Il 12 gennaio del 1995 ad Anzio veniva alla luce Alessio Romagnoli.
Dopo la classica trafila nelle giovanili esordisce in prima squadra non ancora diciottenne sotto la guida di Zdenek Zeman in un match di Coppa Italia contro l’Atalanta. Undici giorni dopo, il 22 dicembre del 2012, convince tutti anche la sua prima apparizione in serie A nel 4-2 contro il Milan per poi 3 mesi dopo togliersi anche la soddisfazione di segnare la sua prima rete contro il Genoa.
Difensore centrale, mancino, adattabile anche come esterno sinistro, ruolo in cui Rudi Garcia lo ha spesso utilizzato nel corso della scorsa stagione, è legato ai colori giallorossi da un contratto con scadenza giugno 2018.
In questa stagione Walter Sabatini lo ha mandato a “farsi le ossa” all’ombra della Lanterna, sponda blucerchiata, e anche lì il Romagnoli ha stupito un po’ tutti sia per le doti tecniche che per molti sono quelle di un predestinato, ma anche e soprattutto per la personalità dimostrata in campo. Recentemente, direttamente dal ritiro della nazionale, Andrea Barzagli, veterano azzurro e campione del mondo 2006, ha dichiarato: “Dopo gli europei dirò addio alla nazionale e lascerò spazio a Romagnoli”.
Quasi un passaggio del testimone che ha attirato l’attenzione su di un ragazzo che dimostra comunque di tenere i piedi ben saldati a terra e del quale il patron della Sampdoria Massimo Ferrero non vorrebbe privarsi: “Faremo di tutto per trattenerlo, un altro anno da noi gli farebbe bene e la Roma ci ringrazierebbe perché gli restituiremmo un calciatore più forte”.
Ora la palla passa a Garcia; con il ritorno di Castan, il riscatto obbligatorio di Yanga Mbiwa, con l’investimento fatto dalla società su Manolas e sui nodi ancora tutti da sciogliere legati alla situazione di Astori, Romagnoli avrebbe il posto assicurato?
foto estratta da @AleRoma95