nessuno e non mando via nessuno. Ho fatto vedere coerenza: Florenzi, per esempio, è la soluzione per far girare anche gli altri perché può giocare in molti ruoli”
Quindi deve essere un giocatore che giochi in Italia?
“Non è tanto questo, può anche giocare fuori ma deve essere di livello. Se gioca in Italia è un valore in più. Gli si può insegnare qualcosa di teoria ma la pratica deve saperla da solo. Deve essere un giocatore già fatto. Un giocatore che sappia prendersi delle responsabilità, che sappia fare il suo mestiere. Se ha 18 anni meglio, perché è di prospettiva. Se ha esperienza meglio. Se è giovane, forte e sa fare le cose è meglio”.
Defrel?
“Ci sono dei giocatori forti in Italia e lui è tra questi. Il Sassuolo ha detto che non gliel’abbiamo chiesto. Non sono io a dover fare dei nomi. C’è un gruppo di persone che lavora, guidato da Massara, insieme al Presidente che poi decide. Se si trova qualcuno bene, sennò si rimane così. Cerchiamo un calciatore, centrocampista offensivo, attaccante esterno, o anche che possa sostituire Edin. La squadra ha funzionato quando lo scorso anno abbiamo fatto qualcosa di diverso ma l’alternativa serve”.
Vincere la Coppa Italia basterebbe a farla rimanere?
“Non parlo del contratto fino a fine anno. Contano i giocatori bravi, che abbiano nella testa l’obiettivo di dare il massimo momento dopo momento”.
Come intende gestire le forze quando ci saranno tante partite vicine?
“Si cerca di giocare con i migliori e sono diversi. Poi dipenderà da quello che succederà, partita dopo partita. Si fa giocare chi ti dia più tranquillità. So cosa possono dare i giocatori. Se tu fai recuperare un giocatore e metti un ragazzino, quel ragazzino ha delle responsabilità importanti. Ha un fardello di responsabilità che non è corretto che abbia. Magari porta a casa il risultato che vogliamo. Se poi una volta non lo fa, quel tempo lì è determinante. Non c’è più tempo per sbagliare nulla. Domani bisogna assolutamente vincere. Se la prendono come una gara infrasettimanale, per far giocare chi non ha giocato, non va bene. Siamo attrezzati per far bene su tutto. Bisogna vincere. Se non si mira sempre alla vittoria siamo dei mediocri e alla Roma, i mediocri, non ci possono stare”.