ATTILIO GREGORI: “NON VORREI ESSERE NEI PANNI DI EUSEBIO DI FRANCESCO IN QUESTO MOMENTO”

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Al “Bar Forza Lupi”, su Centro Suono Sport, è intervenuto Attilio Gregori, ex portiere di Roma e Genoa, allenatore attualmente senza squadra.

Ti sei fatto un’idea sui problemi che sta incontrando la Roma?
“Non vorrei essere nei panni di Eusebio Di Francesco, che sinceramente ora mi sembra anche in confusione. I calciatori più esperti non hanno lo stesso rendimento delle passate stagioni, vedi soprattutto Fazio, ma anche Manolas. I nuovi arrivati, specialmente quelli giovani, hanno bisogno di tempo e non possono garantire prestazioni sempre all’altezza. E, poi, ci sono i tanti infortuni che stanno condizionando le scelte”.
Alcune giovani promesse vedono la Roma come una tappa di passaggio, e non come un punto di arrivo. Può anche questo condizionare il loro apporto alla causa?
“I giovani che la pensano così sono fuori strada. La Roma è una società importante che rappresenta la Città più bella del mondo”.
Nel 1986 una Roma zeppa di giovani vinse la Coppa Italia, battendo in finale la Sampdoria più forte di sempre.
“Alcuni big, come Tancredi, Nela, Conti e Ancelotti, erano impegnati ai Mondiali in Messico ed Eriksson chiamò, oltre a me in porta, anche Lucci, Desideri, Tovalieri, Di Carlo, Impallomeni, Giannini, tutti provenienti dal settore giovanile. In squadra, c’erano, però, anche Pruzzo, Graziani, Oddi, Righetti e Cerezo, gente che due anni prima aveva giocato una finale di Coppa dei Campioni. Il mix funzionò. Perdemmo 2-1 all’andata, ma poi ribaltammo il punteggio all’Olimpico. Il gol del 2-0 finale lo segnò Toninho Cerezo, già ceduto proprio ai blucerchiati”.
Torniamo per un’ultima battuta a Cagliari. Secondo alcuni, sul gol del pareggio dei sardi in extremis, ci sarebbe una responsabilità di Olsen, che non avrebbe dovuto rinviare lungo.
“Mi sento di escluderlo. L’errore è di interpretazione degli ultimi momenti di gara. La squadra non doveva salire sul rinvio, ma restare bassa. Si trattava di mettere il classico pullman davanti alla difesa. In 11 contro 9 non si può mai prendere quel gol”.

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