La domenica è cominciata nel peggiore dei modi, con la Roma che sul risultato di 0-2, si fa non solo recuperare, ma anche superare. 3 a 2, con il livello di bile del tifoso giallorosso che tocca livelli vertiginosi. I minuti scorrevano velocemente e nulla cambiava, anzi il pensiero che sarebbe arrivata la sconfitta diventava sempre più una certezza. Borriello sembrava Suarez, mentre D’Alessandro e Gomez, Messi e Neymar, mentre Dzeko decideva di gettare alle ortiche e di sbagliare anche ciò che è umanamente non è sbagliabile. Ma non è il solo. Purtroppo.
Perché se il bosniaco conclude alto o non arriva sul pallone o si fa spostare con un semplice tocco, gli altri non sono da meno. A partire dalla difesa che sembra improvvisata. Come 4 giocatori appena comprati e gettati nella mischia. Nessuno capiva l’altro, come se non parlassero la stessa lingua.
Se perfino il colosso greco, Manolas, commette degli errori, allora è normale che venga giù tutto il tempio.
Dalla difesa alla linea mediana, con l’unico onnipresente Nainggolan a salvarsi dal disastro. Mancano le geometrie di Pjanic e la tattica di Keita. Due partite senza almeno uno di questi tre e due pareggi.
Analizzati a grandi linee, sommariamente, retroguardia e centrocampo, la palla torna all’attacco. Dove il giochino appare semplice. Totti o Dzeko? Totti o Spalletti? Totti o la Roma? Spalletti o i tifosi? La Roma o Spalletti? E chi più ne ha più ne metta.
Sembra un ritornello di una canzone e invece è uno dei principali mali giallorossi.
L’incredibile “piacere” che prova il tifoso romanista nel crearsi problemi senza soluzione, nel farsi del male da solo, rimane uno dei misteri della vita. Quando Spalletti afferma che questi dualismi non fanno il bene della Roma, ha ragione. Perché in effetti, forse per rabbia o per delusione, tutti si dimenticano che quando Dzeko sbaglia l’ennesimo gol, lo sbaglia anche la Roma. O quando il mister di Certaldo non azzecca la formazione iniziale è la Roma che perde o pareggia come oggi con l’Atalanta. O quando Totti entra e fa ciò che solo lui sa fare, ovvero far esultare i tifosi, la Roma guadagna un punto. O quando il Capitano non fa gol o magari mostra i segni dell’età con una corsa poco spumeggiante, è ancora una volta la Roma che ci rimette.
Invece no, perché il tifoso giallorosso, non tutti ovviamente e per fortuna, “gode” nel soffrire, mostrando indelebili segni di passioni masochiste. Non è un peccato, ma non aiuta a crescere e a migliorare.
Come la mancata presa di posizione da parte della società e quindi di Pallotta, nei confronti del rinnovo di Totti. Chiacchiere ufficiose ma non ufficiali. Illazioni, pensieri, frasi riportate ma mai ascoltate. L’”odiata” Juventus non rinnovò a Del Piero e la dirigenza lo comunicò in un consiglio di amministrazione con mesi d’anticipo. Con il dispiacere dei tifosi che però col tempo accettarono, a malincuore, la scelta.
O come le parole, quelle si ascoltate purtroppo, di Spalletti a fine match, che afferma:” Totti non ha salvato niente, la partita l’ha salvata la squadra!”. In fondo lui sa che il Capitano gli ha fatto, anzi ci ha fatto guadagnare un punto d’oro ai fini della classifica e del morale, ma non lo vuole ammettere. Non può ammetterlo perché segnerebbe un punto alla squadra dei Tottiani, contro quella dei Dzekiani, dimenticando che in fondo giocano tutti per la Roma.
Eppure tutti dovrebbero pensare alla Roma intesa nel suo tutto, nel suo complesso, che è Totti, da 25 anni a questa parte, ma che è anche Spalletti, così come Emerson Palmieri e anche Dzeko. Non è follia o pazzia, ma semplicemente la verità.
Verità che è dura da accettare.
Edoardo Albanese
CHE SIA BEN CHIARO A TUTTI, LE DIATRIBE CHE SCATENA TOTTI CONTRO SPALLETTI FANNO COMODO AL NAPOLI E ALL’INTER NON ALLA ROMA. TOTTI DEVE ANDAR VIA SE VOGLIAMO MANTENERE IL 3° POSTO. CHE BALDISSONI E SABATINI SI GUADAGNINO IL RICCO STIPENDIO E SAPPIANO PRENDERE LA GIUSTA DECISIONE CIOE’ DI IMPEDIRE A TOTTI DI ENTRARE A TRIGORIA.