Curva Nord: “Ecco perché non andiamo più allo stadio”

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A causa delle restrizione imposte dalla prefettura, anche in occasione del derby lo stadio Olimpico sarà ancora una volta pressoché deserto. Approfittando di questo evento la Curva Nord, la parte più calorosa del tifo biancoceleste, ha voluto fare chiarezza attraverso una lettera aperta, sul perché i tifosi decidano di protestare non andando più allo stadio.

Questa la lettera:

Le ‘barriere’ rappresentano solo l’ultimo dei problemi e non certo “Il problema”. Si è trattato, a nostro avviso, dell’ennesimo provvedimento casuale, dettato da eventi non necessariamente legati alla Nord e dalla pressione mediatica. Per noi, semplicemente una goccia che ha fatto traboccare un vaso già ricolmo.

I provvedimenti di questi anni dimostrano come sia difficile per chi prende talune decisioni farlo in assenza del coinvolgimento di tutte quelle componenti che gravitano all’interno del pianeta calcio, compresi i tifosi che non sono scevri da errori ma che tanto potrebbero insegnare poiché certe norme le subiscono sulla propria pelle.

Cosa accade oggi nelle curve? Alcuni esempi legati agli ultimi provvedimenti.

È multato chi cambia posto.

Viene da pensare che, chi ha studiato questa “norma” a tavolino, probabilmente in una curva non ci sia mai stato.

Le norme non si dovrebbero studiare senza… studiare.

Chi intorno a un tavolo decide (da un giorno all’altro sulla spinta mediatica) sa che il posto viene spesso cambiato anche solo perché sporco? O perché il numero del seggiolino è assente o cancellato dal tempo? O perché davanti ci sono barriere (cemento, vetro…) che limitano la visuale di uno stadio in cui è stato sfruttato ogni centimetro disponibile per motivi economici (ps. Anche nella costosa Monte Mario i posti sono troppo vicini l’uno con l’altro e le file strette. Scomodità intollerabili, immaginiamo, per chi spende tanti soldi per un biglietto o un abbonamento)? O anche solo per pioggia visto che in questo stadio così moderno, salire di dieci o venti file non impedisce minimamente allo “spettatore pagante” di bagnarsi?

Ma, spesso, si può cambiare posto, come da sempre avviene, anche solo per stare vicino a un amico. O per vivere più da vicino il tifo organizzato fiore all’occhiello e cuore pulsante del sistema calcio… Da sempre è così e nessuno mai si è lamentato.

Altro giro, altra corsa.

È proibito avvicinarsi alle vetrate o appoggiare striscioni sulle stessa. Quelle vetrate che rappresentano il motore del tifo, oggi, al posto di tanti ragazzi vedono tanti fratini gialli e deserto.

Da quando è nato il calcio mai avevamo assistito a un provvedimento più “singolare” che cancella, in un colpo solo, anni e anni di consuetudini, anni e anni di “normalità” con la “scusa” della sicurezza all’interno della curva.

Ed ancora…
Il tifoso che va allo stadio è soggetto a interminabili file all’ingresso dove vi sono non solo ultras ma famiglie, bambini, disabili. File generate da tornelli, pochi, controlli molti dove, ai tifosi, viene chiesto talvolta anche di togliere le scarpe.
Tutto ciò, statistiche alla mano, in un periodo in cui situazioni pericolose, all’interno degli impianti, sono da tempo in diminuzione.

Un sistema che allontana dagli stadi

Ma, tutto questo a chi conviene? Quelli che oggi guadagnano in questo sistema sono proprio così sicuri di voler minare le sue storiche tradizioni?

Siamo tutti concordi con il fatto che il calcio abbia raggiunto questi livelli anche grazie al calore e al colore della gente? Degli ultras e delle famiglie che tra prezzi, parcheggi, difficoltà di prendere un biglietto (alzi la mano chi, tra coloro che stanno leggendo, non hanno vissuto un momento come quello in cui il papà, durante il pranzo della domenica, dice «c’è il sole, andiamo allo stadio…». Oggi non è quasi più possibile…) si stanno ormai allontanando. È normale che anche ai giocatori sia ormai vietato di venire a salutare i propri tifosi in casa o in trasferta alla fine di una partita? Tifosi che si sono magari accollati migliaia di chilometri per una trasferta europea?

Oggi, anche il divieto di utilizzo di megafoni (peraltro presenti in altre piazze italiane ed europee), di mezzi di diffusione sonora, di fumogeni, le difficoltà sopra esposte nell’andare allo stadio e tanto altro stanno rompendo un giocattolo. Sono ancora una volta i tifosi a dare l’allarme”.

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