In esclusiva su Bar Forza Lupi, Julio Sergio Bertagnoli: “Piango ancora per lo scudetto sfumato. Ranieri non fu aiutato dall’ambiente. La mia parata più bella è stata quella su Mauri. Vinti tutti i derby giocati. Totti unico”.

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Nel corso della trasmissione “Bar Forza Lupi”, condotta da Massimo D’Adamo e Antonella Coricello, su Centro Suono Sport è intervenuto JULIO SERGIO BERTAGNOLI.
L’ex portiere brasiliano della Roma ha ripercorso le tappe della sua avventura nella Capitale, dai primi 3 anni con Luciano Spalletti, come “miglior terzo portiere del mondo” alle spalle di Doni e Artur, alle due stagioni da titolare inamovibile con Claudio Ranieri, con cui i giallorossi sfiorarono lo scudetto grazie anche alle sue incredibili parate, fino all’arrivo di Vincenzo Montella, che ristabilì le gerarchie in favore di Doni.
Nell’intervista, Julio Sergio descrive il rapporto avuto con i tre tecnici ed i motivi che, a suo avviso, portarono alle dimissioni di Ranieri.
Inoltre, gioie e rimpianti, la stima per Francesco Totti ed una previsione per il futuro… Ecco il suo racconto.

Spalletti aveva fiducia in Doni e, quindi, lo faceva giocare sempre. Io ho sempre rispettato la sua scelta. Ma, pur essendo il terzo portiere della Roma, sapevo di non poter essere il peggior portiere d’Italia. Ho lavorato moltissimo con il preparatore Bonaiuti: non essendo altissimo, dovevo compensare con la reattività.
La mia prima partita da titolare è stata l’ultima di Spalletti, quella contro la Juventus. Al suo posto è arrivato Ranieri, che ha puntato su di me. Con lui ho avuto un rapporto bellissimo, e non solo perché mi ha dato la possibilità di giocare. È una persona perbene. Il premio che gli è stato assegnato come miglior allenatore al mondo del 2016 è bello e meritato, vista l’impresa fatta con il Leicester. Peccato che non sia riuscito a vincere lo scudetto con la Roma. Quello scudetto avrebbe cambiato il destino di molti di noi. È il mio più grande rimpianto. Ancora ci piango. Nel secondo anno di Ranieri qualcosa si è rotto. Chi non giocava faceva un po’ di casino. E questo non ha aiutato. Alcuni pensano che siano giocatori come Totti a fare la voce grossa nello spogliatoio. Niente di più falso. Nonostante sia un grandissimo campione, che ha fatto la storia della Roma, Francesco è un ragazzo umile e buono e mai si è permesso di creare problemi nello spogliatoio. Credetemi, come lui non ci sarà più nessuno nella storia della Roma. Totti è unico.
Ranieri si è dimesso perché l’ambiente era diventato difficile, a causa di quei giocatori che, non trovando spazio, erano scontenti e creavano problemi.
Appena arrivato, Montella è stato subito chiaro con me: preferisco Doni, mi ha detto. Ho accettato la scelta, ma non ho gradito.
Pensavo di aver fatto bene fino ad allora. Parate importanti, un rendimento alto, frutto del tanto lavoro fatto. La parata più bella della mia carriera? Quella sul tiro di Mauri nel derby. Ho vinto tutti i derby giocati, parando anche un rigore a Floccari. Forse ho pagato l’infortunio a Brescia, che mi ha tenuto fuori un paio di mesi. Decisi di restare in campo, nonostante una frattura al piede. Il dolore era fortissimo, ma non avevamo più cambi e non volevo lasciare la squadra in inferiorità.
In quel momento, è finita probabilmente la mia esperienza a Roma. Avevo da poco prolungato il contratto, ma, a fine stagione, andai in prestito a Lecce. Poi, con l’arrivo della nuova gestione, ho rescisso il contratto e sono tornato in Brasile.
Spero che la società costruisca una squadra forte e vincente, perché la città lo merita. Sono fiducioso. Secondo me, entro i prossimi tre anni, la Roma vincerà lo scudetto”.

 

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