Il 20 novembre 2011, in occasione di Roma-Lecce, i tifosi della Curva Sud, issarono lo striscione “Mai schiavi del risultato“. Durante la stagione di Luis Enrique si respirava un’aria diversa, si sognava con l’allenatore spagnolo e con la nuova Roma americana.
Dopo 5 anni il sogno americano appare un po’ meno attraente, anzi fino a febbraio sembrava che dal sogno si fosse passati all’incubo. Poi è arrivato l’uomo della provvidenza, il tecnico di Certaldo, Luciano Spalletti. L’uomo che con la bacchetta magica ha risollevato la Roma e i suoi tifosi. Dalla depressione al terzo posto, con il Napoli non troppo distante.
Eppure Spalletti non ha dubbi, secondo quanto riportato dal quotidiano il Tempo non vuole rinnovare il contratto che scade il prossimo anno:”Per adesso resto con quello che ho. Voglio uno stimolo maggiore: devo giocarmi il futuro“.
Messa in questo modo non fa una piega, d’altronde ragionava alla stessa maniera anche durante la passata stagione, non dando per scontata la sua conferma fino a quando non avrebbe raggiunto la Champions. La scelta però è anche personale: arrivato a questo punto della carriera, ricoperto d’oro dallo Zenit, Luciano preferisce firmare contratti annuali, stile Zeman. Sia per evitare di rimanere intrappolato, come nell’esperienza russa, di un contratto troppo lungo, sia perché vuole garanzie sulla reale competitività della Roma per completare la sua missione.
Molti i motivi alla base di questa scelta, ma da Trigoria son convinti che un mercato all’altezza possa convincere il mister a cambiare idea.