Antonio Bongi, fondatore del Commando Ultrà Curva Sud, è stato intervistato nel corso di “Bar Forza Lupi”, trasmissione in onda sulle frequenze di Centro Suono Sport. Queste uno stralcio delle sue dichiarazioni:
Il 9 gennaio 1977 è stato fondato il CUCS.
«Per noi è una data importantissima, poi questa sera c’è Roma-Juventus che negli anni nostri era la partita che aspettavamo, aveva un altro valore purtroppo rispetto a quella odierna. Quella mattina del 9 gennaio mettemmo questo striscione di 40 metri in Curva e la gente se ne innamorò. Negli anni nostri la Roma e i tifosi erano veramente uniti, la squadra non sarebbe mai entrata in campo se non avesse prima visto lo striscione nostro. Una volta il presidente Dino Viola ci finanziò anche uno striscione».
C’erano dei cori “ad personam”: come sono nati?
«Nascevano tutti spontaneamente, una volta abbiamo imparato un coro su un giocatore di una squadra avversaria e noi lo abbiamo modificato dedicandolo a Di Bartolomei. Ce ne sono tanti, dovrei stare tutti il pomeriggio per ricordameli tutti».
Cosa ci dice dello striscione “Ti amo” in un derby?
«Una frase semplice per indicare cosa fosse la Curva Sud per noi, la Roma vinse 2-0 con Nela e Pruzzo. Ci fu un inno “Che sarà sarà” cantato dopo una sconfitta del Bayern Monaco, gli avversari dissero che non avevano mai visto nulla di simile in uno stadio. Come non ricordare poi lo stadio tutto giallorosso in Roma-Juventus 3-0 del 1986, qualcosa di irripetibile. Dino Viola ci trattava come dei figli».
Mourinho?
«Ha capito sin da subito che qui a Roma i tifosi sono importanti, così come l’inno cantato dallo stadio, una cosa che ha voluto Mourinho».
Stadi a capienza ridotta?
«È un peccato perché c’era stato questo ritorno di fiamma, la gente allo stadio è la cosa più bella. La Roma ha poco in bacheca, ma come tifoseria è invidiabile. Sono rimasto stupito nel vedere 40.000 persone contro lo Zorya Luhansk, è un peccato però c’è questa pandemia in corso e forse è giusto ridurre. Anche se vedere una partita con 5.000 partite è molto triste».