“I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume”.
Partendo da questo aforisma ci sentiamo di poter affermare con certezza che di questi cinque o sei giorni il più importante sia il primo, quello della nascita, perché senza di esso non sarebbe possibile vivere gli altri.
Forse nella memoria di Walter Corsanini, attaccante che con la maglia della Roma può vantare appena due presenze, tra quegli indimenticabili di cui sopra c’è proprio l’8 dicembre del 1929, quando la stracittadina della capitale era ancora “Immacolata”, quando la prima pagina di questo libro arrivato al capitolo n. 86 doveva essere ancora scritta.
Fu proprio il calciatore di Cremona a lanciare “sciabbolone” al minuto 32 della ripresa, e fu proprio Volk, attaccante fiumano, a partire e a battere l’estremo difensore biancoceleste Sclavi per quello che sarebbe stato il primo gol della storia del derby, il primo gol vittoria, l’unico del quale nessuno avrebbe più potuto dire: “Ci riuscirò anche io”.
Quel giorno non c’era sciopero alla Rondinella, non c’erano barriere da contestare, nessun prefiltraggio da affrontare per il pubblico che “per i nove decimi agitava bandierine giallorosse e che ci porta ad affermare che (malgrado la Roma fosse la squadra ospite) la Lazio giocasse in campo avversario”*. Nella gara di ritorno, vinta ancora da Bernardini e compagni, nessuna birra impedì ai tifosi di riempire Campo Testaccio, nessun bisogno di scrivere che il derby ormai fosse un Memorial, nessun adesivo 77’ Volk sui musi degli scooter.
Forse, ma il dubbio è lecito, tra gli indimenticabili c’è anche l’ultimo giorno, all’antitesi della nascita, quello in cui si dice che tutto scorre nella mente come un film in Fast Forward, ed è proprio per questo motivo che se fossimo certi che il calcio finisse definitivamente la sua storia il prossimo lunedì, domani scommetteremo tutto quello che abbiamo sulla vittoria della Roma.
“La parola serve a nascondere il pensiero, il pensiero a nascondere la verità. E la verità fulmina chi osa guardarla in faccia”. Questo è dedicato a chi pensa che al 26 maggio non ci sia rivincita, ma anche a chi crede che l’aforisma all’inizio dell’amarcord sia di Leonardo Pieraccioni.
*Da Il Littoriale del 9 dicembre 1929
Domenico Rimedio
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