Amedeo Mangone:”Di Francesco e Montella bravissimi ma ci vuole tempo”

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E’ intervenuto ieri, 30 Settembre, ai microfoni di Centro Suono Sport, nel corso di Bar Forza Lupi, l’ex difensore giallorosso Amedeo Mangone, campione d’Italia nel 2001 ed ora allenatore.

Buonasera Mister, è un grande piacere averti con noi. Tutti i giocatori che hanno vestito la maglia della Roma e sono stati generosi con questi colori, sono ricordati con affetto dai tifosi,  se poi hanno vinto uno scudetto da protagonisti sono indimenticabili

“Buonasera e grazie per la bellissima premessa.”

Con te c’erano anche Di Francesco e Montella che si affronteranno domani. Che ci puoi dire di questi due ragazzi?

“Erano grandissimi giocatori, molto intelligenti e disponibili, leader e trascinatori, nonostante in quello spogliatoio ce ne fossero tanti. Come allenatori sono bravissimi, stanno facendo un percorso di crescita graduale ed importante. Domani si incontrano due squadre che cercheranno di imporre il proprio gioco secondo le caratteristiche dei loro allenatori e penso sarà una bella partita che entrambe cercheranno di vincere.”

Quale dei due si avvicina di più alla tua idea di calcio? Quale ti piace di più nel mettere in campo le squadre?

“La filosofia di gioco è quasi uguale. Tendono ad avere una propria identita’, ad impostare e proporre gioco. Montella sta facendo fatica perchè ha tanti giocatori nuovi che deve ancora assemblare e ci vuole tempo. Lo sta facendo anche in una situazione particolare, perchè c’è tanta pressione visti anche i tanti soldi spesi dal Milan e sta cercando il modulo adatto.”

A proposito di pressioni, Mangone cresce nelle giovanili nel mitico Milan di metà anni 80, degli olandesi. Ci sono più pressioni a Milano o a Roma? Si parla sempre dell’ambiente romano ma stiamo vedendo la situazione di Montella ed anche l’esonero di Ancelotti, dopo tutto quello che ha fatto.

“Le pressioni ci sono da tutte le parti, nelle grandissime squadre. Alla Roma, al  Milan o al Bayern si cerca di lottare  per vincere e nei momenti di difficoltà si crea pressione agli allenatori e di conseguenza anche la piazza li mette in discussione. Quello che e’ successo al Bayern e’ incredibile. A Milano o a Roma più o meno la situazione è uguale, forse nella capitale la pressione è più alta a livello mediatico, per la televisione e le radio, si parla sempre della Roma, c’è più partecipazione, ma vincere è difficile da tutte le parti e le pressioni sono sempre le stesse.”

Ci puoi fare un’analisi dei due apparati difensivi. Di Francesco è stato sempre accusato di non curare la difesa, ma il Milan sta facendo davvero male e dallo stesso Bonucci ci si aspettava di più.

“L’idea di Di Francesco è quella di avere due centrali e due esterni difensivi bassi, diversamente da Spalletti che a volte usava Rudiger terzino per poi trasformarlo nel terzo centrale, quindi sono concetti diversi dallo scorso anno e c’è’ bisogno d tempo per assimilarli. Per quanto riguarda il Milan, credo vada trovata quell’armonia che si ottiene solo giocando e non può essere Bonucci il solo responsabile nè il salvatore della patria, nonostante sia un grandissimo giocatore che ha fatto cose importanti nella Juventus e in Nazionale. Devono trovare i sincronismi per trovarsi l’uno con l’altro.”

In base alla tua esperienza, quanto è importante trovarsi compagni di reparto adeguati? Tu eri in buonissima compagnia nella Roma.

“Esatto. Non voglio dire che al Milan ci siano giocatori meno bravi di Bonucci, ma e’ naturale che, per quello che riguarda me nella Roma, quando mi giravo e avevo da una parte Samuel, dall’altra Aldair o Candela e Cafù, questo ti mette in condizione di essere più tranquillo. Ti danno quella sicurezza e quelle indicazioni che la loro carriera ha dimostrato che potessero fare. Credo che Bonucci stia facendo il suo, ma vanno trovati i meccanismi. E’ quello che sta facendo Montella, alternando sia i centrali che gli esterni, nel tentativo di trovare la quadratura del cerchio per dare a tutti la garanzia di trovarsi al posto giusto nel momento giusto.2

Manolas è il perno insostituibile della difesa giallorossa e attorno a lui ruotano Fazio, Jesus e Moreno. Qual’è secondo te il partner ideale?

“Per me è Fazio. Ha dimostrato di essere leader, di saper governare la difesa e di avere la personalità per giocare il pallone. Riesce a dare a Manolas  la sicurezza per poter esprimere le proprie doti di velocità di recupero e di marcatura.”

Fazio è anche quel difensore che ha un pò le stesse caratteristiche che aveva Mangone, difensore alto che sa giocare palla a terra. Ricordiamo sempre che, se Fazio è il “Comandante”, Amedeo Mangone era il “Thuram bianco”

“Vi ringrazio, ma per carità Fazio è molto più bravo. E’ vero che nel calcio di oggi i centrali devono partecipare all’azione, perchè col fatto che tutti cercano di marcare il centrocampista basso davanti alla difesa per non fargli fare gioco, è normale che i difensori debbano avere quella qualità e propensione al palleggio, che permetta alla squadra di giocare anche dal basso.”

Tornando ai due allenatori Montella e Di Francesco, con quale dei due avevi legato di più nello spogliatoio?

“Con tutti e due, ma lo spogliatoio era veramente unito, quindi era facile fare amicizia. Con Eusebio dopo abbiamo giocato insieme anche al Piacenza e siamo rimasti amici, ci sentiamo spesso. Lo scorso anno sono andato a Sassuolo a seguire i suoi allenamenti. Con Montella non è capitato ma è un ragazzo con cui ho legato tanto. Sono persone di spessore e con dei valori.”

Totti sta studiando da allenatore. Secondo te ha le caratteristiche giuste per questo ruolo?

“Lui ha le caratteristiche per fare qualsiasi cosa. E’ una persona intelligente, lo ha dimostrato il fatto che abbia giocato fino a 40 anni, che sia sempre rimasto legato alla Roma. Può fare anche il dirigente ma sarà poi il campo a dire cosa riuscirà a fare, ma l’importante è che lui si costruisca la strada e poi sceglierà la sua identità. Quando ci giocavo era facile averlo vicino perchè si dava la palla a lui, che comunque la chiedeva, quindi il senso da condottiero lo aveva. Quando eravamo in difficoltà, sapevamo di poter dare palla a lui che qualcosa inventava.”

 

 

 

 

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