Ezio Sella, ex calciatore di Roma e Fiorentina, è intervenuto alla trasmissione “Bar Forza Lupi”, su Centro Suono Sport 101.5 FM.
Totti a 48 anni sta pensando di tornare a giocare perché alcune squadre di Serie A lo stanno cercando..
“Credo che la sua sia solo una battuta. A quella età mi sembra problematico tornare a giocare, anche perché da diversi anni che non è più in attività. Per un campione come lui tornare a giocare ad una certa età sarebbe una cosa patetica. Spero che rimanga una battuta”.
Fa poco ridere, invece, la situazione della Roma in questo momento. I risultati sono tutt’altro che esaltanti ed i tifosi contestano.. Che cosa sta succedendo secondo lei?
“Tutto è iniziato da problemi preesistenti a livello societario tra De Rossi e qualche dirigente, seguiti dal calciomercato estivo, con acquisti effettuati in ritardo, dal cambio di allenatore dopo 4 giornate… Sono tutte situazioni che hanno destabilizzato un po’ l’ambiente. C’è anche la situazione di Dybala, che doveva andare via e invece è rimasto. Precisando che la sua permanenza in se non e un problema, anzi, questo andirivieni ha destabilizzato l’ambiente e l’andamento in campionato. Io credo che la Roma sia una buona squadra, con una buona rosa a disposizione. Non dico che possa vincere lo scudetto, ma perlomeno dovrebbe lottare per il quarto posto e vederla in queste condizioni dispiace.
La contestazione dei tifosi, poi, ingrandisce ancora di più i problemi”.
Si può paragonare questo inizio di stagione alla stagione 2004/2005, quella dei 4 allenatori, di cui anche lei fu protagonista?
“Quella stagione, per me, fu ancora più indescrivibile, perché, all’epoca, c’erano problemi diversi e più gravi di quelli di oggi”.
C’era, però, una squadra più forte di quella di oggi, con Totti, Cassano, Montella fra gli altri.
“Era certamente una buona squadra, ma hanno cambiato allenatore troppo spesso e qualche attrito nello spogliatoio era comunque presente. Quando ti trovi in una situazione come quella è anche difficile uscirne. Era una squadra in preda all’anarchia e qualunque allenatore arrivasse non riusciva a farsi sentire. Fu anche il periodo in cui si ammalò il presidente Sensi e la sua presenza sempre più rara si aggiunse agli altri
problemi”.
Quindi non vedi similitudini.
“Oggi vedo un gruppo coeso e a prescindere dai risultati i giocatori si impegnano. Almeno questo è un buon presupposto per migliorare. Il cambio di allenatore ha scosso l’ambiente, ma i giocatori vanno avanti. Certo, cambia il modulo di gioco e il metodo di lavoro: quindi, bisogna dare all’allenatore il tempo di trasmettere le sue idee di calcio”.
C’è chi dice che, nonostante la vittoria contro la Dynamo Kiev, la partita contro la Fiorentina potrebbe essere decisiva per le sorti di Juric. Eppure la trasferta di Firenze è tutt’altro che abbordabile.
“La Fiorentina era una squadra che, fino a poco tempo fa, faceva dei grossi errori difensivi e faticava anche a segnare. In questo ultimo mese, Palladino ha trovato la quadratura giusta per i suoi giocatori di qualità. Secondo me, la Fiorentina adesso può battere chiunque, però la Roma può giocarsi la partita in maniera equilibrata e può anche vincere. A prescindere dagli errori individuali visti contro l’Inter, la Roma, a livello difensivo, è la squadra più forte. Lentamente con Juric sta trovando una sua solidità”.
Ultima domanda su Bove, giocatore della Roma in prestito alla Fiorentina. La sua cessione, dopo che è stato estromesso dal progetto De Rossi, ha lasciato tantissimi tifosi allibiti. Secondo lei come può un giocatore come Bove, che in meno di due mesi ha conquistato Firenze, essere estromesso dal progetto tecnico della Roma?
“Ognuno vede il calcio in maniera diversa e non sempre si può essere d’accordo con gli altri. Io non lo avrei dato via. Bove sarebbe stato utile alla Roma. È nato nella società, in campo sa fare sempre tutto ed ha spirito di appartenenza. Io ho sempre pensato che avere 3-4 giocatori provenienti dal settore giovanile in prima squadra aiuta a formare lo zoccolo duro della squadra. Faccio riferimento al Milan di Sacchi che aveva Baresi, Costacurta, Maldini, Albertini, tutta gente venuta dal settore giovanile. Era il gruppo che sosteneva l’intera squadra. Quando vedo giovani di talento venduti perché non rientravano nel progetto della Roma mi chiedo sempre il perché. La Roma ha uno dei settori giovanili più forti in assoluto, eppure nessuno è disposto a spendere un po’ di tempo per portarli in prima squadra”.