Troppa euforia per una singola vittoria. Napoli deve essere solo l’inizio

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“La Roma di Dzeko” oppure “ecco l’anti Juve” ma allo stesso tempo “il Napoli può puntare al massimo al terzo posto”, questi sono solo alcuni dei titoloni delle prime pagine dei vari quotidiani nazionali, ma anche dei pensieri che pian piano si sono affollati nelle menti dei tifosi romanisti. Alzi la mano infatti, chi non ha riflettuto su questi tre argomenti nelle ultime 24 ore. Elucubrazioni mentali confortate e supportate ancor di più quando l’Udinese è andata in vantaggio in casa della Vecchia Signora. Lì si è raggiunto il picco emotivo. Peccato che poi Dybala abbia ribaltato il risultato e tutti, fortunatamente per la Roma, sono tornati con i piedi più vicini al suolo.

La Roma di ieri, in effetti, potrebbe far sognare, potrebbe aprire meandri della mente che già da giugno sembravano chiusi e serrati. Ma parlare di lotta al primo posto sarebbe sbagliato e servirebbe solo ad illudere, perché Spalletti & Co devono ambire si a vincere ogni partita, ma questo non vuol dire matematicamente il primato alla fine del torneo, perché la stessa cosa sicuramente verrà fatta anche dalla squadra di Allegri.

Nessuno sta parlando di resa prematura o di partire sconfitti, ma essere consci dei proprio limiti. Che ci sono, che sono noti e che però pian piano, di giornata in giornata, possono e devono essere limati. Perché le dormite difensive ci sono sempre, nonostante il modulo con la difesa a 3, più congeniale vista la rosa, abbia sicuramente aiutato. Due partite contro Inter e Napoli con tale schieramento e due vittorie, ma la domanda sorge spontanea; perché non farlo prima?

Semplice dirlo a posteriori, direbbe qualcuno, ma sembrava logico anche ai nastri di partenza vista la totale assenza di terzini di ruolo, escluso l’infortunato Mario Rui.

A proposito di assenze, anche qui vanno messi i puntini sulle i. Perché se in tanti ricordano Milik, altrettanti dovrebbero menzionare Bruno Peres, Rudiger, Strootman, lo stesso Rui e Nainggolan a mezzo servizio. Quindi si può affermare che entrambi avevano delle defezioni di rilievo, solo che i partenopei, che si stavano da poco abituando al centravanti polacco, dopo la partenza del fenomeno Higuain, lo hanno perso di nuovo e Gabbiadini ha mostrato ancora una volta il perché nessun allenatore lo schieri mai titolare, perché tutti parlino del suo latitante carattere.

Carattere che invece, ha tirato fuori Edin Dzeko, che merita una menzione speciale. Il bosniaco che, in estate sarebbe stato venduto da ogni tifoso giallorosso o quasi, anche all’Ostia Lido(con tutto il rispetto per la squadra romana), ieri invece è stato l’arma in più. Non solo per i gol, ma anche e soprattutto per il cosiddetto lavoro sporco, che insieme hanno permesso alla Roma di ottenere i 3 punti su un campo ostico per tutti.

Da ieri pomeriggio alle 17, con quella sontuosa prestazione, tutti o quasi hanno cambiato idea sul numero 9, infatti, sembra che tutti abbiano sempre creduto nell’ex Manchester City. Strano da credere, ma la vittoria per 1a3 in trasferta fa essere tutti più buoni. Così Dzeko è diventato un fenomeno, nonostante non lo sia e non lo sia mai stato e né lo sarà mai, ma non è neanche la “pippa” che tutti dicevano; Juan Jesus e Fazio, da un momento all’altro, sembrano essere in grado di giocare a pallone, De Rossi può ancora partire titolare e Salah, davanti la porta, può essere letale.

Ora appare tutto chiaro sotto la luce del sole napoletano, eppure qualche giorno fa era tutto nero e avvolto da tempeste e burrasche. Vista la location della partita verrebbe da pensare a dei miracoli di San Gennaro..

Ma non c’è stato nessun intervento divino, semplice euforia da prestazione degna di nota contro una diretta rivale al posto in Champions. Forse un po’ troppa però.

Perché come spesso accade a Roma, già si sente aria di festa, ma essa è ancora troppo lontana. Si evitino le fanfare e i titoloni, si goda per la vittoria della Roma e non del singolo, perché tutta la squadra ha vinto, dal magazziniere all’attaccante passando per il fisioterapista, e da domani tutti con la testa alla prossima partita. Come accade ogni lunedì nella “grigia” Torino, dove Pjanic, ad esempio, ha preferito andare pur di vincere qualcosa.

Meglio invece un sorriso in meno oggi e un trofeo in più nella bacheca a fine torneo, perché la serietà negli allenamenti, sembra che a maggio porti sempre qualcosa per cui brindare.

 

Edoardo Albanese

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